Mantiene tutte le promesse dell'ingresso, della insegna storica dei Tre Gobbi e di una porta in vetro e ferro battuto originali, autentiche e non certo riprodotte per passaggi turistici superficiali nella città bassa di Bergamo. La sala è sobria, essenziale nel bianco candido della mise en place, e calda grazie al legno delle sedute. Proprio accanto l'ingresso la cucina è "in vetrina", con la brigata in divisa impeccabile, i movimenti precisi, la professionalità e la competenza sono palpabili sin dallo sguardo. E dalla cucina al menù: quello stampato (sì, che si legge e si tocca, e che ci ricorda che è bello così con buona pace del barcode e delle acrobazie per inquadrarlo) è presentato in una piccola scatola, di cartoncino leggero, pochissime pagine di piccolo formato per dettagliare le proposte di degustazione a tema, accordate con le stagioni. Molto apprezzata anche la possibilità di scegliere piatti singoli tra le diverse proposte così da muoversi in orizzontale tra i percorsi di degustazione. E dal menù stampato al menù in tavola le aspettative più esigenti possono essere anche superate: tanto territorio, tanta cultura, tanta, tantissima qualità. Qui tradizione e contaminazione culturale, oltre che gastronomica, fanno rima davvero. La storia e il territorio di Bergamo, delle Prealpi, del fiume Adda che segnava il confine tra il dominio di Venezia e la Lombardia alleata dell'impero spagnolo incontrano la creatività vulcanica della terra di Sicilia dello Chef. E c'è sempre grandissimo equilibrio, armonia e rispetto tra le parti. Come nel baccalà mantecato, dove le note più calde sono restituite dall'olio di Castelvetrano aromatizzato al prezzemolo, e il baccalà è sicuramente il migliore tra i migliori assaggiati anche nel Nord Est. O nella classica crespella, adagiata su un letto di salsa bechamelle, pomodoro e verdurine di campo con funghi pioppini in una leggerissima correzione all'aceto che si rivela una insospettabile sorpresa. L'anatra all'arancia, cacciagione sovrana della pianura Padana, è sorprendente nella realizzazione con scorza d'arancia candita che ci riporta all'incrocio con il sole di Sicilia. La tradizione torna sovrana nel riso "alla pilota": la cottura ricorda quella pilaf, ed è appunto il ricordo del pranzo al lavoro nelle risaie, essenziale. Ma qui la mantecatura è impreziosita dalla emulsione di spinaci, e dal maiale tagliato a punta di coltello. Bellissima anche la terrina di pietra in cui è servito. Tra le carni, l'idea del carpaccio di cervo con i suoi profumi di sottobosco, topinambur e bacche intere di mirtillo selvatico merita una lode speciale come la sua realizzazione. Con i dolci si torna a viaggiare tra la Lombardia e la Sicilia: esemplare il panettone, classico sì, ma con una vena di cioccolato nell'impasto che lo rende bruno e crea il contrasto con l'uvetta, dolce come il passito di zibibbo con cui va accompagnato. I vini: la carta è quasi imponente, con proposte anche dalla Francia mai banali e molto in linea con la materia del menù. La scelta al bicchiere è altrettanto ampia, e questo succede quando dietro la proposta del vino c'è passione autentica e desiderio di condividere con il cliente la sua esperienza di gusto. C'è una risposta per l'esigenza dell'intenditore e c'è una proposta per chi vuole conoscere ed imparare. Impegnativo? No. La qualità è anche nella leggerezza, nel non prendersi troppo sul serio. Si ha la sensazione di essere in un "posto giusto", il clima è sempre cordiale, autentico, le parole dell'oste sono espressione della sua passione, non del desiderio di farne sfoggio. Si esce con il desiderio di tornare appena possibile, per continuare ad imparare qualcosa e sentirsi arricchiti da una nuova esperienza. Si torna con la certezza di ritrovare un gruppo di amici innamorati del proprio lavoro e animati dal desiderio di condividere e trasmettere questa passione per la vera, buona, cultura...
Read moreIf you're looking for a refined place where to eat emotive twangs on traditional recipes, look no further. This place has a mesmerising take on northerner and southerner Italian cuisine. Everything is very curated and the food is spectacular.
The antipasto was sublime: a mix of flavours and traditions done with artful dedication. I loved the gazpacho shot done with two different textures of tomato, and even more the traditional siciliana caponata enclosed in chocolate and hazelnuts. Delicious.
The Traditional Taragna was very interesting and tasty, a mix of local cheese and some saged butter to die for it gets served by an amazing handmade salame. The bread, done with a traditional siciliana flour, could be considered a plate by itself so flavourful it was.
The Casonséi were done worshipping the tradition of a thicker dough. A chewful, but nothing to complain about it's tase.
If you come to Bergamo you...
Read morePrepare to get a little something for free, pretty unconventional things. We expected the portions to be small but they surprised us. We only had one first course that we split (two people) and second courses for each of us. We were leaving full and satisfied. Got dessert on the house also. It is a pricey place but we enjoyed it. I put only 4 stars for atmosphere because the people surrounding the restaurant were shouting and there was a man from the street selling roses for a bit which was disruptive. The restaurant itself is a great place with professional staff that help you with everything and take great care of you. Highly...
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