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Camera di San Paolo e Cella di Santa Caterina — Attraction in Parma

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Camera di San Paolo e Cella di Santa Caterina
Description
Nearby attractions
Cattedrale di Parma
P.za Duomo, 7, 43121 Parma PR, Italy
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Str. Giuseppe Garibaldi, 16/a, 43121 Parma PR, Italy
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Piazza della Pilotta, 5, 43121 Parma PR, Italy
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Borgo del Parmigianino, 2, 43121 Parma PR, Italy
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P.za Duomo, 43121 Parma PR, Italy
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Strada Macedonio Melloni, 3\A, 43121 Parma PR, Italy
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Pizzeria Ristorante La Bottega della Pizza Parma
Borgo del Parmigianino, 1b, 43121 Parma PR, Italy
Ristorante La Forchetta
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Str. Duomo, 7, 43121 Parma PR, Italy
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Camera di San Paolo e Cella di Santa Caterina
ItalyEmilia-RomagnaParmaCamera di San Paolo e Cella di Santa Caterina

Basic Info

Camera di San Paolo e Cella di Santa Caterina

Strada Macedonio Melloni, 3, 43121 Parma PR, Italy
4.5(252)
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Ratings & Description

Info

Cultural
Family friendly
Accessibility
attractions: Cattedrale di Parma, Teatro Regio, Palazzo della Pilotta, Pinacoteca Stuard, Baptistery of Parma, Fondazione Museo Glauco Lombardi, Basilica di Santa Maria della Steccata, THE Castle Puppets Museum Giordano Ferrari, Farnese Theater, Governor's Palace, restaurants: Uagliò - Parma, Fradiavolo Pizzeria - Parma, Ristorante La Greppia Parma, Pizzeria Ristorante La Bottega della Pizza Parma, Ristorante La Forchetta, Angiol d'Or, Fast Food Toast Amor, Pasticceria Giacomazzi, Ristorante Atmosfera Parma, Farnese food coffee & drinks
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Reviews of Camera di San Paolo e Cella di Santa Caterina

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Varcare la soglia di questa ala del Monastero benedettino del X sec.(oggi, ahimè sconsacrato) è come calarsi in un'epoca remota, vivere un flashmob con lo sguardo verso il passato, dai connotati intimi, spirituali e in solitaria; Parimenti, è come rivivere un dèjá-vu impresso da quella solidarizzazione verso quelle giovani caste anime pie che, volenti o nolenti, decisero di donare la propria vita a Dio attraverso il votum castitatis et clausura perpetua. Quell'atmosfera tra il sacro e l'essenziale, il conventuale e l'aristocratico, il misterioso e l'affascinante, il tutto e il nulla, facilita il passaggio; non da meno le mura, i soffitti, le vetrate, le volte, i pavimenti antichi che fanno da cornice a qualcosa di più intenso e nobile. Sensazioni tutte che possono essere percepite a completamento del percorso, seppur nella sua limitatezza e brevità.

Stupore e meraviglia è l'impatto che lascia la volta della Camera di San Paolo, affrescata da un giovane (ma non troppo) Correggio. L'opera ha pochi eguali e merita il ticket. Sembra di trovarsi in una piccola Cappella Sistina seppur dalla prevalenza di riferimenti classicheggianti. Una sorta di mix tra sacro e profano, mitologia e divinità che si fondono in un unico corpus ben rappresentato da putti, sfingi e magnificamente raffigurati. Struttura e tonalità di prim'ordine. Geniale l'idea degli spicchi ad ombrello (16) con i quali il Correggio crea l'illusione di un pergolato con putti (pratica dei vizi) e bassorilievi (figure di divinità che richiamano alle virtù) Davvero un capolavoro che di certo avrà accresciuto la fama del genio Allegri. Un'esaltazione delle virtù sui vizi, chiaro riferimento alle rigide regole del monastero di clausura.

E, defilata, ma non certo casuale e di minor rilevanza, ecco comparire l'immagine di Diana. Dea romana, simbolo indiscusso di castità e verginità, protettrice delle donne. Di certo un omaggio alle virtù dell'allora Badessa del Monastero Giovanna Piacenza, sua fedele committente e che pare proprio raffigurata, chissà nell'idea dell'artista, intenta a contemplare il suo capolavoro.

Un cenno all'Ultima cena de l'Arnaldi: azzardare una comparazione con il Cenacolo di Leonardo appare improprio, seppur in una visione metafisica non è un caso l'aver commissionato un simile lavoro ove il forte richiamo dell'episodio evangelico porta con sé, tanto da lavorare, far tenere a mente e meditare sulla scelta che le pie vergini hanno intrapreso: Istituzione dell'Eucarestia e sacerdozio. Sito da...

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La Camera di San Paolo si trova all’interno dell’antico Monastero di San Paolo, un complesso benedettino femminile fondato nel Medioevo. Nel XVI secolo, la badessa Giovanna da Piacenza, donna colta e di grande personalità, commissionò una decorazione straordinaria per i suoi appartamenti privati.

Nel 1519 fu chiamato Antonio Allegri, detto il Correggio, uno dei più grandi maestri del Rinascimento italiano, per affrescare la volta della stanza principale, creando un capolavoro assoluto dell’arte illusionistica. La volta è decorata con un incredibile trompe-l'œil, un effetto ottico che crea l’illusione di una finta pergola di rami e foglie, da cui sbucano amorini gioiosi. Al centro, si intravede un suggestivo cielo azzurro, come se la volta fosse aperta verso l’infinito. Il camino della stanza è decorato con la figura della dea Diana, un riferimento all’indipendenza e all’erudizione della badessa. Gli affreschi della Camera di San Paolo furono una delle fonti d’ispirazione per la volta della Cappella Sistina di Michelangelo, che lavorò a Roma pochi anni dopo. La badessa Giovanna da Piacenza era una figura insolita per l’epoca: più che una religiosa nel senso stretto, era una mecenate e una intellettuale che governava il convento con grande autonomia. Per secoli, la Camera di San Paolo fu dimenticata e solo nel XIX secolo fu riscoperta e valorizzata come uno dei più grandi capolavori del Rinascimento.

La Cella di Santa Caterina si trova all’interno dello stesso complesso monastico di San Paolo. Risale al XV secolo ed è un piccolo ambiente adibito alla meditazione e alla preghiera. Il suo fascino risiede negli affreschi, attribuiti a Alessandro Araldi, pittore attivo nella Parma rinascimentale. L’intero soffitto e le pareti sono decorate con motivi sacri e simbolici, tra cui immagini di angeli, santi e decorazioni geometriche tipiche dello stile rinascimentale. Santa Caterina d’Alessandria, alla quale la cella è dedicata, era una santa particolarmente venerata nel Medioevo come simbolo di sapienza e forza spirituale.

La cella era probabilmente utilizzata per momenti di preghiera privata o di isolamento spirituale. A differenza della Camera di San Paolo, che è un’esaltazione della bellezza e della cultura rinascimentale, la Cella di Santa Caterina ha un’atmosfera più intima e mistica. Essendo meno famosa, è spesso poco visitata, il che permette di ammirarla in un...

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Il Correggio al suo massimo splendore.La Camera della Badessa o Camera di San Paolo è un ambiente dell'ex Monastero di San Paolo a Parma, celebre per essere stato affrescato nel 1518-1519 dal Correggio. La decorazione comprende la volta (697x645 cm) e la cappa del camino, ed è incentrata sul tema della dea Diana e delle rispondenze filosofico-mitologiche. La camera faceva originariamente parte di un complesso di sei ambienti, che costituivano l'appartamento personale della badessa Giovanna da Piacenza. La funzione di questo ambiente in particolare non è nota: forse studiolo, forse sala di rappresentanza o forse, a giudicare dalle stoviglie incluse nella decorazione, a sala da pranzo. A base pressoché quadrata (circa 7x6,95 m), la camera è coperta da una volta a ombrello di gusto tardogotico, realizzata nel 1514 da Giorgio da Erba, e originariamente presentava arazzi alle pareti.La volta vuole imitare un pergolato aperto sul cielo, trasformando quindi l'ambiente interno in un giardino illusorio. I costoloni della volta, delimitati da nervature che simulano canne di bambu, dividono ciascun spicchio in quattro zone, corrispondenti a una parete.Al centro della volta si trova lo stemma della badessa, composto da tre lune falcate chiamate Crescenti, in stucco dorato, attorno al quale l'artista ideò un sistema di fasce rosa artisticamente annodate, a cui sono legate dei festoni vegetali, uno per settore. Lo sfondo è un finto pergolato, che ricorda e sviluppa i temi della Camera degli Sposi di Mantegna e della Sala delle Asse di Leonardo. Ciascun festone termina in un'apertura ovale dove, sullo sfondo di un cielo sereno, si affacciano gruppi di puttini. In basso poi, lungo le pareti, si trovano lunette che simulano nicchie contenenti statue, realizzate con uno straordinario effetto a trompe l'oeil studiando l'illuminazioine reale della stanza. La fascia più bassa infine simula peducci con arieti, ai quali sono appesi teli di lino tesi, sostenenti vari oggetti (piatti, vasi, brocche, peltri...), altro brano di virtuosismo.Sulla cappa del camino, infine, Correggio dipinse la dea Diana su un cocchio...

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Varcare la soglia di questa ala del Monastero benedettino del X sec.(oggi, ahimè sconsacrato) è come calarsi in un'epoca remota, vivere un flashmob con lo sguardo verso il passato, dai connotati intimi, spirituali e in solitaria; Parimenti, è come rivivere un dèjá-vu impresso da quella solidarizzazione verso quelle giovani caste anime pie che, volenti o nolenti, decisero di donare la propria vita a Dio attraverso il votum castitatis et clausura perpetua. Quell'atmosfera tra il sacro e l'essenziale, il conventuale e l'aristocratico, il misterioso e l'affascinante, il tutto e il nulla, facilita il passaggio; non da meno le mura, i soffitti, le vetrate, le volte, i pavimenti antichi che fanno da cornice a qualcosa di più intenso e nobile. Sensazioni tutte che possono essere percepite a completamento del percorso, seppur nella sua limitatezza e brevità. Stupore e meraviglia è l'impatto che lascia la volta della Camera di San Paolo, affrescata da un giovane (ma non troppo) Correggio. L'opera ha pochi eguali e merita il ticket. Sembra di trovarsi in una piccola Cappella Sistina seppur dalla prevalenza di riferimenti classicheggianti. Una sorta di mix tra sacro e profano, mitologia e divinità che si fondono in un unico corpus ben rappresentato da putti, sfingi e magnificamente raffigurati. Struttura e tonalità di prim'ordine. Geniale l'idea degli spicchi ad ombrello (16) con i quali il Correggio crea l'illusione di un pergolato con putti (pratica dei vizi) e bassorilievi (figure di divinità che richiamano alle virtù) Davvero un capolavoro che di certo avrà accresciuto la fama del genio Allegri. Un'esaltazione delle virtù sui vizi, chiaro riferimento alle rigide regole del monastero di clausura. E, defilata, ma non certo casuale e di minor rilevanza, ecco comparire l'immagine di Diana. Dea romana, simbolo indiscusso di castità e verginità, protettrice delle donne. Di certo un omaggio alle virtù dell'allora Badessa del Monastero Giovanna Piacenza, sua fedele committente e che pare proprio raffigurata, chissà nell'idea dell'artista, intenta a contemplare il suo capolavoro. Un cenno all'Ultima cena de l'Arnaldi: azzardare una comparazione con il Cenacolo di Leonardo appare improprio, seppur in una visione metafisica non è un caso l'aver commissionato un simile lavoro ove il forte richiamo dell'episodio evangelico porta con sé, tanto da lavorare, far tenere a mente e meditare sulla scelta che le pie vergini hanno intrapreso: Istituzione dell'Eucarestia e sacerdozio. Sito da non perdere.
davide daveriodavide daverio
La Camera di San Paolo si trova all’interno dell’antico Monastero di San Paolo, un complesso benedettino femminile fondato nel Medioevo. Nel XVI secolo, la badessa Giovanna da Piacenza, donna colta e di grande personalità, commissionò una decorazione straordinaria per i suoi appartamenti privati. Nel 1519 fu chiamato Antonio Allegri, detto il Correggio, uno dei più grandi maestri del Rinascimento italiano, per affrescare la volta della stanza principale, creando un capolavoro assoluto dell’arte illusionistica. La volta è decorata con un incredibile trompe-l'œil, un effetto ottico che crea l’illusione di una finta pergola di rami e foglie, da cui sbucano amorini gioiosi. Al centro, si intravede un suggestivo cielo azzurro, come se la volta fosse aperta verso l’infinito. Il camino della stanza è decorato con la figura della dea Diana, un riferimento all’indipendenza e all’erudizione della badessa. Gli affreschi della Camera di San Paolo furono una delle fonti d’ispirazione per la volta della Cappella Sistina di Michelangelo, che lavorò a Roma pochi anni dopo. La badessa Giovanna da Piacenza era una figura insolita per l’epoca: più che una religiosa nel senso stretto, era una mecenate e una intellettuale che governava il convento con grande autonomia. Per secoli, la Camera di San Paolo fu dimenticata e solo nel XIX secolo fu riscoperta e valorizzata come uno dei più grandi capolavori del Rinascimento. La Cella di Santa Caterina si trova all’interno dello stesso complesso monastico di San Paolo. Risale al XV secolo ed è un piccolo ambiente adibito alla meditazione e alla preghiera. Il suo fascino risiede negli affreschi, attribuiti a Alessandro Araldi, pittore attivo nella Parma rinascimentale. L’intero soffitto e le pareti sono decorate con motivi sacri e simbolici, tra cui immagini di angeli, santi e decorazioni geometriche tipiche dello stile rinascimentale. Santa Caterina d’Alessandria, alla quale la cella è dedicata, era una santa particolarmente venerata nel Medioevo come simbolo di sapienza e forza spirituale. La cella era probabilmente utilizzata per momenti di preghiera privata o di isolamento spirituale. A differenza della Camera di San Paolo, che è un’esaltazione della bellezza e della cultura rinascimentale, la Cella di Santa Caterina ha un’atmosfera più intima e mistica. Essendo meno famosa, è spesso poco visitata, il che permette di ammirarla in un silenzio suggestivo.
Danilo BolognesiDanilo Bolognesi
Il Correggio al suo massimo splendore.La Camera della Badessa o Camera di San Paolo è un ambiente dell'ex Monastero di San Paolo a Parma, celebre per essere stato affrescato nel 1518-1519 dal Correggio. La decorazione comprende la volta (697x645 cm) e la cappa del camino, ed è incentrata sul tema della dea Diana e delle rispondenze filosofico-mitologiche. La camera faceva originariamente parte di un complesso di sei ambienti, che costituivano l'appartamento personale della badessa Giovanna da Piacenza. La funzione di questo ambiente in particolare non è nota: forse studiolo, forse sala di rappresentanza o forse, a giudicare dalle stoviglie incluse nella decorazione, a sala da pranzo. A base pressoché quadrata (circa 7x6,95 m), la camera è coperta da una volta a ombrello di gusto tardogotico, realizzata nel 1514 da Giorgio da Erba, e originariamente presentava arazzi alle pareti.La volta vuole imitare un pergolato aperto sul cielo, trasformando quindi l'ambiente interno in un giardino illusorio. I costoloni della volta, delimitati da nervature che simulano canne di bambu, dividono ciascun spicchio in quattro zone, corrispondenti a una parete.Al centro della volta si trova lo stemma della badessa, composto da tre lune falcate chiamate Crescenti, in stucco dorato, attorno al quale l'artista ideò un sistema di fasce rosa artisticamente annodate, a cui sono legate dei festoni vegetali, uno per settore. Lo sfondo è un finto pergolato, che ricorda e sviluppa i temi della Camera degli Sposi di Mantegna e della Sala delle Asse di Leonardo. Ciascun festone termina in un'apertura ovale dove, sullo sfondo di un cielo sereno, si affacciano gruppi di puttini. In basso poi, lungo le pareti, si trovano lunette che simulano nicchie contenenti statue, realizzate con uno straordinario effetto a trompe l'oeil studiando l'illuminazioine reale della stanza. La fascia più bassa infine simula peducci con arieti, ai quali sono appesi teli di lino tesi, sostenenti vari oggetti (piatti, vasi, brocche, peltri...), altro brano di virtuosismo.Sulla cappa del camino, infine, Correggio dipinse la dea Diana su un cocchio tirato da cervi.
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La Camera di San Paolo si trova all’interno dell’antico Monastero di San Paolo, un complesso benedettino femminile fondato nel Medioevo. Nel XVI secolo, la badessa Giovanna da Piacenza, donna colta e di grande personalità, commissionò una decorazione straordinaria per i suoi appartamenti privati. Nel 1519 fu chiamato Antonio Allegri, detto il Correggio, uno dei più grandi maestri del Rinascimento italiano, per affrescare la volta della stanza principale, creando un capolavoro assoluto dell’arte illusionistica. La volta è decorata con un incredibile trompe-l'œil, un effetto ottico che crea l’illusione di una finta pergola di rami e foglie, da cui sbucano amorini gioiosi. Al centro, si intravede un suggestivo cielo azzurro, come se la volta fosse aperta verso l’infinito. Il camino della stanza è decorato con la figura della dea Diana, un riferimento all’indipendenza e all’erudizione della badessa. Gli affreschi della Camera di San Paolo furono una delle fonti d’ispirazione per la volta della Cappella Sistina di Michelangelo, che lavorò a Roma pochi anni dopo. La badessa Giovanna da Piacenza era una figura insolita per l’epoca: più che una religiosa nel senso stretto, era una mecenate e una intellettuale che governava il convento con grande autonomia. Per secoli, la Camera di San Paolo fu dimenticata e solo nel XIX secolo fu riscoperta e valorizzata come uno dei più grandi capolavori del Rinascimento. La Cella di Santa Caterina si trova all’interno dello stesso complesso monastico di San Paolo. Risale al XV secolo ed è un piccolo ambiente adibito alla meditazione e alla preghiera. Il suo fascino risiede negli affreschi, attribuiti a Alessandro Araldi, pittore attivo nella Parma rinascimentale. L’intero soffitto e le pareti sono decorate con motivi sacri e simbolici, tra cui immagini di angeli, santi e decorazioni geometriche tipiche dello stile rinascimentale. Santa Caterina d’Alessandria, alla quale la cella è dedicata, era una santa particolarmente venerata nel Medioevo come simbolo di sapienza e forza spirituale. La cella era probabilmente utilizzata per momenti di preghiera privata o di isolamento spirituale. A differenza della Camera di San Paolo, che è un’esaltazione della bellezza e della cultura rinascimentale, la Cella di Santa Caterina ha un’atmosfera più intima e mistica. Essendo meno famosa, è spesso poco visitata, il che permette di ammirarla in un silenzio suggestivo.
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Il Correggio al suo massimo splendore.La Camera della Badessa o Camera di San Paolo è un ambiente dell'ex Monastero di San Paolo a Parma, celebre per essere stato affrescato nel 1518-1519 dal Correggio. La decorazione comprende la volta (697x645 cm) e la cappa del camino, ed è incentrata sul tema della dea Diana e delle rispondenze filosofico-mitologiche. La camera faceva originariamente parte di un complesso di sei ambienti, che costituivano l'appartamento personale della badessa Giovanna da Piacenza. La funzione di questo ambiente in particolare non è nota: forse studiolo, forse sala di rappresentanza o forse, a giudicare dalle stoviglie incluse nella decorazione, a sala da pranzo. A base pressoché quadrata (circa 7x6,95 m), la camera è coperta da una volta a ombrello di gusto tardogotico, realizzata nel 1514 da Giorgio da Erba, e originariamente presentava arazzi alle pareti.La volta vuole imitare un pergolato aperto sul cielo, trasformando quindi l'ambiente interno in un giardino illusorio. I costoloni della volta, delimitati da nervature che simulano canne di bambu, dividono ciascun spicchio in quattro zone, corrispondenti a una parete.Al centro della volta si trova lo stemma della badessa, composto da tre lune falcate chiamate Crescenti, in stucco dorato, attorno al quale l'artista ideò un sistema di fasce rosa artisticamente annodate, a cui sono legate dei festoni vegetali, uno per settore. Lo sfondo è un finto pergolato, che ricorda e sviluppa i temi della Camera degli Sposi di Mantegna e della Sala delle Asse di Leonardo. Ciascun festone termina in un'apertura ovale dove, sullo sfondo di un cielo sereno, si affacciano gruppi di puttini. In basso poi, lungo le pareti, si trovano lunette che simulano nicchie contenenti statue, realizzate con uno straordinario effetto a trompe l'oeil studiando l'illuminazioine reale della stanza. La fascia più bassa infine simula peducci con arieti, ai quali sono appesi teli di lino tesi, sostenenti vari oggetti (piatti, vasi, brocche, peltri...), altro brano di virtuosismo.Sulla cappa del camino, infine, Correggio dipinse la dea Diana su un cocchio tirato da cervi.
Danilo Bolognesi

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