La Torre Velasca è un grattacielo di Milano. Realizzato per la Ri.C.E. tra il 1955 e il 1957 su progetto dello Studio BBPR, l’edificio rappresenta uno dei pochi esempi italiani di architettura post-razionalista brutalista. Il suo nome si deve alla piazza omonima in cui si trova, toponimo a sua volta derivante dal nome del politico spagnolo Juan Fernández de Velasco che nel XVII secolo governò il Ducato di Milano. Per il suo interesse storico e artistico nel 2011 l'edificio fa parte dei beni architettonici sottoposti a vincolo dalla Soprintendenza ai Beni Culturali.
L'edificio fu progettato dallo Studio BBPR su incarico della società committente Ri.C.E. (Ricostruzione Comparti Edilizi), che nel 1949 ottenne dal Comune di Milano la licenza per costruire «un edificio pluripiano a uso misto commerciale e residenziale da insediarsi in un'area di suolo pubblico di riconversione», a seguito della devastazione inflitta dai pesanti bombardamenti angloamericani della seconda guerra mondiale.
Gli studi di progettazione iniziarono nel 1950 con la collaborazione dell'ingegnere torinese Arturo Danusso e furono da subito indirizzati verso la creazione di un nuovo simbolo della rinascita post-bellica di Milano, ipotizzando inizialmente un grattacielo da realizzarsi completamente in acciaio e vetro. Per accertarsi maggiormente della fattibilità di tale progetto, lo Studio BBPR interpellò anche un'azienda di New York specializzata nella consulenza economica per progetti di grattacieli, la quale evidenziò che la condizione dell'industria siderurgica italiana del tempo non sarebbe stata in grado di sostenere una simile richiesta di materia prima; l'iniziale ipotesi di una torre in acciaio venne dunque accantonata anche a causa degli alti costi del materiale, pertanto lo Studio BBPR optò per la soluzione in calcestruzzo armato con rivestimento in pietra che ridusse i costi di un quarto ma che si sarebbe altresì inserita meglio nel contesto architettonico cittadino. Fra il 1952 e il 1955 venne portato a termine il progetto definitivo dell'edificio, che venne approvato dal committente e realizzato dalla Società Generale Immobiliare tramite Sogene, tra il 1956 e il 1957. I lavori di costruzione durarono 292 giorni, concludendosi con otto giorni di anticipo rispetto a quanto previsto dal contratto. A seguito di alcuni passaggi di proprietà negli anni duemila l'edificio passò alla Fondiaria Sai, facente parte del Gruppo Ligresti e successivamente, dopo la fusione con Unipol, entrò a far parte del patrimonio immobiliare della nuova società UnipolSai, che si occupò di una totale ristrutturazione. Nell'ottobre del 2019 è stata conclusa una nuova trattativa con cui Unipol ha ceduto la Torre Velasca al gruppo americano Hines, a fronte di un esborso economico complessivo di 220...
Read moreFulgido esempio di tardo razionalismo postbellico, caratterizzato dalla forma a fungo. Violentemente entrata a far parte di un contesto caratterizzato da costruzioni figlie dei bombardamenti del ‘44, che hanno semidistrutto quanto persisteva di un centro storico che nelle immediate adiacenze del Duomo mostrava tutta la sua bellezza, sfigura nettamente al cospetto del gotico della stessa cattedrale e del tardo romanico della vicina San Gottardo, per quanto concerne lo skyline. Fosse dipeso da me, avrei imposto un piano regolatore prevedente il divieto di edificare costruzioni di tale impatto ad una distanza inferiore ad un chilometro dalla circonferenza delle mura medievali: punti di vista. Negli anni ‘50 sull’onda del bisogno di ricostruire si badava poco a simili dettagli, derubricati a piccolezze, e si gettava cemento a tutto spiano, e l’intera area di cui via Larga assume il ruolo di spina dorsale, che ha in piazza San Babila il capolinea settentrionale, è caratterizzata da ammassi di cemento di ogni risma. Con il passare degli anni vanno assumendo sempre più un fascino patinato, in particolare nel quadrilatero del vizio corrispondente a piazza Diaz. La Torre Velasca, al netto della posizione improponibile, resta un lavoro tuttora irripetibile nonostante la tecnologia possa consentirne la rielaborazione perfetta del progetto: l’aspetto massiccio, le travi a vista, l’inconsueta disposizione dei solidi e il tenue rosa dei rivestimenti ne fanno un originalissimo gioiello...
Read moreUno dei primi grattacieli di Milano, eretto negli anni 1955-57 progettato dagli architetti Belgiojoso, Peressutti e Nathan Rogers, capostipiti del movimento brutalista dell'architettura moderna. Fu chiamato con ironia dai milanesi grattacielo con le bretelle, mentre lo scrittore Luciano Bianciardi lo definì torracchione e nel 2012 il Daily Telegraph lo inserì nella lista tra i grattacieli più brutti al mondo. Il nome del grattacielo deriva dalla piazza in cui è collocato, intitolata al governatore spagnolo Juan Fernandez de Velasco. Grattacielo di 26 piani costruito su un'area del centro devastata dai bombardamenti angloamericani, dalla forma che ricorda in chiave moderna la Torre del Filarete del Castello Sforzesco di Milano. La torre con una caratteristica forma a fungo, con la parte bassa fino al 18 piano (il gambo) occupata da negozi e uffici, mentre i restanti piani fino al 26 con una planimetria più larga (il cappello) con la sua vista che domina la città sono destinati ad appartamenti privati. Per alcuni anni questo grattacielo è stato la residenza del compianto comico milanese Gino Bramieri. Contrastanti i pareri su questa costruzione, Philippe Daverio lo considera un assoluto capolavoro, mentre il critico d'arte Vittorio Sgarbi lo definisce come paradigma della civiltà dell'orrore. Nonostante ciò la Torre Velasca rimane un simbolo della...
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