In questo luogo, nei pressi della via detta Regia, risiedevano i Da Camino, signori di Treviso dal 1283. Dante ricorda nella Commedia il capostipite come il "buon Gherardo" (Purg. XVI, vv. 115-129), esaltandone le qualità morali anche nel Convivio (IV, XIV, 12-13). Alla sua morte, nel 1306, gli succedettero i figli Rizzardo (menzionato in Par. IX, vv. 49-51), assassinato nel 1312 proprio sotto la loggia del palazzo, e Guecello, costretto alla fuga durante una rivolta popolare nello stesso anno. Il loro palazzo nobiliare, con splendidi giardini prospicienti le mura orientali della città, venne devastato nella circostanza, e rimase in stato di abbandono per più di trent'anni. Nel 1346 i Servi di Maria, di origine toscana e ultimi tra i grandi ordini conventuali dell’Italia medievale ad insediarsi a Treviso, ottennero dalla città quest'area per costruirvi il loro convento, con la grande chiesaStemma dell'Ordine dei Servi di Maria dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, riutilizzando in parte le strutture preesistenti. Soppresso il convento nel 1772 e cessata ogni destinazione religiosa degli spazi nel 1806, gli edifici del complesso, chiesa compresa, divennero proprietà demaniale e furono utilizzati come caserma e magazzini militari. Questo provocò gravi manomissioni e alterazioni delle architetture e delle decorazioni, nonché la totale dispersione del patrimonio artistico e degli arredi contenuti. Paradossalmente fu a seguito dei gravi danni subiti durante i bombardamenti del 7 aprile 1944 e del 10 marzo 1945 che l'intervento di Mario Botter, restauratore e cultore d’arte trevigiano, portò alla scoperta del tesoro pittorico nascosto da secoli sotto gli anonimi intonaci che imbiancavano le pareti della chiesa. Si tratta di un' eccezionale antologia della pittura dell'entroterra veneto dalla metà del Trecento fino ai primi decenni del Quattrocento, culminante con gli affreschi oggi attribuibili a Gentile da Fabriano e al suo ambito. Notevole è anche il ciclo tardogotico della Cappella degli Innocenti. Tali scoperte favorirono la decisione di recuperare l'intero complesso a funzioni culturali. L'occasione si presentò nel 1967 quando l'allestimento di Carlo Scarpa per la grande mostra su Arturo Martini spinse l'amministrazione comunale a stipulare una convenzione con lo Stato per trasformare in museo tutto il complesso, affidandone il progetto, nel 1974, allo stesso architetto. Lasciate cadere a metà degli Anni Settanta le proposte di Carlo Scarpa, l'impresa comunque proseguì con particolare fervore negli ultimi Anni Novanta e oggi, dopo lunghi ed impegnativi lavori di recupero e restauro, il complesso è finalmente diventato la sede principale dei Musei Civici trevigiani. Si tratta di un’unica navata ad aula, con copertura a capriate lignee. I caratteri dello stile gotico sono riconoscibili soprattutto nelle tre cappelle di fondo, anticipate da arcate a sesto acuto, e nelle alte e strette finestre monofore.
La costruzione dell'edificio fu compiuta in due fasi successive. La prima, iniziata nel 1346 dalla zona absidale, fu interrotta bruscamente nel 1348, probabilmente a causa della terribile epidemia di peste nera di quell’anno, quando l’edificio era giunto a circa metà della lunghezza attuale. Venne dunque costruita una facciata provvisoria in assi di legno, riprodotta anche nell’affresco parietale raffigurante Santa Caterina in atto di sostenere il modellino della città di Treviso (vedi...
Read moreUna sola visita non è sufficiente per ammirare tutto ciò che è stato allestito in Santa Caterina dai valentissimi curatori di questo splendido museo. Forse, neanche due e questo perché al guardare dovrebbe essere d'ausilio anche il comprendere, ma forse è chiedere troppo ad un viandante visitatore profano. Ci si deve cimentare pervicacemente e con ostinazione e provare a limitarsi ad ammirare solamente qualcosa, non tutte le opere d'arte presenti nell'ex convento di Santa Caterina, oggi adibito a museo civico, grazie all'incessante opera di recupero del bene artistico intrapresa nel corso della sua vita da Mario Botter. La sezione archeologica, situata e al piano terra e al piano interrato, va visitata con la freschezza e la vitalità di chi si ritrova improvvisamente a contatto con reperti che raccontano l'antica storia territoriale veneta. La pinacoteca, posta al primo piano, è un'occasione ulteriore di immersione nel mondo narrato, dipinto e scolpito da artisti di elevatissimo ingegno e di eccelsa abilità e capacità pittorica e scultorea, vissuti ed operanti in Veneto dal trecento al settecento. Palma il vecchio ed il giovane, Capriolo, Bassano, Cima da Conegliano, Pordenone,Paris Bordon, Lorenzo Lotto, Pozzoserrato, Tiziano, Tiepolo, Ricci, Rosalba Carriera, Longhi e Guardi sono solo alcuni nomi, dietro i quali si celano i capolavori assoluti presenti in pinacoteca, da guardate e riguardare anche nel dettaglio delle composizioni. Infine, ecco risaltare all'occhio del viandante e del visitatore in tutto il suo splendore, la gemma rifulgente del museo di Santa Caterina, il ciclo pittorico di Sant'Orsola, staccato e disposto ordinatamente per la visione all'interno dell'ex chiesa della omonima Santa, realizzato da quel grandissimo artista che reca il nome di Tommaso Barisini da Modena, il cui estro abbiamo già conosciuto nella sala capitolare di San Nicolò. Nella ex chiesa è possibile ammirare, inoltre, gli affreschi tuttora conservati all'interno della cappella degli innocenti, unico ambiente dell'edificio religioso rimasto intatto alla furia dei bombardamenti alleati e all'erosione del tempo. Vi dovrà essere necessariamente tempo e desiderio per un'ulteriore visita in Santa Caterina, poiché, come dicevano i latini,...
Read moreSignage does not correspond to the artefacts everytime so it needs to be updated. However, I am not giving my 1 star just for that but it's because I had a rather shocking experience. I bought five postcards and three of them were priced at 1.50€ on the signage. The price for the others wasn't even showing. I was charged 10€ for the postcards. The lady at the counter took an eternity to give me the bill as she looked up the postcards individually on the system. When I pointed out the price issue she made a phone call, again taking more of my time. Although the lady at the counter apologised, I cannot understand how there is such a lack of updating the prices in a museum shop which is so small, maybe having around 100...
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