Utterly breathtaking place, graciously solemn and welcoming at the same time. A repository of some the city's iconic and treasured wonders, with a history spanning several centuries, the palazzo has housed the Venetian embassy back when Venice was a maritime Republic, and its stunning architecture bears testimony to the central role this place has had throughout Naples's intricate tapestry of kingdoms, diplomacy and cultural movements set against the backdrop of alternating fates in war and peace times. Today you can wander about and be surprised at every step, each coil of the monumental stairs leading to doors where something jawdropping opens up: a cultural centre with a maze of huge rooms, complete with a bar, decadent sofas and plenty of space for live entertainment (A'mbasciata); further on the same floor, a cafe with even more meandering rooms culminating into a hanging garden! This feels like you've suddenly crossed a dimensional threshold and stepped into an exotic enclosure from the age of enlightenment. All of this in the most bustling, pulsating street of Naples. Very few places there can offer the same level of tranquillity and exude so much awe-inspiring antiquity. Stroll around Naples, feel the buzz, and then take a break to indulge yourself in this otherworldly, out-of-time hideout listening out for the timeless sounds of the...
Read moreIl palazzo Venezia (o anche palazzo Capone San Marco) è un palazzo storico di Napoli situato lungo il decumano inferiore.
Il palazzo è la testimonianza storica di un insieme di relazioni politiche ed economiche, durate oltre 400 anni, che intercorrevano tra l'allora Repubblica di Venezia e il Regno di Napoli.
StoriaModifica
Il palazzo, che fino ad allora era di proprietà dei Sanseverino di Matera, fu donato da re Ladislao I di Napoli alla Serenissima Repubblica di Venezia intorno al 1412 con lo scopo di essere utilizzato come abitazione per i consoli generali a Napoli.1
In un diploma di concessione al doge Michele Steno si attesta la posizione dell'immobile nei pressi delle abitazioni di tale Giovanni Brancaccio (detto Guallarella), nelle vicinanze del giardino della chiesa di San Domenico Maggiore e sul tratto centrale di Spaccanapoli dedicato a Benedetto Croce. Dalla descrizione del diploma di concessione si deduce che il palazzo aveva un'estensione dal convento di San Domenico fino ai terreni sui quali, nel 1512, fu ricostruito ed ampliato palazzo Filomarino.
Il palazzo visse il momento di massimo splendore tra il XV secolo e il XVI secolo. Nel 1443 Alfonso d'Aragona ribadì la concessione dello stabile alla Repubblica di Venezia, cacciando quindi Amerigo Sanseverino, conte di Capaccio, che occupò l'edificio rivendicandone un diritto di eredità in occasione della fuga dei diplomatici della Serenissima a causa del conflitto di successione al trono di Napoli tra Renato d'Angiò e Alfonso V.[3] A metà del Cinquecento lo stabile cadde in completa rovina ed un certo Giuseppe Zono, per decreto del senato veneto, s'incaricò di restaurarlo ed abbellirlo nel 1610. Lo stesso Zono fece apporre una lapide in latino sul restauro effettuato.

Vista dello scalone monumentale del Seicento
Il palazzo fu restaurato nuovamente nel 1646 su volontà di Pietro Dolce, come testimonia una seconda lapide apposta nel cortile, da Cosimo Fanzago e Bartolomeo Picchiatti[4] e proprio a questo periodo risalgono probabilmente i lavori di realizzazione dello scalone monumentale, poi ampliato nel corso degli inizi del Settecento. Durante la peste del 1656 il palazzo fu abbandonato dagli ambasciatori veneti e pertanto utilizzato come deposito di cadaveri. Dopo il disastroso terremoto del 5 giugno 1688 il palazzo, gravemente danneggiato dal sisma, venne completamente ristrutturato da Antonio Maria Vincenti.
Un'altra lapide ricorda un successivo rimaneggiamento dovuto a Cesare Vignola, mentre un'ulteriore iscrizione riporta che il Vignola fu incaricato dalla Repubblica di San Marco di far rifare il giardino pensile. Nel 1756 avvenne infatti la cessione di un'ala dell'edificio, occupata dai giardini, al principe Filomarino di Roccella, proprietario dell'attiguo palazzo Filomarino.[4] Nel 1797 poi il palazzo cessò di essere sede dell'ambasciata veneta a Napoli.[5]
Nel 1816 lo stabile entrò nelle proprietà dell'Impero austriaco a seguito del Trattato di Campoformio prima e del congresso di Vienna poi; successivamente fu quindi ceduto al giurista Gaspare Capone, che dopo averlo acquistato per 10.350 ducati[6] provvide ad inserire ancora una lapide in ricordo di un ennesimo rifacimento che aveva il fine di adeguare la struttura alle tendenze artistiche dell'epoca. A questo periodo risalgono i rifacimenti dei giardini e l'edificazione della casina pompeiana al piano nobile, mentre sulla volta dell'androne dopo il portale d'ingresso esterno fu dipinto lo stemma...
Read moreHo visitato Palazzo Venezia e trovo encomiabile l'impegno profuso a piene mani dall'imprenditore e presidente Buccino, ora anche amico, che ho avuto il piacere di conoscere da vicino nel corso della visita da lui guidata in questa antica struttura, che con laboriosa passione ha saputo mettere in luce un passato sepolto da anni da cattiva gestione del nostro patrimonio artistico e culturale. Sito nel cuore pulsante e frenetico del centro storico della nostra bellissima Napoli, palazzo Venezia, sulla via Spaccanapoli detta anche Benedetto Croce, evoca l'aureo passato degli scambi commerciali, politici e culturali con la Serenissima di Venezia che nel 1412 ne fece sua sede diplomatica dopo essere stato ceduto dal re Ladislao II d'Angiò Durazzo che a sua volta lo aveva requisito ai Sanseverino di Matera. Ma in realtà le sue origini sono ancora più antiche e pare risalgano al trecento. La costruzione, che include un giardino pensile è tipica delle costruzioni della Napoli antica ricavate dalla pietra di tufo e per questo è fedele a quella continuità con l'elemento verde. Palazzo Venezia dunque è inserito nel terrazzamento naturale e docile che parte dalle alture dove è nata la città di origine greca, ed il suo giardino ne è la conferma. Negli anni successivi un ampio spazio d'esso fu ceduto dalla Serenissima al palazzo Brancaccio, oggi Filomarino e dove soggiornò il filosofo Benedetto Croce. Da allora ai nostri giorni il palazzo ha vissuto momenti di splendore alternati al degrado. Basta soffermarsi nel giardino pensile e, prima di chiudere gli occhi, immortalare le immagini degli antichi alberi di frutti, magnolie e palme che lo ombreggiato e ne diffondono le essenze, per ascoltare, aiutati da una dolce musica stereofonica, le voci del tempo che hanno dato lustro e dolore alla storia partenopea. Qui la storia di Napoli si espande in tutta la sua interessante bellezza attirando numerosissimi non solo gli autoctoni ma anche gli stranieri per questa peculiarita che la rende unica. Dovrò sicuramente tornarvi per ascoltare la musica dei maestri di pianoforte che suonano nel corso di eventi organizzati per animare, distrarre e rilassare i numerosi ospiti nella casina pompeiana inserita negli anni '800 nell' ambito del palazzo. È d'uopo ringraziare Buccino amico della nostra città che con intuito, passione e soprattutto determinazione ha attirato schiere di studenti e amanti dell'arte per divulgare il nostro patrimonio artistico affinché non andasse perduto e per farci sentire orgogliosi di appartenere a...
Read more