Secondo la tradizione, l'Abbazia di San Pietro venne edificata a partire dall'anno 996 sul luogo dell'antica cattedrale della città, prima che nel 936 iniziasse la costruzione nell'attuale Piazza IV Novembre. Quando vi si arriva, non si ha un'impressione particolarmente buona dell'edificio: non si nota nessuna bella facciata e l'entrata è posta nel cortile rettangolare del monastero, da cui è possibile vedere la facciata della chiesa originaria. Per il resto, non molto di questa chiesa risale alla sua costruzione, avvenuta poco più di 1.000 anni fa. Il campanile fu ristrutturato e rimaneggiato tra il 1463 e il 1668, e molto altro è stato modificato nei secoli successivi. L'edificio ha quindi una storia edilizia molto complicata e qui sono rappresentati diversi stili. L'interno della chiesa è concepito come una basilica a tre navate; l'ampia navata principale e le navate laterali più strette sono separate da eleganti colonne in granito e marmo. Sulle pareti sopra le colonne in direzione della navata principale ci sono dei dipinti molto grandi e scuri, che mi è stato difficile decifrare. Comunque c'è molto da vedere, perché l'Abbazia di San Pietro racchiude la seconda più grande collezione d'arte del Rinascimento e dei secoli successivi di Perugia, appena dopo la Galleria Nazionale. Ci sono quadri ovunque ed è come visitare un museo. Alcuni degli artisti di cui potrete vedere le opere sono Pietro Vannucci detto Il Perugino, Giorgio Vasari, Giovanni Francesco Barbieri detto Il Guercino, Gian Domenico Cerrini detto Cavalier Perugino, Eusebio da San Giorgio, Orazio Alfani, Giovanni Battista Salvi detto Sassoferrato, Ludovico Carracci, Ventura Salimbeni, Cesare Sermei, Giacinto Gimignani e Antonio Vassilacchi (splendida la sua tela di quasi 100 metri!). Ci sono anche opere di maestri più antichi e meno noti. Si può visitare la sagrestia della chiesa, con stupende opere in legno intagliato e affreschi sul soffitto; inoltre ci sono molte altre cappelle di dimensioni variabili con ricche decorazioni che sono accessibili e hanno una buona illuminazione, così puoi davvero vedere i bellissimi soffitti e molti altri dettagli nella decorazione. Capisco chi storce il naso di fronte ai 6€ dell'ingresso: pagare per entrare in una struttura religiosa non è una cosa usuale e sembrebbe in contrasto con alcuni dettami della Chiesa. Io l'ho interpretata più come un museo che come una chiesa, e così consiglio di fare a tutti gli appassionati d'arte (ma allora però mi sorge un dubbio: se è assimilabile a un museo, perchè non ci sono le riduzioni per studenti,...
Read moreMi dispiace poter stilare giustappunto due righe dell'Abbazia nel suo complesso, poiché è una, giustamente, per come organizzati i punti d'interesse su Google Maps, la sua identificazione. Tale struttura, tuttavia, potrebbe scomporsi in tre, quattro o cinque partizioni almeno, tutte da descrivere accuratamente. Non si rimarrebbe a corto d'idee: i soli tre chiostri, per fare un esempio, meriterebbero dedica d'un intero libro.
L'ho visitata approfittando di un tour guidato, tanto gradevole per l'affabilità, nonché l'interesse per la storia, che di Alice (la cara guida) l'animo ha pervaso nei mesi e negli anni. Tanto gradevole anche per l'inaspettato incontro con don Martino, uno dei due benedettini rimasti a "custodia" di questo suggestivo luogo sacro. L'occasione si è rivelata ghiotta per conoscere, sia accadimenti curiosi che hanno riguardato il nucleo edificato e lo sconfinato terreno circostante annesso, che contemporanee attività.
Al momento in cui scrivo, il complesso riunisce le undici parti d'una maliosa predella, ahimè nell'aspetto dell'intera pala, nella sua funzione contenitrice, andata persa. Esse, a conclusione della mostra, saranno ammirabili nei luoghi di usuale dimora: alcune resteranno a Perugia, altre andranno in Vaticano e altre ancora in Francia. Le restanti aree dipinte, quattro in tutto, sono rimaste in due distinte città della Francia (Lione e Nantes), due per ciascuna. Alla sinistra e alla destra, nella ricostruzione, i santi rappresentati sono i due patroni di Perugia, San Costanzo e Sant'Ercolano.
Appena si entra nella chiesa vera e propria si comprende che, per un solo ventesimo di essa, anche un profano come me potrebbe scriverne per ore.
Varcato un uscio avaro di presagi, ho provato un'intensa meraviglia!
Come dettagliare, dico per dire, già solo il coro Cinquecentesco o la seconda tela più grande d'Europa raffigurante l'albero genealogico benedettino e, chissà, forse non esclusivamente? Dell'incantevole campanile, cosa vogliamo dire? Nondimeno di qualcosa di intangibile ma vivo, come solo la vita stessa sa essere, e come quella che all'interno di queste mura s'è svolta? Potrei narrar delle preghiere, al proposito, che giorno e notte congregavano gli ecclesiastici, da uno di loro stessi, scrupoloso, di volta in volta, avvisati della giunta ora.
Molteplici potrebbero essere gli aneddoti da dispiegare e le emozioni da trasmettere; credetemi. Qualunque dettaglio aggiunga, un altro milione ne lascerei fuori.
Andate, visitate in autonomia o partecipate agli eventi proposti. Vi accorgerete che ne sarà...
Read moreSi chiama abbazia ma si pronuncia museo ed a ben vedere se la forma è tutto anche la sostanza, a volte, qualcosa vuol dir pure. Ebbene, entriamo in questo luogo che, nella sostanza, è un vero e proprio museo, con un allestimento di pale d'altare, di tele di elevatissimo valore e significato pittorico, sistemate sui due lati delle navate laterali, di monumentali composizioni pittoriche proiettate in controfacciata, in cui a stento siamo in grado di enumerare i benedettini presenti, che costituiscono la quintessenza dell'arte pittorica italiana. Cinque quadretti del Perugino in sacristia, da soli, valgono certamente il viaggio a Perugia, un quadretto dello Spadarino raffigurante Santa Francesca romana e l' angelo che, in singolar tenzone, duella per l'attribuzione con il Caravaggio sorprende e incuriosisce l'osservatore, e poi l'Aliense che ha egregiamente dipinto la parte alta della navata centrale, l'Alfani, l'Appiani, il Vasari, Guido Reni, il Guercino, il Bandiera, il Cerrini, il Sassoferrato, il Lanfranco, il Bonfigli, Mino da Fiesole ed altri che oggi niuno sarebbe in grado di conoscere, son ciò che l'occhio del viandante è stato in grado di catturare nello spazio dell'aula sacra e nel breve tempo della visita. Infine, l'ammirazione raggiunge il vertice, con il cinquecentesco soffitto a cassettoni in legno bellamente decorato e l'eccelso coro ligneo intarsiato, che obbliga lo sguardo a soffermarsi e trattenersi ad osservare lo splendido lavoro degli artisti del legno. Se, poi, si apre la finestrella in fondo al coro, si ha l'agio e la fortuna di estasiarsi con il panorama offerto dalla natura umbra e di incuriosirsi con la firma del premio nobel della letteratura, Giosuè Carducci, incastonata su un pertugio murale e se infine, si scendono pochi gradini, si ha l'ambizione di poter conoscere la più antica chiesa perugina, costituita oggi dalla forma di una cripta medioevale ad emiciclo con segni di un'antica utilizzazione religiosa. Beltà o bellezza in un luogo di conoscenza, quale la fondazione agraria di Perugia, son da conservare e valorizzare a favore della...
Read more