Antonio Ligabue, whose real surname is Laccabue, was born in Switzerland in Zurich December 18, 1899. Son of an Italian emigrant, he was given up for adoption to a Swiss-German family who entrusted him in turn to an Institute for difficult children from where he was expelled at sixteen. Wild, unpredictable for his relationship with the world and reality, he was considered mad all his life. Expelled in handcuffs from Switzerland on complaint by his adoptive mother, he was routed to Italy, to Gualtieri, the paternal city. He worked until 1929 on the banks of the Po river, living like a savage in the woods and floodplains. At that time he began to paint and sculpt with clay more assiduously. In 1937, 1940 and 1945 he was interned in the Psychiatric Hospital of S. Lazzaro in Reggio Emilia for his irascible and violent character and for a "manic-depressive psychosis". In 1961 official recognition finally began, with an exhibition in Rome and a large anthology in Guastalla. Following a paresis Ligabue found himself immobile in a bed, while the fame of his works began to acquire a national dimension. He died at the Carri Hospital in Gualtieri...
Read moreDarei zero stelle, sperando di contribuire ad abbassare la media alle votazioni di questo museo che ho visitato in occasione della mostra su Tina Modotti. La mostra si apre con un bel biglietto da 16 euro, in un'ala del palazzo dove non è possibile riporre zaini e borse, ma solo i giubbotti, con un cartello che consiglia di non lasciare incustoditi gli oggetti di valore. Quindi qualsiasi eventuale bagaglio, grande o piccolo che sia, lo devi portare con te per tutta la mostra. Inizia subito la prima sala dove troviamo una trentina di foto, alcune scattate dalla Modotti, altre palesemente no. Chi ha scattato le altre foto? Quali sono state effettivamente scattate dalla fotografa a cui è intitolata la mostra? Non ci è dato di saperlo, i cartelli (in generale non privi di errori ortografici) danno solo informazioni tecniche sulla stampa della foto e alcuni fatti biografici, che tra l'altro spesso si ripetono tra loro rendendo inutile la lettura di tutti, ma di questo ci si accorge solo dopo averli letti. Quando ci si riesce, visto che a volte sono illuminati da faretti la cui luce ostruisce la lettura. Tra esse ci sono alcuni estratti del rapporto epistolare tra la Modotti e Edward Weston, ovviamente in inglese e, un po' meno ovviamente, senza traduzione. Quindi non solo le lettere sono a tratti difficili da comprendere dato che sono scritte a mano ma, se per caso non si parla inglese, il contenuto rimarrà ignoto. Le altre sale procedono meglio anche se non c'è un vero e proprio percorso e, se pur semplice, sono effettivamente solo delle sale dove sono esposte le foto, non c'è una cronologia né un'argomentazione del perché l'ordine sia quello. Questo non è fondamentale ma quando pago 16 euro una mostra pretenderei un minimo di impegno nel dare un senso che non sia semplicemente esporre il talento dell'artista, il quale esiste anche senza che Palazzo Pallavicini appenda le foto ai muri. Dalla seconda sala, salta subito all'occhio il posizionamento assurdo delle foto. Quasi tutte le cornici sono della stessa dimensione e le foto sono inserite in un'ulteriore cornice di cartone all'interno del vetro dando un effetto piacevole alla vista (non parliamo del fatto che durante tutta la mostra queste cornici sono tagliate a volte troppo strette e si mangiano un porzione della foto). Le foto sono esposte a coppie di due, una sopra l'altra. Il centro della più bassa è a circa 1 metro e mezzo da terra, quello della più alta a circa 1 metro e 90. Io sono 1 metro e 96 quindi riuscivo a vedere esattamente davanti a me la foto più alta. Ma dovevo piegarmi non poco per vedere la più bassa. Viene da sé che una persona di un metro e 50 vedrà solo la foto più bassa e che una persona di 1 metro e 70 non vedrà bene né l'una nell'altra. Ma che cosa avevate in mente! Chiudo la recensione con la sicurezza di essermi dimenticato qualcosa ma, con un po' di attenzione, chiunque visiterà quella mostra indecente potrà rendersi conto di almeno una delle cose che ho detto, a seconda di quali sono le vostre caratteristiche personali (umane) che non sono state tenute di conto durante l'allestimento. Tipo che avete il diritto di non parlare inglese o che non avete più altezze per venire incontro alle esigenze espositive di Palazzo...
Read moreHo visto in questa location la mostra dedicata a De Chirico: il palazzo è bellissimo dal punto di vista architettonico, pulito e lo staff presente ha saputo indirizzarci gentilmente in tempi rapidi.
Ho dato tre stelle per l’approssimazione con cui è stata organizzata la mostra: in primis l’audio guida di scarsa qualità, c’erano anche delle inesattezze in termini di date rispetto a ciò che poi osservavi e questo ha reso difficoltoso comprendere cronologicamente il lavoro dell’artista. I quadri poi, in alcuni casi erano al muro non dritti ma storti e penso che sia segnale di scarsa attenzione non passabile considerato anche il costo della mostra allineato con altre che sono organizzate sicuramente meglio.
Bellissime le opere, ma quello è merito dell’artista e non degli organizzatori. In definitiva: si può fare di meglio.
EDIT IN RISPOSTA AL PROPRIETARIO Ho visitato (e visito) molte mostre, la recensione si basa su confronti che sono oggettivi: la mostra di Van Gogh a Roma, ad esempio, di visitatori ne fa il triplo eppure non ho riscontrato nessun tipo di inesattezza espositiva tanto meno l'audioguida era di scarsa qualità (anche lì, gratuita) a partire dalla dizione e dalla qualità di chi la narra per poi proseguire con la coerenza tra quanto ascoltato e quanto scritto sul quadro. I quadri storti non sono in foto perché non erano di mio gradimento, ma erano nella sala 2 (autoritratti) e nella sala che anticipava il periodo metafisico: fra l'altro siamo venute un weekend e non era nemmeno pieno, in un orario di punta in genere, tra l'altro, ed essendoci persone dello staff nella sala credo che anziché star sedute col cellulare in mano potessero far attenzione ad eventuali "tocchi" ai quadri (anche se inverosimile che la gente sposti i quadri, ma questi son dettagli). Personalmente ho anche sponsorizzato la mostra sui canali social ma si deve anche avere capacità di mettersi in discussione se non si fa bene come si dovrebbe. La recensione è frutto di un paragone oggettivo: se avessi pagato meno il biglietto sarei passata sulle inesattezze e l'approssimazione ma visto che siete in linea con mostre organizzate non dico alla perfezione, ma quasi, i consigli servono solo a migliorare. O si abbassano i prezzi dei biglietti o ci si allinea alla qualità delle mostre per cui si paga la stessa tariffa. Tutto qua. Ma per un artista fenomenale come De Chirico, a mio avviso, sarebbe stato...
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