Entrando nel palazzo in cui è ubicato il Museo di Anatomia Umana Luigi Rolando, sembra di entrare nella trama, proprio in principio, di un libro o un film con protagonisti un curatore museale e una studentessa. Un libro avventuroso, corposo eppur scorrevole, o un film fantasioso e ricco di suspense. Un libro o un film di quelli pensati da autori best seller o campioni d'incasso al botteghino. Un libro o un film titolati per diventare dei classici.
Sì va indietro nel tempo e ci si comincia a emozionare al solo immaginare i "pezzi" che accoglieranno il visitatore.
C'è un misto fra reale e riprodotto che a un purista può non piacere, ma, nondimeno, si può affermare che le parti in materiale sintetico potrebbero supportare un buon apprendimento attorno al funzionamento di sistemi e apparati. A tal proposito, ritengo andrebbero promosse, dai dirigenti scolastici, almeno negli istituti in cui è preponderante lo studio scientifico, le iniziative di visita. Sarebbe, così, possibile per i più tratteggiare la realtà idealmente attorno al corpo umano e concretamente dentro di esso.
Alcune sezioni del museo, che si sviluppa su un solo piano in locale a pianta approssimativamente rettangolare, sono poco illuminate. Ciò rende arduo il riconoscimento di alcuni elementi e la lettura di talune note negli armadi con vetrate. A proposito, lascia un po’ perplessi il loro utilizzo per certe conservazioni, prima fra tutte quella dei cervelli, che, al di là dei trattamenti eventualmente ricevuti, poggiati direttamente sui ripiani, continuano a perdere materiale liquido (dopo esser stati estratti dalle scatole craniche anche più di un secolo e mezzo fa). Gli arti immersi in soluzioni contenute in apposite vasche sono vistosamente alterati, ma probabilmente non si sarebbe potuto (e non si potrebbe ormai) far di meglio.
Si resta attoniti nel momento in cui si pone a se stessi una serie di domande imprecise, vaganti, rapide, di certo etiche, fra la curiosità innegabile verso un momento così intimo per tutti, quale è la morte, e la conoscenza antropologica, che per gli studiosi è innegabilmente motivo di ricerca.
Questa volta i reperti che mi trovo di fronte, dunque, sono reperti umani che rimandano a storie personali sconosciute, ma posso supporre, almeno in conclusione di vita, se non tristi, marcate dalla violenza (temo non solo perpetrata, ma anche subita). Ci troviamo al cospetto di materia grigia, per esempio, attribuita, senza mezzi termini, a delinquenti. Oggi come oggi, in assenza di elementi di segno contrario, quale visitatore potrebbe negare la corrispondenza al vero di quell’etichetta? Eppure, come si potrebbe, insieme inseguire un rigore scientifico e inventariare così (intendo, con una definizione del genere) l’organo sede delle facoltà intellettive (proprio di chicchessia)? Ammettiamolo, allora: sullo sfondo c’è il fascino nell’attribuire quella parte (la più misteriosa sicuramente, di tutti noi) a uno sparatore e furioso disegnatore di fendenti. No di certo il pensiero andrebbe mai ad una correlazione con altri e più raffinati criminali dell’epoca, come potrebbero esser stati politici tramanti e fulminei loro sporchi profittatori, compagni di ventura. Ciononostante, considerando quanto remota nel tempo possa essere la prima sistemazione del museo, e quindi quanto diverse fossero le sensibilità di quell’epoca rispetto a quelle dell’epoca odierna, non si può non esser tolleranti, quantomeno laddove assenti sono riferimenti a nomi e cognomi.
Non vi dico quante parti riprodotte o, maggioritariamente, reali, sono esposte, anche poco presenti nell’immaginario istantaneo comune. Si possono osservare pure scheletri di altri animali, per esempio uccelli. I periodi storici di provenienza sono diversi.
Va preso com’è questo museo e segnatamente considerato come la teca Ottocentesca di una porzione di storia.
Se volete trascorrere un tempo proficuo, per riflessioni intime e nozioni coinvolgenti, questo sito museale può decisamente fare al...
Read moreDisappointing experience. Staff shouted at me as soon as I entered the corridor because I wanted to take a picture of my daughter entering the museum, and pictures were not allowed. I asked the reason why I was not allowed to take pictures, and they said it was for ethics because they have human pieces, but they have a virtual tour on their website. Where is ethics there? Anyway, I didn't argue, but staff followed me everywhere, thinking I would break the rules and take photos of my own family inside the museum, which I was not allowed, while the human pieces they were worried for are already on internet. The museum is not big, the size of an apartment, but there are some interesting pieces inside. Not suitable for people that don't like the human body, they can feel sick. There wasn't much explanation about what you were looking at. There were barcodes everywhere around the museum, but I had no courage to take my phone out of my pocket to read them after being shouted at at the beginning. There are some buttons you can press for some extra information, but nobody tells you you can use them and how to. The speech when you press the buttons is only in italian. Some buttons don't work (?maybe the english version?). In conclusion, I wouldn't...
Read moreA very interesting museum, featuring a particularly captivating section on the now-discredited practice of phrenology. As a medical doctor, I would have appreciated more in-depth explanations accompanying the collection.
Service-wise, our visit began on a positive note: the woman at the ticket desk was warm and welcoming. Unfortunately, this initial impression was soured by the demeanor of the supervising attendant. We were curtly informed that photography was not permitted—a perfectly reasonable policy, though the manner in which it was conveyed felt unnecessarily brusque. From that moment on, she shadowed us closely, perhaps suspecting we might be tempted to stage a social media post. This created a rather uncomfortable atmosphere and was the main disappointment of our visit. Upon departure, we offered a polite "Grazie", which went unacknowledged.
Note: Photography is...
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