The Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio was a peaceful and moving stop on our journey through Rome—my wife and I truly enjoyed the quiet reverence and historical charm of this hilltop sanctuary. Nestled on the Aventine Hill, the basilica dates back to the 4th century and is dedicated to Saints Boniface and Alexis, the latter of whom is said to have lived in disguise under his father's staircase for years as an act of extreme humility—a story commemorated in a preserved wooden staircase housed inside the church. The basilica contains relics of Saint Alexis as well as those of Saint Thomas of Canterbury, whose head is said to rest in the crypt, making it a site of deep spiritual significance. The church also boasts a beautiful medieval cloister and a peaceful garden that adds to its tranquil atmosphere. Uniquely, local legend speaks of soft weeping sometimes heard near the staircase at night, believed to be the spirit of Saint Alexis in prayer. This quiet, historic gem offered us a reflective and unforgettable experience far from the...
Read moreLa Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio si trova nel centro storico di Roma, nel Rione XII (Ripa), in Piazza Sant’Alessio al n.23, la sua origine è molto antica, si presume sia della fine del V secolo quando fu edificata nelle adiacenze dell’abitazione di una ricca famiglia.
Dopo una serie di restauri avvenuti nel corso dei secoli, la chiesa assume la forma attuale 50 metri di lunghezza 23 di larghezza e 19 di altezza principalmente con gli importanti lavori eseguiti nell’Anno Santo del 1750.
Ulteriori lavori sono stati poi eseguiti dai Padri Somaschi (1852-1860) ai quali Pio IX aveva donato sia la chiesa che il monastero.
Sul lato destro del cortile della chiesa è posta una piccola fontanella sormontata da una lapide romana del 54 d.C. e da un bassorilievo a forma triangolare del XIII che raffigura Sant’Alessio e San Bonifacio.
La facciata è settecentesca, si presenta su due ordini, al primo si trova un portico con sei colonne con capitelli, sul secondo vi sono cinque finestre incorniciate e architravate, suddivise mediante sei lesene con capitelli, a coronamento è posta una balaustra e in corrispondenza delle lesene, vi sono dei piedistalli con vasi ornamentali, arretrato centralmente si trova un frontone triangolare nel cui timpano vi è un rosone e al cui vertice superiore come fastigio è presente una croce del X secolo è di arte bizantina (faceva parte della precedente chiesa).
Il Campanile romanico, alto oltre 30 metri, si trova in posizione arretrata sulla parte della destra della chiesa, si sviluppa su 5 piani ed è del XIII secolo, nei tre piani superiori ha delle doppie finestre bifore.
La pianta della basilica si compone di tre navate suddivise da pilastri ornati da paraste scanalate e capitelli corinzi.
Al centro del coro, incorniciata da due colonne cosmatesche (del 1180, della famiglia dei COSMATI, famosi marmorari romani), si trova la lastra marmorea con una iscrizione che ricorda la presenza delle reliquie dei Ss. Bonifacio e Alessio e di altri Santi, proviene dall'altare di Sant'Alessio dell’edifico precedente a quello del XIII secolo . Il Ciborio è a pianta rettangolare, finemente decorato e l’altare del XVIII secolo, contiene le reliquie dei titolari della basilica.
Nella Cappella di Sant’Alessio (XVIII secolo) di Andrea Bergondi, spicca la struggente statua in gesso del santo morente. In una teca di cristallo e legno dorato sopra la statua è presente una scala che rappresenta quella della casa paterna in cui secondo la leggenda il Santo morì.
Suggestivo è il monumento funebre posto nella navata destra dedicato alla Principessa Eleonora Boncompagni Borghese (inizio XVIII secolo), di rara bellezza le due coppie di fanciulli poste ai lati.
Molto venerata è l'icona bizantina della Madonna dell’Intercessione (aderisce ad una tavola di legno e misura 70x40) è datata tra il...
Read moreEdificata tra il III e il IV secolo, la Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio era inizialmente dedicata a San Bonifacio, martire cristiano, giunto alla conversione dopo una vita di agi e dissolutezze. Nel 986, la chiesa fu intitolata anche a Sant'Alessio, che secondo una leggenda del V secolo era un giovane patrizio romano fuggito in Oriente per sottrarsi a un matrimonio combinato. Tornato a Roma molti anni dopo, non venne riconosciuto dai suoi parenti e fu costretto a vivere da mendicante nel sottoscala del suo palazzo il resto dei suoi giorni. Sempre nel 1217, la chiesa fu ricostruita e le reliquie dei due santi furono collocate sotto l’altare maggiore. L’aspetto attuale della basilica si deve ai grandi lavori avviati prima dell’anno giubilare 1750, su progetto di Giovanni Battista Nolli (1701-1756), poi rielaborato da Tommaso De Marchis (1693-1759). Ulteriori interventi furono effettuati tra il 1852 e il 1860 dai Padri Somaschi, ai quali da Pio IX aveva donato la basilica. La facciata della chiesa, neo-cinquecentesca, è opera di De Marchis. Alla sua destra, si trova il campanile duecentesco a cinque ordini con doppie bifore. Il bellissimo chiostro, da cui si gode di una magnifica vista sulla Basilica di San Pietro in Vaticano, è decorato da colonne di granito provenienti da antichi edifici. Alla basilica si accede attraverso un quadri-portico medievale. L’interno è a tre navate divise da pilastri ornati da paraste scanalate e capitelli corinzi. Addossata alla facciata interna si trova, custodita entro una grande teca di vetro sostenuta da angeli e putti, la scala di legno sotto cui sarebbe vissuto Sant'Alessio. La decorazione della volta della navata centrale è di Michele Ottaviani, quella dell’abside e dei pennacchi della crociera è di Carlo Gavardini. Dal presbiterio si entra nella cripta romanica, che conserva le reliquie di San Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury e grande amico di Re Enrico II d’Inghilterra. Nel 1162, proprio l’amicizia con il potente sovrano gli valse la nomina ad arcivescovo di Canterbury e primate d’Inghilterra, incarico che però gli provocò non pochi guai. Uomo incorruttibile e protettore della chiesa, si rifiutò di piegarsi ai voleri del re che divenne il suo più acerrimo nemico. Tommaso, per salvarsi, dovette rifugiarsi dapprima in Francia, poi a Roma. Nella cripta è anche conservata una colonna che sarebbe quella a cui fu legato San Sebastiano al momento...
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