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Bentoteca Milano — Restaurant in Milan

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Bentoteca Milano
Description
Sleek restaurant offering Japanese-fusion cuisine & sharing plates amid contemporary surroundings.
Nearby attractions
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Corso di Porta Ticinese, 20123 Milano MI, Italy
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Via Edmondo de Amicis, 12, 20123 Milano MI, Italy
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Bentoteca Milano things to do, attractions, restaurants, events info and trip planning
Bentoteca Milano
ItalyLombardyMilanBentoteca Milano

Basic Info

Bentoteca Milano

Via S. Calocero, 3, 20123 Milano MI, Italy
4.5(369)
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Ratings & Description

Info

Sleek restaurant offering Japanese-fusion cuisine & sharing plates amid contemporary surroundings.

attractions: Colonne di San Lorenzo, Basilica di Sant'Ambrogio, Basilica San Lorenzo Maggiore, Almach Art Gallery, Leonardo da Vinci Museum of Science and Technology, Catholic University of the Sacred Heart, La Fabbrica del Cioccolato - Enrico Rizzi Milano, Milano Art Gallery, “Alda Levi” Antiquarium, Parco Giovanni Paolo II, restaurants: Hygge, Le Biciclette, Ristorante da Giordano Il Bolognese, Rovello 18, Zio Pesce, Sogni Milano, Via Pasteria - Daniele Crespi, Drogheria Milanese, Rosticceria Cinese Fiume d'argento, Ristorante Il Faro
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Open until 12:00 AM
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4.7

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Open 24 hours
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Basilica San Lorenzo Maggiore

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4.6

(923)

Closed
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4.9

(34)

Closed
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Hygge

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4.4

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4.1

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Giuliana CapobiancoGiuliana Capobianco
Torno da Bentoteca con mio fratello per il quale era invece la prima volta e al quale avevo intessuto le lodi del posto, aspettative alte come le altre volte ma mi duole ammettere che, a differenza delle precedenti, questa volta non sono state del tutto soddisfatte. Abbiamo preso due menù omakase composti in totale da 12 portate da condividere più due dolci a testa, quantità per noi più che sufficiente, é la selezione dei piatti che è stata un po’ da alti bassi così come anche i tempi di attesa fra un tranche di portate e l’altra, all’inizio ineccepibili poi sempre più lenti e nervosi. Per iniziare ci hanno porterò vari tagli di tonno, nagitoro di tonno, un tonno cotto, alcuni spaziali altri dai sapori più delicati per non dire insignificanti, seguono il katsusando iconico (molto buono), il nigiri di wagyu (molto molto sanguigno e ferroso, a me piaciuto molto a mio fratello no per esempio), tre piatti a base vegetale, di cui mix di verdure di stagione che ho trovato molto interessante e che non lo avrei mai scelto singolarmente nel menu, dei carciofi con ricci di mare interessanti a loro volta, ed un altro con puntarelle, colature di alici e cefalo che era insignificante a dir poco, da enoteca basic. Abbiamo poi proseguito con quello che è stato per me il piatto forte che ho apprezzato tantissimo, una zuppa di wagyu e verdure cotta dentro un soufflé di pasta sofficissima con aggiunta di sfere gele di soia. A dir poco commovente, la pasta del Soufflé di scioglieva in bocca e la combinazione finale con la zuppa era qualcosa di davvero avvolgente per il palato. A seguire la portata principale, speravo nel collare di tonno invece ci è toccata un’anatra fuori menú e qua io e mio fratello ci siamo molto divisi: il piatto aveva una sua grande complessità ed era magistralmente eseguito, devo ammettere però anche che questo esemplare piuttosto che raccontare una contaminazione urlava all’errore di focus, sembrava infatti di mangiare un piatto di un ristorante parigino più che di un giapponese contaminato. Aggiungo inoltre che a inizio pasto avevo chiesto di evitare il cervello e le lumache, il piatto in questione aveva un pesto di cime di rapa e lumache invece, disattenzione del servizio che ho riscontrato anche in altri commenti con narrazioni più gravi della mia. Devo dire che era comunque molto buono e le lumache si sentivano il giusto dando un buono sprint minerale al pesto che ho gradito molto, se dobbiamo peró essere fiscali da un ristorante che si presenta in maniera così pomposa un errore del genere è inaccettabile. Mio fratello infatti non ha gradito la portata per tutti i motivi elencati. Veniamo ai dolci, buoni ma niente di commovente, ci hanno portato la cheese cake con frutti rossi e fagioli azuki e il gelato di sake con una sfogliatina super basic. Coperto 4€ acqua 4€. Mio fratello che non era mai stato é rimasto contento ma un po’ deluso dall’eccessiva contaminazione, dalle disattenzioni del servizio e dalla pompata di prezzo di almeno 20€ (che sottoscrivo). Per quanto riguarda me devo dire che a malincuore ho constatato un progressivo peggioramento negli anni, modi non sempre ineccepibili, locale iper affollato e un po’ di perdita di focus da quello che era forse il nobile intento iniziale di Yogiji. Ritengo però che venire a cena da bentoteca sia comunque un’esperienza gastronomicamente e culturalmente arricchente e che forse il posto stesso è rimasto intrappolato nel suo stesso hype, cosa frequente ahimè nel panorama milanese. Se posso dare un consiglio spassionato, il menù degustazione è un’esperienza, ci si affida completamente alla chef per capirne la filosofia e trovo la cosa sensata e assolutamente da provare, al contempo dico che ci sta che la cosa possa non piacere anche perché indubbiamente molto orientata alla vibe del mercato cittadino. Sono rimasta contenta di aver provato ma tornassi indietro forse sceglierei i piatti da me come avevo fatto le altre volte, in questo modo si puo indirizzare il percorso verso sapori più classicamente nipponici o comunque curiosi ma non snaturati.
AlanAlan
A cosmopolitan take on Japanese cuisine. Would highly recommend especially if you’re looking for Asian cuisine with local inspirations. The tuna roll featured a couple tricks over a typical temaki that made it very interesting. The fish was fresh from Portugal, producing a delicious otoro. Bone marrow is always enjoyable from its over the top rich fattiness, and here it is topped with a marinated raw squid that had a well complementing texture. The toast was charred, a great detail that adds just that small bit of flavor to each bite. The veal tongue Katsu Sando had a thick cut of tongue, which is tender and exceptionally flavorful. The addition of spinach is delightful. The eel in the bento was grilled very well, it had a fair bit of resiliency but still the softness of eel. The Basque cheesecake was delicious, creamy and eggy yet not heavy in anyway.
Anson VAnson V
Overrated and expensive for what it is. If you're a food connoisseur, this restaurant will likely disappoint. I’m genuinely confused by the 5-star reviews and its inclusion in the Michelin Guide. We came for an à la carte dinner and ordered several popular items as suggested; three starters, two mains, and four wines. Unfortunately, the dishes were overly salty, and lacked freshness. The so-called “seafood” udon was undercooked and had minimal, shriveled bits of seafood that I had to dig for - very misleading. Portions were small, and while the service was friendly, it was also quite slow. For the price, the experience feels unjustified - the quality simply doesn’t match the hype or the cost. If I’m paying a premium price, I expect premium food.
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Torno da Bentoteca con mio fratello per il quale era invece la prima volta e al quale avevo intessuto le lodi del posto, aspettative alte come le altre volte ma mi duole ammettere che, a differenza delle precedenti, questa volta non sono state del tutto soddisfatte. Abbiamo preso due menù omakase composti in totale da 12 portate da condividere più due dolci a testa, quantità per noi più che sufficiente, é la selezione dei piatti che è stata un po’ da alti bassi così come anche i tempi di attesa fra un tranche di portate e l’altra, all’inizio ineccepibili poi sempre più lenti e nervosi. Per iniziare ci hanno porterò vari tagli di tonno, nagitoro di tonno, un tonno cotto, alcuni spaziali altri dai sapori più delicati per non dire insignificanti, seguono il katsusando iconico (molto buono), il nigiri di wagyu (molto molto sanguigno e ferroso, a me piaciuto molto a mio fratello no per esempio), tre piatti a base vegetale, di cui mix di verdure di stagione che ho trovato molto interessante e che non lo avrei mai scelto singolarmente nel menu, dei carciofi con ricci di mare interessanti a loro volta, ed un altro con puntarelle, colature di alici e cefalo che era insignificante a dir poco, da enoteca basic. Abbiamo poi proseguito con quello che è stato per me il piatto forte che ho apprezzato tantissimo, una zuppa di wagyu e verdure cotta dentro un soufflé di pasta sofficissima con aggiunta di sfere gele di soia. A dir poco commovente, la pasta del Soufflé di scioglieva in bocca e la combinazione finale con la zuppa era qualcosa di davvero avvolgente per il palato. A seguire la portata principale, speravo nel collare di tonno invece ci è toccata un’anatra fuori menú e qua io e mio fratello ci siamo molto divisi: il piatto aveva una sua grande complessità ed era magistralmente eseguito, devo ammettere però anche che questo esemplare piuttosto che raccontare una contaminazione urlava all’errore di focus, sembrava infatti di mangiare un piatto di un ristorante parigino più che di un giapponese contaminato. Aggiungo inoltre che a inizio pasto avevo chiesto di evitare il cervello e le lumache, il piatto in questione aveva un pesto di cime di rapa e lumache invece, disattenzione del servizio che ho riscontrato anche in altri commenti con narrazioni più gravi della mia. Devo dire che era comunque molto buono e le lumache si sentivano il giusto dando un buono sprint minerale al pesto che ho gradito molto, se dobbiamo peró essere fiscali da un ristorante che si presenta in maniera così pomposa un errore del genere è inaccettabile. Mio fratello infatti non ha gradito la portata per tutti i motivi elencati. Veniamo ai dolci, buoni ma niente di commovente, ci hanno portato la cheese cake con frutti rossi e fagioli azuki e il gelato di sake con una sfogliatina super basic. Coperto 4€ acqua 4€. Mio fratello che non era mai stato é rimasto contento ma un po’ deluso dall’eccessiva contaminazione, dalle disattenzioni del servizio e dalla pompata di prezzo di almeno 20€ (che sottoscrivo). Per quanto riguarda me devo dire che a malincuore ho constatato un progressivo peggioramento negli anni, modi non sempre ineccepibili, locale iper affollato e un po’ di perdita di focus da quello che era forse il nobile intento iniziale di Yogiji. Ritengo però che venire a cena da bentoteca sia comunque un’esperienza gastronomicamente e culturalmente arricchente e che forse il posto stesso è rimasto intrappolato nel suo stesso hype, cosa frequente ahimè nel panorama milanese. Se posso dare un consiglio spassionato, il menù degustazione è un’esperienza, ci si affida completamente alla chef per capirne la filosofia e trovo la cosa sensata e assolutamente da provare, al contempo dico che ci sta che la cosa possa non piacere anche perché indubbiamente molto orientata alla vibe del mercato cittadino. Sono rimasta contenta di aver provato ma tornassi indietro forse sceglierei i piatti da me come avevo fatto le altre volte, in questo modo si puo indirizzare il percorso verso sapori più classicamente nipponici o comunque curiosi ma non snaturati.
Giuliana Capobianco

Giuliana Capobianco

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A cosmopolitan take on Japanese cuisine. Would highly recommend especially if you’re looking for Asian cuisine with local inspirations. The tuna roll featured a couple tricks over a typical temaki that made it very interesting. The fish was fresh from Portugal, producing a delicious otoro. Bone marrow is always enjoyable from its over the top rich fattiness, and here it is topped with a marinated raw squid that had a well complementing texture. The toast was charred, a great detail that adds just that small bit of flavor to each bite. The veal tongue Katsu Sando had a thick cut of tongue, which is tender and exceptionally flavorful. The addition of spinach is delightful. The eel in the bento was grilled very well, it had a fair bit of resiliency but still the softness of eel. The Basque cheesecake was delicious, creamy and eggy yet not heavy in anyway.
Alan

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Overrated and expensive for what it is. If you're a food connoisseur, this restaurant will likely disappoint. I’m genuinely confused by the 5-star reviews and its inclusion in the Michelin Guide. We came for an à la carte dinner and ordered several popular items as suggested; three starters, two mains, and four wines. Unfortunately, the dishes were overly salty, and lacked freshness. The so-called “seafood” udon was undercooked and had minimal, shriveled bits of seafood that I had to dig for - very misleading. Portions were small, and while the service was friendly, it was also quite slow. For the price, the experience feels unjustified - the quality simply doesn’t match the hype or the cost. If I’m paying a premium price, I expect premium food.
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Reviews of Bentoteca Milano

4.5
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Torno da Bentoteca con mio fratello per il quale era invece la prima volta e al quale avevo intessuto le lodi del posto, aspettative alte come le altre volte ma mi duole ammettere che, a differenza delle precedenti, questa volta non sono state del tutto soddisfatte. Abbiamo preso due menù omakase composti in totale da 12 portate da condividere più due dolci a testa, quantità per noi più che sufficiente, é la selezione dei piatti che è stata un po’ da alti bassi così come anche i tempi di attesa fra un tranche di portate e l’altra, all’inizio ineccepibili poi sempre più lenti e nervosi. Per iniziare ci hanno porterò vari tagli di tonno, nagitoro di tonno, un tonno cotto, alcuni spaziali altri dai sapori più delicati per non dire insignificanti, seguono il katsusando iconico (molto buono), il nigiri di wagyu (molto molto sanguigno e ferroso, a me piaciuto molto a mio fratello no per esempio), tre piatti a base vegetale, di cui mix di verdure di stagione che ho trovato molto interessante e che non lo avrei mai scelto singolarmente nel menu, dei carciofi con ricci di mare interessanti a loro volta, ed un altro con puntarelle, colature di alici e cefalo che era insignificante a dir poco, da enoteca basic. Abbiamo poi proseguito con quello che è stato per me il piatto forte che ho apprezzato tantissimo, una zuppa di wagyu e verdure cotta dentro un soufflé di pasta sofficissima con aggiunta di sfere gele di soia. A dir poco commovente, la pasta del Soufflé di scioglieva in bocca e la combinazione finale con la zuppa era qualcosa di davvero avvolgente per il palato. A seguire la portata principale, speravo nel collare di tonno invece ci è toccata un’anatra fuori menú e qua io e mio fratello ci siamo molto divisi: il piatto aveva una sua grande complessità ed era magistralmente eseguito, devo ammettere però anche che questo esemplare piuttosto che raccontare una contaminazione urlava all’errore di focus, sembrava infatti di mangiare un piatto di un ristorante parigino più che di un giapponese contaminato. Aggiungo inoltre che a inizio pasto avevo chiesto di evitare il cervello e le lumache, il piatto in questione aveva un pesto di cime di rapa e lumache invece, disattenzione del servizio che ho riscontrato anche in altri commenti con narrazioni più gravi della mia. Devo dire che era comunque molto buono e le lumache si sentivano il giusto dando un buono sprint minerale al pesto che ho gradito molto, se dobbiamo peró essere fiscali da un ristorante che si presenta in maniera così pomposa un errore del genere è inaccettabile. Mio fratello infatti non ha gradito la portata per tutti i motivi elencati. Veniamo ai dolci, buoni ma niente di commovente, ci hanno portato la cheese cake con frutti rossi e fagioli azuki e il gelato di sake con una sfogliatina super basic. Coperto 4€ acqua 4€. Mio fratello che non era mai stato é rimasto contento ma un po’ deluso dall’eccessiva contaminazione, dalle disattenzioni del servizio e dalla pompata di prezzo di almeno 20€ (che sottoscrivo). Per quanto riguarda me devo dire che a malincuore ho constatato un progressivo peggioramento negli anni, modi non sempre ineccepibili, locale iper affollato e un po’ di perdita di focus da quello che era forse il nobile intento iniziale di Yogiji. Ritengo però che venire a cena da bentoteca sia comunque un’esperienza gastronomicamente e culturalmente arricchente e che forse il posto stesso è rimasto intrappolato nel suo stesso hype, cosa frequente ahimè nel panorama milanese. Se posso dare un consiglio spassionato, il menù degustazione è un’esperienza, ci si affida completamente alla chef per capirne la filosofia e trovo la cosa sensata e assolutamente da provare, al contempo dico che ci sta che la cosa possa non piacere anche perché indubbiamente molto orientata alla vibe del mercato cittadino. Sono rimasta contenta di aver provato ma tornassi indietro forse sceglierei i piatti da me come avevo fatto le altre volte, in questo modo si puo indirizzare il percorso verso sapori più classicamente nipponici o comunque curiosi ma...

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2y

Questo locale è da un po’ che attirava la nostra attenzione soprattutto per il profilo dello chef giapponese Tokuyoshi, 10 anni di Francescana… Il connubio italo-nipponico può portare a vette di eccellenza incredibile, l’eleganza e l’equilibrio orientale, abbinato alla materia prima locale possono davvero dare molte soddisfazioni, e così è stato per noi durante il pranzo di domenica. Il locale è carino come ambiente, quell’eleganza sobria dove chiunque può sentirsi a proprio agio. Da migliorare sicuramente l’insonorizzazione che, quando tutti i tavoli sono occupati (cosa prontamente accaduta), si sente mancare! Un altro elemento che a mio avviso necessita di una registrata e la totale assenza di tovaglie, di ogni forma e sostanza! Ok che le bacchette possono essere adagiate su un mini supporto sollevato dal tavolo quando non utilizzate, ma le posate, che sono d’obbligo per alcune preparazioni, vengono poi necessariamente posate sul tavolo con conseguente contaminazione sia del tavolo che delle posate stesse. Diciamo da subito che l’offerta culinaria a me è piaciuta a livelli stratosferici, la mia compagna però non è rimasta pienamente soddisfatta del suo piatto principale: un rombo al vapore con finferli alla griglia che era eccessivamente coperto da una salsa. La mia esperienza è stata invece perfetta in tutte le portate gustate. Abbiamo cominciato con degli antipasti condivisi, 3 piatti, che sono stati nell’ordine: del sashimi di chutoro (una parte pregiata del tonno), salsa yukke, tuorlo marinato e chiodini cotti alla griglia. In questo piatto ho assaporato il Giappone per come me lo sono vissuto durante i miei viaggi. Davvero ottimo il twist dato dalla grigliatura dei chidini che ha donato una giusta complessità e una nota amarognola al piatto. Un’altra preparazione condivisa è stata la torta di gyoza, dove i ravioli erano ripieni di maiale, gamberi, funghi shiitake, serviti con salsa ponzu e olio di gamberi. Materia prima spettacolare e cucinati in modo perfetto. L’ultimo antipasto è stato davvero sublime: del midollo cotto alla brace con calamari fermentati in stile giapponese accompagnati da pane al latte. Stupendo il connubio di due ingredienti che mai penseresti che si sposino così bene. La delicatezza del pesce ingentilisce e dona eleganza ad un piatto della nostra tradizione. Divino. Il mio piatto principale mi ha letteralmente mandato in estasi: un piccione cotto perfettamente marinato nel sake, servito con salsa alla sardella e cavolo kale. Pazzesco e se proprio devo fare un appunto è che un piatto del genere non può essere mandato indietro con tutta la salsa ancora nel piatto perchè manca appunto il modo per “recuperarla”…insomma o portate del pane, o una ciotolina di riso, insomma fate voi, ma non si può sprecare questo ben di Dio! Quello che non è stato all’altezza, a mio avviso, dell’esperienza culinaria è stato il percorso di abbinamento del vino. I tre calici proposti non mi hanno convinto appieno, uno poi, un dolcetto delle langhe “venduto” come freschissimo e delicato, per accompagnare il piccione è proprio l’antitesi di quello che serve per accompagnare questo prodotto! Mi sarei aspettato qualcosa di meglio dato che viene proprio data la possibilità di lasciarsi guidare per il paring. Quello che invece ho notato è sicuramente una certa conoscenza dei vini che mi sono stati proposti in quanto i camerieri ne hanno parlato diffusamente (anche se con qualche imprecisione quando chiedevo le uve di provenienza), ma gli abbinamenti non c’entravano proprio...

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3.0
3y

First of all i have to say I tried many times to eat at the Benoteca but it was always fully booked, i went yesterday for the first time and i had high expectations. Staff welcomed us professionally. Nice looking menu a bit to small of a choice when it comes to first courses ... so we decided to take about 6 starters to share(advised on the menu 3 to share). i have to say the waiter had a quite strong scent of sweat... ask for wine by the glass...only natural wines, ok i can survive, but not giving the choice of having a normal wine, lets agree to disagree. When it comes to food, creative dishes but the taste it self was not remarkable. Some of the staff that brought the dishes to our table explained them , some other dishes came and where not explained, a bit of inconsistent service, and we had to wait 30 minutes between the first two entrees and the others, considering they give time slots to eat of 1h45m (from 19:15 till 21:00) they need to pace the service accordingly...over all, not worth the hype.

P.s. the Asop hand wash in the toilet was refilled with a...

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