Pur vivendo a Milano da 23 anni ed essendo un’assidua frequentatrice di teatri, non avevo mai messo piede finora in quello che forse è il più intimo dei teatri del Piccolo: lo Studio Melato, che porta nel nome la stessa famiglia ma custodisce un’anima tutta sua. All’interno si svela una sala dal rapporto scena-pubblico ravvicinato. Sembra di stare dentro un piccolo castello con mattoncini rossi alle pareti, balaustre in metallo arancioni che richiamano un gusto industriale ravvivato, gallerie con sgabelli alti e platea con divanetti e parquet che ricreano un ambiente quasi casalingo e confermano lo spirito più intimo e informale dello spazio.
Fuori, la facciata ottocentesca restaurata negli anni Ottanta ha qualcosa di fiabesco. Vederla alla sera, unita alla sagoma del dirimpettaio Strehler, con i suoi fili di lucine e gli alberi vestiti d’autunno, accresce la sensazione di magia urbana e sembra una scena uscita dallo Schiaccianoci o da un film di Wim Wenders.
Sono andata per vedere L’Analfabeta di Ágota Kristóf, spettacolo all’altezza del cartellone, interpretato dalla magnifica Federica Fracassi e messo in scena con una scenografia essenziale ma bellissima: un grande telo dietro al quale la protagonista era intenta a lavorare alla scrivania, mentre in un’altra porzione del telo prendevano forma proiezioni di dettagli della scena, prospettive alternative della protagonista, registrazioni in cui interpretava personaggi diversi della vita dell’autrice. L’Analfabeta è un racconto autobiografico di Kristóf che riflette in prima persona sul suo rapporto con la lingua, la scrittura e l’esilio. La scrittrice e drammaturga ungherese infatti, dopo l’esilio in Svizzera, scelse il francese come lingua d’espressione per le sue opere più note — tra cui La trilogia della città di K. — che indagano in modo esplicito e ricorrente, e con una scrittura essenziale e tagliente, i temi della memoria, dell’identità e del rapporto con la...
Read moreIl teatro Fossati dello Zuccari, 1859, con le sue due entrate su via Rivoli e su Corso Garibaldi, divenuto poi Teatro Studio e ora intitolato a Mariangela Melato, è stato oggetto di restauro e ristrutturazione da parte dello Studio Associato Zanuso-Crescini, alla fine degli anni '80, a stretto contatto con Giorgio Strehler. Attraverso gli elementi progettuali e i materici esistenti originari come ad esempio il cotto lombardo di entrambe le facciate provenienti dalla Fornace Curti, ripropone tematiche dell'architettura popolare milanese: il vuoto della corte centrale e le ringhiere lineari sullo sfondo, semplicissime ed efficaci, sulle quali sono stati posizionati gli "strapuntini", molto cari a Marco Zanuso, di derivazione ferroviaria. Questi ultimi sono elementi temporanei, a scomparsa, transitori nel senso più evocativo del termine. Insomma, considerata la centralità del sito che si trova in zona Bonaparte/Garibaldi, le persone coinvolte nel progetto, l'assoluta originalità espressiva e funzionale del Teatro, vale decisamente la pena di programmare una visita culturale completa e la consiglio vivamente a architette e architetti interessati alla Milano storica e moderna. Consiglio di prenotare e consultate il sito web del Teatro. Per approfondimenti cercare il sito web di Lombardia Beni Culturali e anche il sito dell'Ordine degli Architetti di Milano nella Sezione "Itinerari di Architettura". Allego alcune fotografie provenienti dai siti web...
Read moreBorn as an experimental space and as a “gym” for the young pupils of the Piccolo theatre, the Piccolo Teatro Studio, with its circular plan, is highly appreciated by directors from all over the world for the special relationship that is established there between actors and the public. Perfect place where to host even large...
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