Desideravo visitare questo museo da tanti anni e finalmente c’è stata l’occasione. Tuttavia, non è stato molto all’altezza delle aspettative. Mi sento di dire che, se vi si reca senza una conoscenza abbastanza specifica di chi fosse Lombroso, dell’impatto sociologico della sua branca di studi ed un contrappunto ben definito del come essa sia stata resa retrograda, diventa quasi enigmatico comprendere la forza di quanto esposto. L’invito all’ingresso tende a dare al visitatore la possibilità di farsi una “propria idea”, come se fosse un ballottaggio in bianco e nero riguardo l’esperienza lombrosiana, senza nuances. Non è però compito del visitatore dare la sua opinione sul body of work di uno scienziato, ma di essere informato in maniera accurata dell’iter di pensiero ed espressione dell’autore. Ciò detto, il documento visivo che dovrebbe introdurre alla mostra non veicola particolari motivi di lettura, se non tematiche “shock” come il diritto di voto universale maschile (ovviamente quello universale era obiettivamente lontano). Si viene lanciati immediatamente in una raccolta di resti umani e di corpi del reato che sembra più una wunderkammer morbosa che non l’espressione dell’uso del corpo umano come mucchio di carne dal quale trarre le tematiche di studio sui temi frenologici e la propensione al delitto così come del “codice genetico” degli sbandati. Manca proprio l’appeal di far rendere conto all’utente che la presenza stessa di così tanti resti umani implichi una completa assenza di pietas (certo, non ci sono “stinchi” di santo tra i “presenti”..a quanto ne sappiamo, cioè poco, data l’assenza completa di informazioni sui batch ospitati). Le infografiche sono molto striminzite e le informazioni originali riportate sull’opera sono pressoché illeggibili e privi di un minimo di punto luce. La tavola dei disegni dei folli è inspiegabilmente murata per i tre quarti: si intravede pochissimo con stampe di qualità discutibile. Il corpo “punto di svolta” dell’opera omnia del Lombroso riceve teoricamente uno spazio riservato, eccetto che la potenza della differenza riscontrata ed utilizzata a successivo caveat comparativo viene resa meno dalla spartizione del suo significato in tre punti completamente distinti del percorso museale. Della serie, questo tizio è essenziale, fra venti minuti però diremo che senza di lui probabilmente buona parte dell’opera dello scienziato non esisterebbe, ma se volete rivedere con occhi nuovi l’originale tornate al punto di partenza. Una gara di Monopoly. Molto interessante la sezione dei vasi e gestita adeguatamente dal display, sempre scarseggiante però di illuminazione adeguata. L’ultima parte, che volge verso l’uscita, è una pletora di bandiere con scelte grafiche estremamente bizzarre, focus confusionari e solo una microscopica porzione dedicata alla visione della donna (che appare nella sua forma criminale solo nei ritratti), che al solito viene ridotta al complesso puramente maschile di Madonna-prostituta che notifichiamo con piacere (si permetta un po’ di ironia) non essere assolutamente scomparso alle porte del 2025. Almeno un pochino del pensiero lombrosiano è rimasto intatto e immacolato. Un ulteriore gran peccato la riduzione ad uno schemino l’incredibile storia del Laplante.
Tempo di visita...
Read moreThe Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso in Turin offers a unique exploration of the history of criminal anthropology, re-established in 2009, a century after Lombroso’s death. As the founder of this field, Lombroso’s museum features a diverse collection of anatomical preparations, drawings, photographs, and writings, as well as artisanal and artistic works created by inmates of mental institutions and prisoners.
From a modern mental health viewpoint, the museum presents an impressive opportunity to reflect on the evolution of ideas surrounding criminal behavior and mental illness. The exhibition is designed to provide visitors with insights into Lombroso's controversial theories of criminal atavism, highlighting the scientific methods he employed and the errors that ultimately led to the founding of a discipline that has since been discredited. This museum serves as an important space for understanding the historical context of criminal theory and its implications for contemporary discussions in psychology, anthropology, and...
Read moreDuring our university studies we had courses on Lombroso, so we had a little background on the topic before visiting the museum. The museum first of all lacked a lot of information on Lombroso’s studies. There is not even a description of how the criminal man looked like according to Lombroso (lower forehead, big ears,…). This is, however, the very essence of Lombroso’s work! Secondly, the museum did not seize the opportunity to reflect on Lombroso’s findings against the backdrop of today’s modern values. Is criminality now considered nature or nurture? Or both? What are today’s thoughts on emprisonment? And so on. Thirdly, a lot of the information displayed has not been translated into English and has not been updated since the opening of the museum almost 20 years ago. A missed chance, because Lombroso’s studies are a very interesting topic and the museum owns a lot of...
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