High on the ancient city walls, stands the impressive sight given by this XII c Norman church with three unusual little bulge domes, and with merlons of Arab tradition. Originally it was the chapel of a Palace (no more existing), built by the Admiral Majone di Bari but after his killing in 1160 the church interior (paved with beautiful polychrom marble mosaic) was never finished. Three naves are separated by columns retrieved from previous buildings. For six centuries it was property of the Monreale Benedictins till when in 1787 was used as postal office ! Its present aspect is due to restoration carried out in 1885 meant to free it from transformations and bring it back to how it was. Still the question got no clear reply: which was the original colour of the "red" (more pink to grey) domes? Since 1930s the church belongs to the Order of the...
Read moreChiesa del San Cataldo is an absolute gem that truly captivates the heart of Palermo. Its striking architecture, with its bold, geometric façade and unique Arab-Norman influences, immediately draws you in. Stepping inside, you’re met with a serene ambiance where history and art harmoniously converge. The interplay of light through its distinctive windows and the meticulously crafted details create a spiritual sanctuary that invites both reflection and admiration.
Every element of the church speaks to a rich cultural legacy, making it a must-visit for art enthusiasts, history buffs, and anyone seeking a peaceful retreat. Chiesa del San Cataldo is more than just a place of worship—it’s an immersive experience that showcases the timeless beauty and depth of Sicilian heritage. Without a doubt, this extraordinary site deserves every one of...
Read moreLa chiesa, probabilmente, era forse la cappella di un palazzo costruito da Majone da Bari, nel periodo in cui ricoprì la carica di Grande Ammiraglio del re (1154-60), forse per voler emulare il suo predecessore Giorgio D’Antiochia promotore della fabbrica dell’attigua chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio.
E proprio l'origine pugliese di Majone, gli fece dedicare la cappella a Cataldo, monaco irlandese, per i casi della vita diventato vescovo di Taranto
Alla morte di Majone le sue proprietà furono acquisite dal demanio regio e successivamente passarono in proprietà dell’Ammiraglio regio Silvestro di Marsico che nel 1161 vi seppellì la figlioletta Matilda, a memoria della quale resta una lapide sepolcrale oggi visibile in una parete interna nei pressi dell’ingresso. Nel 1175 il conte Guglielmo di Marsico vendette alla Dogana dei Baroni tutto il complesso edilizio.
Re Guglielmo II, nel 1182, concesse la cappella e gli edifici annessi alla comunità benedettina di Monreale i quali li utilizzarono come Gancìa (ospizio) per la cura degli infermi.
È molto plausibile che San Cataldo abbia mantenuto la propria configurazione fino alla fine del XVII secolo, quando l'Arcivescovo di Monreale Giovanni Roano si fece promotore nel 1679 della “ristorazione e degli abbellimenti” dell'edificio, opere ricordate in un'iscrizione ancora visibile, sopra la porta di ingresso. È proprio la realizzazione all'inizio del XIX secolo della nuova sede della regia Posta, inglobando al suo interno la chiesa di San Cataldo e le sue dipendenze, a determinare il futuro della cappella normanna. Nel 1867 la direzione della Posta decise l'utilizzazione anche della cappella per lo svolgimento di alcune mansioni, destinandola all'ufficio per la distribuzione della corrispondenza.
Grazie allo storico Michele Amari, fu avviato il restauro, forse creativo, dell'architetto Patricolo: sappiamo ad esempio di come il colore rosso delle cupole sia totalmente inventato.
In ogni caso, l'esterno colpisce per l'elegante semplicità, un quadrato movimentato archi ciechi che che inquadrano le tre finestre aperte su ciascun fronte, sovrastato dalle tre cupolette. Entrando, si prova una gran pace, sia per la semplicità dell'architettura, sia per la poetica penombra
Completa questo gioiello il suggestivo pavimento originale cosmatesco stupendamente decorato a tarsie in marmo e lastre di porfido egiziano e serpentino, vero emblema del connubio dell’arte decorativa islamica con elementi latini...
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