We went into this restaurant since it was the only one which seemed to have a free table in this crowded district. We opted for the 5 course menu, mainly persuaded by the many good reviews. We were served several amuses which disappointed and made me a bit hesitant of what was to follow. Our first course was the tomato with tartufo. An incredibly tasty dish, all my doubts were gone at once. Great start. Next up was the oyster, this was a single oyster, the flavour was very good, too bad it was only one oyster. Next was the pasta with fish fumet. This dish disappointed, nothing special about it. Next was fish, a small filet with a tomato paste that was too concentrated and almost tasted like it came straight out of the can. Finally the sate of lamb. A single small sate and that was the finale of our meal. No vegetables to be found.
The explanations given at every course were great. Same goes for the explanation about the wine. Presentation of the meal was excellent, nice use of plates, every dish looked great.
Service lacked, throughout the meal we had to ask several times to pour us more wine (we choose a bottle of white wine, which was kept cold behind our table). The end result was that during our meal our glasses were empty a lot, and at the end of the meal we had quite a bit of wine left over.
We left the restaurant with an unsatisfied feeling. The final course with the lamb should have had some vegetables included, same for the dish with the fish. Maybe some creative use of pasta / potato would have been great with this. The size was not enough! A mouthful of each course... The price however is high enough...
Lighting on the terrace was lacking, we were almost eating in the dark. The guy eating next to us used his mobile phone to see his meal (I'm not kidding!).
This restaurant disappointed me. If they improve they can become a great restaurant but not today: better amuses, more attention to glasses during the meal and bigger courses and you would get a five star rating. The price would be fair too, but...
Read more28 Posti redeemed Milan’s food scene for us.
Tucked into a not-so-trafficked alley near the popular Navigli district, the restaurant is chic as one would expect in looks-obsessed Milan but not overly so that it came across trying too hard. There was also an interesting voyeuristic dimension to the kitchen with its counter-level viewing window.
The staff was relaxed, professional, and knowledgeable of the dishes.
We opted for the three-tastings surprise menu; the kitchen would essentially determine what we would be eating. Both diners were expected to eat the same three dishes. Luckily for us, they kindly diverged on my dining companion’s main entrée.
The experience began with a trio of delicious amuse bouches. For the antipasti, tenderly grilled aubergine laced with an herb and burnt aubergine oil, accompanied with an apricot umeboshi. The Primi consisted of a delicious pasta that we had never heard of or had before, Lumachini, immersed in a fish and roasted tomato broth. The Secondi were slightly uneven but not in an unpleasant way, my entrée (grilled white fish with a white asparagus sauce) while delicious and ample paled in amount compared to my fellow diner’s, which included three chunks of lamb, a potato and kimchi tzatziki, chickpea hummus, a piece of naan bread, a potato puree with lamb jus reduction, and even a Milanese meatball (a mondeghili).
The icing on the cake was being offered a complimentary trio of pickled melons...
Read moreLa cucina - ormai si sa - è una vera e propria arte. Così come accade per le altre espressioni artistiche, anche nel caso della cucina c'è chi è ""soltanto"" un ottimo esecutore e c'è chi invece si erge ad un livello superiore ed ha il coraggio di introdurre qualcosa di personale, di innovativo. Come ci insegna il mito di Dedalo e Icaro la scelta dell'uomo di volare alto può portarlo alla rovina, tuttavia sappiamo bene che non sempre va così e che laddove questa scelta conduca al successo questo sarà tale da sconvolgere lo status quo.
Ebbene, nello scenario dell'alta ristorazione milanese, questo mi pare possa essere il ruolo dello chef Marco Ambrosino, del ristorante 28 posti in via Corsico, a un passo dalle mondane sponde del naviglio grande. Originario dell'isola di Procida, questo giovane artista dei fornelli ha fatto esperienza nel fine dining dapprima sotto l'ala protettiva della chef Libera Iovine presso il Melograno di Ischia, una stella Michelin, purtroppo ormai chiuso. Il passo decisivo della carriera è però il Noma di Copenhagen, due stelle Michelin e per ben quattro volte eletto miglior ristorante del mondo dal mensile britannico Restaurant, vale a dire uno dei sogni di ogni cuoco e di ogni gourmand.
Questo percorso personale si traduce nella proposta culinaria, che è una sapiente miscela di tradizioni mediterranee rivisitate con uno spirito di ricerca che travalica l'ordinario, e che pur essendo estremamente tecnica e raffinata nelle presentazioni, sorprende per la potenza sprigionata dai sapori che la caratterizzano e per essere concettuale al punto giusto senza difettare, anzi eccellendo, in quanto a concretezza.
Il mio consiglio per apprezzare al meglio l'ideale gastronomico sotteso a 28 posti è certamente il menù di degustazione, preferibilmente quello da 8 o 10 portate a sorpresa; venire in un posto simile per ordinare à la carte non vi consentirebbe di godere appieno delle emozioni che il percorso offerto dal menù degustazione sa offrire, e potrebbe portare anche a fraintendere l'idea di cucina dello chef che richiede (e merita) di essere apprezzata in tutte le sue sfumature, per essere realmente compresa. D'altronde la bravura di uno chef si valuta anche, sempre di più, dall'abilità nella costruzione dei percorsi di gusto, nel determinare la successione dei piatti in maniera armonica e coerente e ciò, a giudizio di chi scrive, è la quintessenza dell'alta cucina.
Nel nostro percorso di degustazione abbiamo provato:
entrèes: spiedini di sedano rapa con polvere di cavolo nero, foglia di indivia ripiena di maionese di pesce e cipolle caramellate, mini macarons al burro di acciughe; zuppetta di verdure di stagione tajine di rapa e mela in conserva con crema di tartufo nero, olio di argan e noce moscata ostrica alla brace con ippocrasso di vino di pasta, tapioca con brodo di pesce e maionese d'ostrica tris di pesce povero, cioè: 1) taco con alici marinate, salsa di ceci fermentati, misticanza al sambuco; 2) sgombro alla brace con salsa di macchia mediterranea; 3) aringa con limone bruciato e incenso; trottole saltate in brodo di aringhe e burro con ricotta di mandorle rotolo di verza con ombrina alla brace, salsa di datteri e ricci di mare; Salsa di orzo e tabacco fermentati con gnocchetti stagionati; agnello alla brace con mele cotogne in conserva; Focaccia imbevuta nel grasso di agnello; bagna caoda a base di garum di agnello; Cevapčici di agnello con cetriolo marinato; spaghettino con acqua di pasta fermentata e miso di legumi ; Dolci: sorbettino con sale e olio d'alloro; Spuma di pane raffermo con "cioccolato" di Tumminia coperto da orzo caramellato; Giardino mediterraneo: carruba, marsala, chiodi di garofano e gelato...
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