Questa chiesa, che faceva parte di un complesso monastico poi soppresso (il monastero ospita oggi l'archivio di stato), si trova leggermente fuori dal circuito turistico e per questo viene ingiustamente penalizzata. È aperta solo dal giovedì alla domenica, dalle 9 alle 17, grazie ai volontari del Touring, che con pazienza e solerzia danno buone spiegazioni al visitatore curioso. I ragazzi della comunità di Sant'Egidio, cui la chiesa pertiene, hanno realizzato un'audioguida scaricabile con lo smartphone tramite il QR code all'ingresso. Il mio consiglio resta comunque quello di farvi accompagnare da uno dei volontari, che non saranno guide turistiche, ma forniscono comunque spiegazioni interessanti. La chiesa versa in uno stato di conservazione preoccupante: dopo il terremoto degli anni Ottanta non c'è più stata manutenzione, e solo la sacrestia è stata oggetto di attento restauro. Il pavimento policromo è un capolavoro assoluto, il soffitto, alto 40 metri, anche. Nel transetto c'è la cappella Sanseverino, realizzata dalla scuola di Giovanni da Nola, dedicata a tre fratelli avvelenati dallo zio che voleva impossessarsi del loro feudo. I tre giovani sono effigiati in marmo, e quasi balzano fuori dalle tombe sopra le teste del visitatore. Se girate dietro l'altare troverete una semplice tomba terragna, impolverata e dimenticata: è quella della madre dei tre fratelli, la committente dell'intera opera, oggi relegata nell'oblio. Nella cappella Medici di Ottajano c'è una strepitosa tomba realizzata dallo scultore spagnolo cinquecentesco Ordonez, così leggiadra da sembrare settecentesca. Belle le grandi tele del manierista Marco Pino nella navata. La balaustra del del presbiterio è di Cosimo Ferzago e il coro ligneo cinquecentesco intagliato da autori lombardi, è uno dei più belli di tutta Napoli. Andate a visitare questa chiesa, non ne...
Read moreGestita dalla comunità di Sant'Egidio...che oltre le attività liturgiche la domenica alle 19.00 la utilizza per organizzare servizi per i poveri . Su YouTube si trova un video che da molte spiegazione dal punto di vista artistico, utile per capire meglio la bellezza della basilica. In alcuni giorni alla settimana è gestita dal Turing club...un tesoro nascosto nel cuore di Napoli Un po' di storia La chiesa e il convento dei Santi Severino e Sossio sorgono in via Bartolomeo Capasso. La costruzione del complesso risale al X secolo, quando i frati Benedettini, temendo le razzie dei saraceni, abbandonarono la precedente sede sulla collina di Pizzofalcone per trasferirsi in città. Nell’occasione furono trasferite anche le reliquie di San Severino (902), seguite da quelle di San Sossio nel 904. Nel 1494, grazie ai finanziamenti di re Alfonso d’Aragona, il Mormando avviò i lavori per la costruzione del della nuova chiesa (fino al 1535), mentre quelli per il rifacimento del monastero vennero terminati nel 1571 da Giovanni Francesco Di Palma, grazie ai finanziamenti della famiglia di Troiano Mormile. Nel 1561 venne aggiunta la cupola della chiesa, disegnata dall’architetto Sigismondo Di Giovanni. Nel XVIII secolo Giovanni Del Gaizo realizzò, su disegno di Giovan Battista Nauclerio, una nuova facciata, preceduta da alcune transenne. I lavori si resero necessari a causa dei danni subiti dalla chiesa dopo un paio di terremoti. Nel 1799 il monastero venne soppresso e diventò un deposito ad uso delle truppe del cardinale Ruffo che arrecarono non pochi danni alla struttura. Nel 1804 il complesso ritornò ai Benedettini, il cui ordine, però, fu abolito ree anni più tardi. Così, dal 1835, il convento divenne sede dell’Archivio di Stato. Danneggiata dal sisma del 1980, la chiesa rimase chiusa fino al 6 maggio 2014, dopo un anno e mezzo di lavori per...
Read moreUno dei luoghi certamente più interessanti della Napoli altomedievale è sicuramente rappresentato dal complesso benedettino dei SS Severino e Sossio, fondato dai monaci benedettini (unico monastero dell'ordine di San Benedetto presente a Napoli) nel corso del IX secolo, per la precisione nell'842, quando la comunità benedettina di pizzofalcone decise di migrare verso più sicuri lidi, al riparo dalle scorrerie saracene che imperversavano anche nei dintorni di Napoli in quegli incredibili anni. i monaci, nel 902, portarono qui le spoglie di San Severino (vescovo di origine nordafricana o romana, grande evangelizzatore e fondatore di monasteri in tutta l'europa allora conosciuta e cristianizzata i cui resti mortali furono dapprima custoditi nei pressi di Vienna, dove morì intorno all'anno 482, poi per sfuggire alle devastazioni delle invasioni barbariche fu trasferito, secondo le cronache, nel castrum lucullano a napoli). successivamente, nel 902, nei pressi del castello di Miseno furono fortunosamente rinvenute (nel mentre si cercava materiale di recupero per la costruzione del complesso monasteriale) le spoglie di San Sossio compagno di martirio di San Gennaro. Da quel momento, se vogliamo credere ai documenti agiografici e di archivio, i due riposano in questo incredibile complesso che, modificato nel corso dei secoli (una prima volta nel 1490 circa), consta di due chiese (una, inferiore, non visitabile) e ben quattro chiostri. l'attuale chiesa è, molto banalmente, un gioiello della napoli rinascimentale, post-tridentina e barocca. il pavimento, fra le tante, accoglie anche la lapide di una antenata...
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