"Mi speri che se offendera nissun se parlom un cicin anca de num" : in effetti a Milano è ormai molto difficile mangiare milanese. La cucina milanese è nutriente ma NON pesante: se uscite con un senso di grasso che digerirete con il Viakal... cambiate posto. E provate l'Osteria la Semivuota. La milanesità è già nella vetrina, relativamente dimessa, che non vi fa immaginare l'ampio spazio interno. Un gioco di mattoni lombardi, quelli piccoli e pieni, e di intonaco un po' vissuto da officina, da tipolitografia, da posto "de laurà , pussè che de mangià" (e come un certo episodio di Pozzetto, con anche il quadro del "duplicatore automatico Gestetner " alla parete...). Ma i tavoli sono puliti, ben disposti e con spazio per passare comodi. Il bagno di noi signore di tutto rispetto, con il profumo del pulito ed una sacrosanta sedia! appoggiare una borsa, aggiustarsi una calza... perchè noi signore dobbiamo fare sempre le equilibriste in bagno? questo è comodo finalmente. Il servizio? cortese, sollecito, sorridente e discreto... sa rispondere alle domande sul menù senza esitazione. Il menù? di dimensioni adeguate a tornare quattro o cinque volte ed ordinare sempre nuovi piatti, ma anche a garantire prodotti sempre freschi e di stagione. Potrete finalmente scoprire che oltre risotto cotoletta e ossobuco ci sono almeno venti piatti milanesi che dovreste assaggiare, specie se gli ingredienti sono di ottimi fornitori artigianali regionali. Io stasera? cicoria matta (tarassaco) saltata, luganega cruda su crostini, "bruscitt" (questi vi cercate da soli cosa sono... tant hinn bun!) con purè e finiamo in gloria con pera cotta nel moscato e zafferano, che sapeva di pera sciroppata come la faceva mia nonna, e una spuma leggerissima di gorgonzola dolce Brusati. Il mio ospite ha invece scelto risotto al salto e cotoletta - fatemi aprire una parentesi: se pagate trenta euro per quelle suole fritte che spesso vedo in giro non avete idea di cosa vi perdete. La cotoletta, quella alta, quella che va da una costa all'altra del vitello, richiede una carne di ottima qualità e frollatura, come dice anche Oldani e diceva Marchesi. Tutto il resto si pesta col batticarne per rompere le fibre e diventa suola fritta (si capisce che non mi piace l'orecchia d'elefante?). Qui pagate, tolto l'osso, per almeno tre etti di carrè di vitello tenerissimo, cotto "al rosa", con una panatura perfetta che si stacca come una cialda di croccante, ma resta compatta, e profuma di burro e di salvia, ma non lascia unto. Ecco, stasera la cotoletta in tavola era più buona di quella che faccio io, e sono brava a farla.- Quanto al risotto, la garanzia era il profumo di brodo che aleggia per il locale. La cucina milanese sa di brodo: ma se sentite odore di dado o di granulare... uscite veloci, e correte qui alla Semivuota. Non esiste buon risotto senza buon brodo. Un ultimo cenno alla carta dei vini : decisamente interessante, con proposte lombarde di cui alcune che non conoscevo proprio. Abbiamo scelto una croatina amabile, pur se secco e sui 14 gradi : "Gigante" , IGT della provincia di Pavia. Vi sfido ad assaggiarlo: ha quel giusto amabile che, in analogia ad altri vini emiliani o veneti, avvolge bene i sapori e "sgrassa" quel tanto, come diceva sempre mio Zio. Alla prossima! io sceglierò la giardiniera, il minestrone tiepido e probabilmente lo storione sott'olio... o chissà cos'altro! e voi? Ah! in tutto poco più di 50 euro a testa e digerito subito tutto, con una bella passeggiata fino a Piazza...
Read moreLa Semivuota? No, la Sopravvalutata
Il punto forte di questo locale, aperto da pochi mesi, è evidentemente il marketing social, che gli ha fatto ottenere qualche articolo su blog poco oggettivi e recensioni entusiastiche ingiustificate. La realtà: porzioni minimaliste poco in linea con lo stile da "trattoria milanese" e una cameriera che ci ha dissuaso dal prendere una cotoletta a testa (dal costo di 29€ cad.) dicendoci che loro le danno solo ogni 2 persone (??) salvo poi scoprire che la dimensione non era certo per 2 ma bastava a malapena per una persona. Costringendoci quindi, visto l'appetito non saziato, a prendere un "rinforzo", nello specifico dei piatti di "formaggi misti con mostarda" (12€ cad.) anche questi sufficienti a malapena come assaggio. Passiamo al dolce, ce ne propongono diversi fatti in casa tra cui il tiramisù, che viene ordinato da uno dei commensali, con un certo incomprensibile disappunto della cameriera. Come se non bastasse, arriva poi il cuoco a fare due chiacchiere e "simpaticamente" (ma fino a un certo punto) prende in giro il commensale che aveva scelto il tiramisù (ma se non lo vuoi vendere, perché lo proponi nel menù? no comment...). Per finire arriva il titolare a proporre degli amari. Spesso in questi casi l'amaro viene offerto dalla casa. Qui invece si preferisce tartassare il cliente: 6€ cad. per un bicchierino minuscolo di amaro "artigianale". Conto finale di ca. 60€ a testa, assolutamente NON in linea con quanto consumato. A Milano c'è di meglio a...
Read moresono andata a cena con il mio ragazzo dopo aver letto recensioni positive del locale e del cibo ma siamo rimasti delusi. Il servizio un po' confuso ma non sarebbe stato un problema se fossimo stati trattati gentilmente. Invece all'arrivo del risotto con zafferano ci siamo accorti che il piatto era freddo e il riso crudo, abbiamo informato la cameriera che ha portato via il piatto per poi tornare dicendo che per lo chef e il proprietario la cottura é perfetta (ok ma quindi da dove avete assaggiato il riso? Dal piatto del cliente?). Abbiamo ordinato un antipasto mai arrivato. Al momento del conto abbiamo trovato il risotto (non mangiato) nelle varie voci, nessuno si é scusato e anzi siamo stati quasi presi in giro per aver mandato indietro un risotto crudo. Sinceramente il resto dei piatti era buono ma il trattamento riservato é stato veramente deludente. Basta vedere una puntata di quattro ristoranti in tv per sapere che un cliente non puoi trattarlo in questo modo e non puoi fargli pagare una cosa non mangiata per...
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