Villa Mimbelli si trova a Livorno ed oltre ad essere sede del Museo Fattori è essa stessa luogo da visitare. Ma iniziamo dal principio. La Villa, voluta da Francesco Mimbelli, facoltoso commerciante di grano e merci varie, originario della Danimarca, fu commissionata all'Arch. Vincenzo Micheli nel 1865, e realizzata nella parte a sud di Livorno, in Borgo San Lorenzo in Acquaviva, per "ostentare" la raggiunta agiatezza economica. La Villa, costruita in soli tre anni, è sviluppata in tre piani, i primi due destinati alla zona Nobile, il terzo alla servitù, ed è circondata da un parco. Nel 1871 Francesco sposa Enrichetta Rodocanacchi, di famiglia agiata e origini greche ... sarà lei ad interessarsi della sistemazione del Parco. Nel 1875 anche i lavori interni, necessari di artigiani e artisti qualificati quali ... stuccatori, decoratori (la realizzazione delle opere pittoriche furono affidate a Annibale Gatti e collaboratori e ai fratelli Pietro e Giuseppe Della Valle), pavimentisti, tappezzieri, sono terminati. Questo da l'opportunità al Mimbelli di organizzare una sontuosa festa alla presenza delle autorità cittadine. Le vicende dei Mimbelli sono tragiche, la moglie Enrichetta muore nel 1877, lasciando un figlio di 5 anni, Luca. Inizia una relazione con Inesh Maccapani, da cui nasce Gilberta e Pierluigi ma nel 1930 muore sia Francesco che i figli Luca e Gilberta ... Pierluigi muore nel 1937. Nel 1936, l'erede della fortuna Mimbelli, Francesco Maria, figlio di Luca, vende la Villa all'Az. Autonoma Poste e Telegrafi. Nel 1994, alla presenza del Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro viene, infine, inaugurato il Museo Fattori che conserva, oltre alle opere del Maestro, di altri macchiaioli come post macchiaioli. Del Piano Nobile, al Piano Terra, segnalo la Sala Rossa, di rappresentanza, dove Mimbelli riceveva fornitori e agenti di commercio; la Sala da Biliardo ma soprattutto, la mia preferita, la Sala Moresca, in stile eclettico tipico delle Moschee Islamiche e la Sala Pollastrini, Maestro di Fattori, con le sue opere. Si accede al Primo Piano per lo Scalone Monumentale, con la balaustra ispirata alle terrecotte di Luca della Robbia (Putti, tutti con movenze diverse, intervallate da colonnine in ceramica con motivi floreali) e, alle pareti, scene di paesaggi di fantasia con rovine di architetture classiche. Al Primo Piano segnalo la Sala degli Specchi, di moda nelle Ville del '700, dove gli specchi, collocati all'interno di cornici dorate, ampliano gli spazi. Da una fessura in alto, sopra uno degli specchi, si diffondeva la musica suonata in una stanza posta in un mezzanino. Al soffitto un affresco di Annibale Gatti. Le Sale si susseguono con opere di post macchiaioli e, se osservate bene, un'opera attribuita a Amedeo Modigliani, "Stradina Toscana". Segnalo un dipinto di Plinio Novellini, "Incipit Nova Aetas", che rappresenta l'arrivo a Firenze delle Camicie Nere. al Terzo Piano, tre Sale sono dedicate a Giovanni Fattori con opere quali: "Assalto a Madonna della Scoperta"; "La Carica di Cavalleria a Montebello"; Mandrie Maremmane"; "Campagna romana"; "La Signora Martelli a Castiglioncello"; "Ritratto della terza moglie" ... "Terra Rossa". Segue la Sala dei Macchiaioli quali: Silvestro Lega; Telemaco Signorini; Vincenzo Cabianca; Giovanni Boldrini ed altri. La Sala dei Ritratti, con opere Vittorio Corcos ed altri. La Sala dei Post Macchiaioli e Divisionisti. Ed infine la Sala Plinio Novellini, allievo do Fattori e esponente del divisionismo. C'è tanto da vedere in questo Museo ... a due facce. Le foto sono del '22, in occasione dell'ultima visita a...
Read moreIl Museo Civico Giovanni Fattori ha sede nella prestigiosa Villa Mimbelli, residenza privata ottocentesca divenuta sede museale dal 1994, dopo un lungo intervento di restauro per adeguarla alla nuova destinazione d'uso. Le origini del museo risalgono alla fine del XIXº secolo, quando l'Amministrazione Comunale decise di assegnare una sede al patrimonio sparso in vari luoghi. Il Museo ha conosciuto varie sedi nel corso del tempo, l'ultima delle quali fu Villa Fabbricotti, attuale sede della Biblioteca Comunale, dove gli spazi erano inadeguati ad un'esposizione esaustiva dell'arte livornese e toscana a cavallo tra il XIX ed il XX secolo. La collezione del Museo G. Fattori si configura essenzialmente come raccolta d'arte livornese e toscana che inizia con l'opera di Enrico Pollastrini, artista prevalentemente di stampo romantico e ancora legato all'accademia per arrivare, attraverso l'elevata espressione artistica delle opere di G. Fattori e di alcuni altri esponenti della scuola dei Macchiaioli, ad un nucleo cospicuo e variegato di artisti denominati genericamente Postmacchiaioli. Il piano terra ed il primo piano della Villa mantengono inalterato lo stile ottocentesco: decorazioni, arredamenti e tendaggi. In questi due piani sono esposti le opere di artisti livornesi come Enrico Pollastrini, Guglielmo Micheli, Ulvi Liegi, Oscar Ghiglia, Giovanni Bartolena e Mario Puccini. Una o due sale sono soggette ad un'esposizione a rotazione delle opere della collezione per cui si possono avvicendare opere di grafica a dipinti di artisti livornesi del dopoguerra. Il Museo vero e proprio si sviluppa principalmente al secondo piano con i grandi quadri di Giovanni Fattori e di altri esponenti della corrente dei Macchiaioli (Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Giovanni Boldini ed altri). Altre sale sono dedicate ai post-macchiaioli (Eugenio Cecconi, Vittorio Corcos, etc.) e i divisionisti (Benvenuto Benvenuti e Plinio Nomellini). Sicuramente da visitare per i cultori del genere, ma state molto attenti alla fila d' ingresso, la villa può contenere solo 100 persone, raggiunte le quali si può accedere solamente quando...
Read moreQuesto museo è notevole non solo perché ospita un eminente saggio delle opere di Giovanni Fattori e di altri artisti del XIX e XX secolo, ma anche perché il luogo in cui è ospitato il museo e gli eventi di quella sede permettono uno sguardo penetrante sul carattere della città di Livorno. Infatti la "Villa Mimbelli", in cui è ospitato il museo, con la sua sontuosa e sofisticata architettura e decorazione, ci parla di una ricca famiglia livornese di origini dalmate, arricchitasi con il commercio del grano. La consorte del proprietario, di origine greca, completa il cosmopolitismo della famiglia. Da questi fatti emerge la personalità della città, così diversa dalle altre città toscane, perché è rivolta molto più verso l'estero che verso la terraferma: il catasto del Granducato di Toscana del 1834 mostra che le tenute di proprietà dei cittadini livornesi non superano i confini del Comune: Livorno "si possiede essenzialmente", perché il suo riferimento non è l'entroterra, ma il Mediterraneo (e oltre). Sicuramente è una delle città meno provinciali d'Italia, in particolare tra quelle di medie dimensioni. Per quanto riguarda la collezione artistica, è saggiamente esposta e organizzata. Ho molto apprezzato le audioguide, che, noleggiate a un costo accettabile (3 euro, se non ricordo male) aiutano il visitatore a selezionare le opere più notevoli e di ognuna di esse illustra bene i caratteri stilistici e quindi il valore artistico. Vale la pena dare un'occhiata anche al parco vicino al museo: si tratta di un'oasi tranquilla, piacevole per sedersi, rilassarsi e ascoltare il canto degli uccelli. Accanto al museo, c'è una piccola fontana dove ci sono alcune tartarughine. Carino, ma niente...
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