l palazzo del Monte di Pietà Nuovo è un edificio di origine medievale che si innalza tra piazza Duomo e via Monte di Pietà a Padova. La costruzione ospitò il Monte di Pietà dal XVI secolo. Il loggiato trecentesco regge un ampliamento dovuto a Giovanni Maria Falconetto. Si differenzia per essere stata la seconda sede del Monte di Pietà, la prima fu il palazzo del Monte di Pietà Vecchio sulla Stra' Maggiore ora via Dante. Il palazzo fu costruito tra il XIII ed il XIV secolo.Affacciato sul sagrato del duomo, secondo la storiografia tradizionale era di proprietà del famoso usuraio Rinaldo Scrovegni.Agli inizi del Trecento subì un incendio e cadde abbandonato. Con in governo dei Principi da Carrara la costruzione entrò nel circuito della Reggia Carrarese. A quest'epoca viene fatto risalire l'elegantissimo loggiato "fondaco" in marmo bianco che alcuni hanno attribuito a fra' Giovanni degli Eremitiani. Con la guerra di Padova (1404-1405), vi fu la sottomissione dei Carraresi da parte dei veneziani e, con l'annessione della città nella Serenissima Repubblica, il palazzo divenne di proprietà del governo veneziano.Un incendio danneggiò buona parte della costruzione nella prima metà del XVI secolo. Il doge Andrea Gritti, su richiesta del vescovo di Padova Pietro Barozzi, a vendere quanto ne rimaneva per 10.000 ducati al Monte di Pietà, l'istituzione finanziaria fondata dai francescani qualche decennio prima per combattere l'usura, attiva a Padova dal 1491. Il progetto di ristrutturazione della facciata fu affidato all'architetto veronese Falconetto, attivo a quel tempo a Padova, che ridisegnò l'edificio sulla base del portico a sei archi e dei muri perimetrali scampati all'incendio. La sede del Monte di Pietà fu inaugurata nel 1533, mentre nei due anni successivi furono portati a termine i lavori di rifinitura, tra i quali spiccano l'affresco eseguito da Domenico Campagnola che raffigura Bernardino da Feltre, il frate che fondò il Monte dei Pegni a Padova, e la Pietà eseguita in stucco da Silvio Cosini sulla facciata.Nel 1607 ebbero inizio i lavori di ampliamento e di restauro, impegnati sulla parte verso l'attuale via Monte di Pietà. Tra le decorazioni di prestigio eseguite per questo ampliamento, figurano gli affreschi eseguiti da Battista Bissoni e Gaspare Giona, nonché la statua realizzata da Giovan Battista Albanese, tutte opere raffiguranti il beato Bernardino. Il cantiere fu chiuso nel 1619, quando il Monte di Pietà acquistò l'area della piazza situata di fronte al palazzo. Nel 1822, l'immobile fu acquistato dalla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, l'istituto bancario che sarebbe confluito nel 2007 nella Cassa di Risparmio del Veneto del gruppo Intesa Sanpaolo. Due nuove ali interne furono costruite con l'ampliamento che si concluse nel 1861 e che diede all'edificio le attuali...
Read moreLa fondazione Cassa di Risparmio (costituita ad hoc) divenne proprietaria dell'immobile nel 1991 quando per legge fu prevista la separazione tra attività bancarie e filantropiche. Il Palazzo originale del XIII-XIV Secolo fu costruito dal "famoso" usuraio Rinaldo Scrovegni (lo stesso della Cappella...) subendo poi vari passaggi di proprietà (fu anche acquistata dai Francescani a metà del XVI Secolo proprio per combattere l'usura, un tempo praticamente l'unico modo per ottenere prestiti), incendi e rifacimenti fino a portarla alle proporzioni attuali nel 1861. Dal 24 Settembre è attiva la mostra "L'Occhio in gioco" o meglio "l'arte di ingannare la vista" e una delle opere esposte, la grande spirale di Marina Apollonio, viene riproposta nel cortile del Bo a dimensioni maggiorate. Al di là del percorso espositivo che propone quadri, stampe e materiale moderno, è piacevole ripercorrerne storia e colori, comprendendo grazie alle audioguide il dipanarsi della ricerca sul movimento e sulla sperimentazione che ha portato quest'ultima all'uso quotidiano. Denaro ben speso, personale preparato e visita piacevole, uno sguardo alla mostra e uno al palazzo per una...
Read moreOrganizzazione non all'altezza. Nel piccolo ingresso un inutile assembramento di ingresso comune, cassa, biglietteria, guardaroba, uscita. Unito al personale insufficiente e la confluenza di 2 code per prenotati e non, crea un marasma. Consiglio, per incominciare, di liberare lo spazio guardaroba con personale e munirsi di comodi armadietti con chiavi. Per quanto riguarda la bella mostra "l'occhio in gioco", discutibile le "Opere in cassetto" posizionate a ridosso di altre opere affisse. E le installazioni meccaniche spesso non funzionanti o accese ad intermittenza. Avremmo anche gradito almeno la traduzione in italiano dei titoli...
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