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Statua del Regisole — Attraction in Pavia

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Statua del Regisole
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Cathedral of Pavia
Piazza del Duomo, 27100 Pavia PV, Italy
Remains of the Civic Tower
Piazza del Duomo, 1, 27100 Pavia PV, Italy
Basilica di San Teodoro
Piazza San Teodoro, 3, 27100 Pavia PV, Italy
Santa Maria del Carmine
Piazza del Carmine, 27100 Pavia PV, Italy
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Piazza S. Michele, 27100 Pavia PV, Italy
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miscusi | pasta fresca - Pavia
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Viale Vittorio Emanuele II, 41, 27100 Pavia PV, Italy
PAVIA CENTRO
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Statua del Regisole
ItalyLombardyPaviaStatua del Regisole

Basic Info

Statua del Regisole

Piazza del Duomo, 7, 27100 Pavia PV, Italy
4.3(40)
Open until 12:00 AM
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Cultural
Scenic
attractions: Cathedral of Pavia, Remains of the Civic Tower, Basilica di San Teodoro, Santa Maria del Carmine, Cupola Arnaboldi, Ponte Coperto, S. Michele Maggiore Church, Ex Monastery of Saint Maiolo, Statue of Minerva, Kosmos Museo di Storia naturale di Pavia, restaurants: miscusi | pasta fresca - Pavia, Pizzeria Regisole Hostaria, Osteria della Madonna da Peo, La Nuova Mergellina, Hostaria il Cupolone, Miccone, Kame Ramen, Antica Mescita Origini Vineria_Enobottega, Palinuro, TAVERNA SANTORINI
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Cathedral of Pavia

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Remains of the Civic Tower

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Basilica di San Teodoro

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miscusi | pasta fresca - Pavia

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miscusi | pasta fresca - Pavia

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4.3

(585)

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Pizzeria Regisole Hostaria

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4.2

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Osteria della Madonna da Peo

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La Nuova Mergellina

La Nuova Mergellina

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Reviews of Statua del Regisole

4.3
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Storia

L'origine della statua non è chiara: se alcuni ipotizzano che si trattasse del monumento al re ostrogoto Teodorico il Grande[1], fuso all'inizio del VI secolo, secondo altre fonti portato ad Aquisgrana da Carlo Magno e posto vicino alla cappella palatina (atto criticato da Valafrido Strabone nel suo De imagine Tetrici, essendo Teodorico ariano)[2], altri credono che l'opera, documentata dall'XI secolo, fosse originariamente posta nel Palazzo Reale e trasportata nella nuova sede in seguito a un'insurrezione popolare del 1024, quando l'edificio venne distrutto. Collocata davanti alla cattedrale, fu da allora uno dei simboli della città, raffigurato ad esempio sul sigillo d'argento del Comune. Secondo il geografo arabo Ibrāhīm al-Turtuši, che viaggiò nell’Europa centro-occidentale tra il 960 e il 965 e visitò Pavia, il regisole era posto presso una porta del Palazzo Reale[3].

Doveva trattarsi comunque di un'opera tardoantica o dell'unico esempio di bronzistica monumentale del medioevo italiano, fuso con la tecnica della cera persa prima che andasse obliata, almeno in Europa occidentale.

Il nome derivò forse da "Rege[m] Solis", poiché ricoperto anticamente di dorature che riflettevano i raggi solari, oppure dalla posizione del braccio alzato che sembrava "reggere" il sole, o ancora dalla parola "regisolio", cioè trono regale.

Nel 1315, dopo presa della città, i Visconti portarono la statua a Milano, ma le restituirono ai pavesi nel 1335[4].

Dopo che Galeazzo II trasferì la sua residenza da Milano a Pavia, molti ospiti illustri della corte dei Visconti ne rimasero colpiti: Francesco Petrarca ne parlò in una lettera al Boccaccio, e, più tardi, Leonardo da Vinci lo ammirò nel 1490, mentre visitava la città con Francesco di Giorgio Martini.

Fu uno dei modelli a cui attinsero gli scultori del Rinascimento per far rinascere l'arte del monumento equestre. La statua aveva una mano sollevata come il Marc'Aurelio e il cavallo teneva una zampa sollevata per evidenziare il dinamismo. Per ovviare però ai problemi statici, sotto lo zoccolo sollevato del cavallo un cagnolino in piedi sulle zampe posteriori faceva da decorazione e punto di scarico per il peso. Una soluzione analoga venne ripresa, nel 1446, da Donatello per il Monumento equestre al Gattamelata a Padova, prima statua equestre del Rinascimento.

Nel 1527, durante il Sacco di Pavia, la statua venne trafugata da un soldato di Ravenna, un certo Cosimo Magni, che fece caricare la statua su di una barca, con l'intenzione di inviarla nella propria città. Ma la nave fu fermata a Cremona per ordine di Francesco II Sforza e, dopo esserevi rimasta cinque anni, venne infine riportata a Pavia[5].

La statua venne distrutta nel 1796 dai giacobini pavesi, poiché raffigurante un monarca.

Nel 1809 l'amministrazione della città vendette i pezzi superstiti dell'opera, fino ad allora conservati in un magazzino, per finanziare alcune opere pubbliche.

Verso la metà degli anni trenta si decise di affidare allo scultore Francesco Messina l'esecuzione di una copia del Regisole strettamente basata sulle riproduzioni antiche.

Il nuovo Regisole, una statua bronzea alta 6 metri posta su una base di travertino, fu così ricollocato davanti al Duomo e solennemente inaugurato l'8...

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5.0
5y

È forse il più enigmatico tra i misteri che la millenaria storia della nostra Pavia porta con sé. E nessuno, benché la sua immagine sia uno dei più genuini simboli della pavesità, lo ha ancora risolto. Chi rappresenta il Regisole? Molto è stato scritto e molte argomentazioni sono state prodotte sulla statua equestre di piazza del Duomo. Un imperatore? Marco Aurelio? Settimio Severo? Odoacre? Teodorico? Innanzitutto occorre precisare che l'attuale Regisole non è l'antica originaria statua, ma una copia moderna. Fu infatti collocato dov'è ora nel 1937, ed è opera dello scultore Francesco Messina (lo stesso autore della Minerva) e presenta alcune varianti rispetto all'immagine tramandataci dagli storici pavesi: il cavaliere è privo di barba, il movimento del cavallo è reso in maniera decisamente più briosa rispetto al più statico antico monumento, e manca l'originale e pittoresco sostegno alla zampa anteriore sinistra del cavallo: un cagnolino. Nel complesso, il Regisole, come possiamo ammirarlo oggi, è opera di alta scultura: il gioco dei muscoli del cavallo, tra il trotto ed il galoppo, l'anatomia perfetta di cavallo e cavaliere, le pieghe del mantello e tutto l'insieme riflettono l'alta plasticità e maestria della fusione. Il vecchio Regisole, dal canto suo, godette tuttavia dell'ammirazione di visitatori del calibro di Leonardo da Vinci, che, durante una delle sue visite alla fabbrica del Duomo, così si espresse nei suoi appunti: «Di quel (ossia del cavallo) di Pavia, si lauda più il movimento che niuna altra cosa». Anche il Petrarca aveva riportato la medesima impressione di Leonardo: nella lettera all'amico Boccaccio scrive che il «Regisole è cosa ammirevole per lo slancio del cavallo come all'assalto della cima di un colle». È importante inoltre notare come l'antico Regisole fosse come l'attuale in bronzo, ma sfoggiasse, a differenza di questo, una preziosa doratura, che veniva periodicamente ripulita e restaurata, segno questo della cura che i pavesi ebbero sempre per la statua equestre. Una datazione certa dell'antico Regisole è impossibile, ma può essere verisimilmente collocata nell'ambito del tardo Impero Romano. Sul personaggio che rappresenta, si possono azzardare alcune ipotesi: la più attendibile propenderebbe per una relazione tra il "sole" della parola "Regisole" e la parola greca "helios", cui rimandano i nomi degli imperatori romani Marco Aurelio (Aurelios) ed Aureliano, dei quali sarebbe la corruzione medievale. Se da una parte l'iconografia tramandataci suggerisce l'identificazione del Regisole con Marco Aurelio, dall'altra è plausibile che la statua rappresentasse Aureliano, legato a doppio filo alla storia di Pavia per aver sconfitto, alle porte della città, gli Alemanni, dunque verosimilmente più vicino alle simpatie della popolazione locale. Anche la mano alzata nel tipico saluto romano propenderebbe per la tesi che vorrebbe il Regisole come la raffigurazione di...

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4.0
38w

La Statua del Regisole è un monumento equestre in bronzo che sorge in piazza Duomo a Pavia di fronte alla cattedrale pavese. La sua storia è ricca di aneddoti e spostamenti che mischiano realtà e leggenda. Già dalle origini le vicissitudini del Regisole non sono chiare: non si conoscono infatti né la data certa di costruzione né il soggetto della statua. Qualcuno parla di origine longobarda, con soggetto re Teodorico il Grande, altri invece ritengono che la statua sia stata creata ad Acquisgrana su volere di Carlo Magno e, successivamente, trasferita a Pavia. Nel 1315 i Visconti conquistarono Pavia e, complice lo spostamento della residenza di Galeazzo II Visconti a Pavia, il monumento conobbe grande fama nella penisola, venendo citato da Petrarca in una lettera al Boccaccio, e da Leonardo Da Vinci. Questa popolarità fece sì che il Regisole diventasse un punto di riferimento per molti scultori rinascimentali intenti a realizzare statue equestre. La statua attuale non è tuttavia quella originale, che venne distrutta dai Giacobini Pavesi nel 1796 sulla scia dei sentimenti antimonarchici evocati dalla Rivoluzione francese. Negli anni ’30 del ‘900 il comune decise di...

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CristianCristian
Storia L'origine della statua non è chiara: se alcuni ipotizzano che si trattasse del monumento al re ostrogoto Teodorico il Grande[1], fuso all'inizio del VI secolo, secondo altre fonti portato ad Aquisgrana da Carlo Magno e posto vicino alla cappella palatina (atto criticato da Valafrido Strabone nel suo De imagine Tetrici, essendo Teodorico ariano)[2], altri credono che l'opera, documentata dall'XI secolo, fosse originariamente posta nel Palazzo Reale e trasportata nella nuova sede in seguito a un'insurrezione popolare del 1024, quando l'edificio venne distrutto. Collocata davanti alla cattedrale, fu da allora uno dei simboli della città, raffigurato ad esempio sul sigillo d'argento del Comune. Secondo il geografo arabo Ibrāhīm al-Turtuši, che viaggiò nell’Europa centro-occidentale tra il 960 e il 965 e visitò Pavia, il regisole era posto presso una porta del Palazzo Reale[3]. Doveva trattarsi comunque di un'opera tardoantica o dell'unico esempio di bronzistica monumentale del medioevo italiano, fuso con la tecnica della cera persa prima che andasse obliata, almeno in Europa occidentale. Il nome derivò forse da "Rege[m] Solis", poiché ricoperto anticamente di dorature che riflettevano i raggi solari, oppure dalla posizione del braccio alzato che sembrava "reggere" il sole, o ancora dalla parola "regisolio", cioè trono regale. Nel 1315, dopo presa della città, i Visconti portarono la statua a Milano, ma le restituirono ai pavesi nel 1335[4]. Dopo che Galeazzo II trasferì la sua residenza da Milano a Pavia, molti ospiti illustri della corte dei Visconti ne rimasero colpiti: Francesco Petrarca ne parlò in una lettera al Boccaccio, e, più tardi, Leonardo da Vinci lo ammirò nel 1490, mentre visitava la città con Francesco di Giorgio Martini. Fu uno dei modelli a cui attinsero gli scultori del Rinascimento per far rinascere l'arte del monumento equestre. La statua aveva una mano sollevata come il Marc'Aurelio e il cavallo teneva una zampa sollevata per evidenziare il dinamismo. Per ovviare però ai problemi statici, sotto lo zoccolo sollevato del cavallo un cagnolino in piedi sulle zampe posteriori faceva da decorazione e punto di scarico per il peso. Una soluzione analoga venne ripresa, nel 1446, da Donatello per il Monumento equestre al Gattamelata a Padova, prima statua equestre del Rinascimento. Nel 1527, durante il Sacco di Pavia, la statua venne trafugata da un soldato di Ravenna, un certo Cosimo Magni, che fece caricare la statua su di una barca, con l'intenzione di inviarla nella propria città. Ma la nave fu fermata a Cremona per ordine di Francesco II Sforza e, dopo esserevi rimasta cinque anni, venne infine riportata a Pavia[5]. La statua venne distrutta nel 1796 dai giacobini pavesi, poiché raffigurante un monarca. Nel 1809 l'amministrazione della città vendette i pezzi superstiti dell'opera, fino ad allora conservati in un magazzino, per finanziare alcune opere pubbliche. Verso la metà degli anni trenta si decise di affidare allo scultore Francesco Messina l'esecuzione di una copia del Regisole strettamente basata sulle riproduzioni antiche. Il nuovo Regisole, una statua bronzea alta 6 metri posta su una base di travertino, fu così ricollocato davanti al Duomo e solennemente inaugurato l'8 dicembre 1937.
Freddy RovelliFreddy Rovelli
È forse il più enigmatico tra i misteri che la millenaria storia della nostra Pavia porta con sé. E nessuno, benché la sua immagine sia uno dei più genuini simboli della pavesità, lo ha ancora risolto. Chi rappresenta il Regisole? Molto è stato scritto e molte argomentazioni sono state prodotte sulla statua equestre di piazza del Duomo. Un imperatore? Marco Aurelio? Settimio Severo? Odoacre? Teodorico? Innanzitutto occorre precisare che l'attuale Regisole non è l'antica originaria statua, ma una copia moderna. Fu infatti collocato dov'è ora nel 1937, ed è opera dello scultore Francesco Messina (lo stesso autore della Minerva) e presenta alcune varianti rispetto all'immagine tramandataci dagli storici pavesi: il cavaliere è privo di barba, il movimento del cavallo è reso in maniera decisamente più briosa rispetto al più statico antico monumento, e manca l'originale e pittoresco sostegno alla zampa anteriore sinistra del cavallo: un cagnolino. Nel complesso, il Regisole, come possiamo ammirarlo oggi, è opera di alta scultura: il gioco dei muscoli del cavallo, tra il trotto ed il galoppo, l'anatomia perfetta di cavallo e cavaliere, le pieghe del mantello e tutto l'insieme riflettono l'alta plasticità e maestria della fusione. Il vecchio Regisole, dal canto suo, godette tuttavia dell'ammirazione di visitatori del calibro di Leonardo da Vinci, che, durante una delle sue visite alla fabbrica del Duomo, così si espresse nei suoi appunti: «Di quel (ossia del cavallo) di Pavia, si lauda più il movimento che niuna altra cosa». Anche il Petrarca aveva riportato la medesima impressione di Leonardo: nella lettera all'amico Boccaccio scrive che il «Regisole è cosa ammirevole per lo slancio del cavallo come all'assalto della cima di un colle». È importante inoltre notare come l'antico Regisole fosse come l'attuale in bronzo, ma sfoggiasse, a differenza di questo, una preziosa doratura, che veniva periodicamente ripulita e restaurata, segno questo della cura che i pavesi ebbero sempre per la statua equestre. Una datazione certa dell'antico Regisole è impossibile, ma può essere verisimilmente collocata nell'ambito del tardo Impero Romano. Sul personaggio che rappresenta, si possono azzardare alcune ipotesi: la più attendibile propenderebbe per una relazione tra il "sole" della parola "Regisole" e la parola greca "helios", cui rimandano i nomi degli imperatori romani Marco Aurelio (Aurelios) ed Aureliano, dei quali sarebbe la corruzione medievale. Se da una parte l'iconografia tramandataci suggerisce l'identificazione del Regisole con Marco Aurelio, dall'altra è plausibile che la statua rappresentasse Aureliano, legato a doppio filo alla storia di Pavia per aver sconfitto, alle porte della città, gli Alemanni, dunque verosimilmente più vicino alle simpatie della popolazione locale. Anche la mano alzata nel tipico saluto romano propenderebbe per la tesi che vorrebbe il Regisole come la raffigurazione di un imperatore.
Andrea CarraraAndrea Carrara
La Statua del Regisole è un monumento equestre in bronzo che sorge in piazza Duomo a Pavia di fronte alla cattedrale pavese. La sua storia è ricca di aneddoti e spostamenti che mischiano realtà e leggenda. Già dalle origini le vicissitudini del Regisole non sono chiare: non si conoscono infatti né la data certa di costruzione né il soggetto della statua. Qualcuno parla di origine longobarda, con soggetto re Teodorico il Grande, altri invece ritengono che la statua sia stata creata ad Acquisgrana su volere di Carlo Magno e, successivamente, trasferita a Pavia. Nel 1315 i Visconti conquistarono Pavia e, complice lo spostamento della residenza di Galeazzo II Visconti a Pavia, il monumento conobbe grande fama nella penisola, venendo citato da Petrarca in una lettera al Boccaccio, e da Leonardo Da Vinci. Questa popolarità fece sì che il Regisole diventasse un punto di riferimento per molti scultori rinascimentali intenti a realizzare statue equestre. La statua attuale non è tuttavia quella originale, che venne distrutta dai Giacobini Pavesi nel 1796 sulla scia dei sentimenti antimonarchici evocati dalla Rivoluzione francese. Negli anni ’30 del ‘900 il comune decise di realizzarne una copia.
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Cristian

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È forse il più enigmatico tra i misteri che la millenaria storia della nostra Pavia porta con sé. E nessuno, benché la sua immagine sia uno dei più genuini simboli della pavesità, lo ha ancora risolto. Chi rappresenta il Regisole? Molto è stato scritto e molte argomentazioni sono state prodotte sulla statua equestre di piazza del Duomo. Un imperatore? Marco Aurelio? Settimio Severo? Odoacre? Teodorico? Innanzitutto occorre precisare che l'attuale Regisole non è l'antica originaria statua, ma una copia moderna. Fu infatti collocato dov'è ora nel 1937, ed è opera dello scultore Francesco Messina (lo stesso autore della Minerva) e presenta alcune varianti rispetto all'immagine tramandataci dagli storici pavesi: il cavaliere è privo di barba, il movimento del cavallo è reso in maniera decisamente più briosa rispetto al più statico antico monumento, e manca l'originale e pittoresco sostegno alla zampa anteriore sinistra del cavallo: un cagnolino. Nel complesso, il Regisole, come possiamo ammirarlo oggi, è opera di alta scultura: il gioco dei muscoli del cavallo, tra il trotto ed il galoppo, l'anatomia perfetta di cavallo e cavaliere, le pieghe del mantello e tutto l'insieme riflettono l'alta plasticità e maestria della fusione. Il vecchio Regisole, dal canto suo, godette tuttavia dell'ammirazione di visitatori del calibro di Leonardo da Vinci, che, durante una delle sue visite alla fabbrica del Duomo, così si espresse nei suoi appunti: «Di quel (ossia del cavallo) di Pavia, si lauda più il movimento che niuna altra cosa». Anche il Petrarca aveva riportato la medesima impressione di Leonardo: nella lettera all'amico Boccaccio scrive che il «Regisole è cosa ammirevole per lo slancio del cavallo come all'assalto della cima di un colle». È importante inoltre notare come l'antico Regisole fosse come l'attuale in bronzo, ma sfoggiasse, a differenza di questo, una preziosa doratura, che veniva periodicamente ripulita e restaurata, segno questo della cura che i pavesi ebbero sempre per la statua equestre. Una datazione certa dell'antico Regisole è impossibile, ma può essere verisimilmente collocata nell'ambito del tardo Impero Romano. Sul personaggio che rappresenta, si possono azzardare alcune ipotesi: la più attendibile propenderebbe per una relazione tra il "sole" della parola "Regisole" e la parola greca "helios", cui rimandano i nomi degli imperatori romani Marco Aurelio (Aurelios) ed Aureliano, dei quali sarebbe la corruzione medievale. Se da una parte l'iconografia tramandataci suggerisce l'identificazione del Regisole con Marco Aurelio, dall'altra è plausibile che la statua rappresentasse Aureliano, legato a doppio filo alla storia di Pavia per aver sconfitto, alle porte della città, gli Alemanni, dunque verosimilmente più vicino alle simpatie della popolazione locale. Anche la mano alzata nel tipico saluto romano propenderebbe per la tesi che vorrebbe il Regisole come la raffigurazione di un imperatore.
Freddy Rovelli

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La Statua del Regisole è un monumento equestre in bronzo che sorge in piazza Duomo a Pavia di fronte alla cattedrale pavese. La sua storia è ricca di aneddoti e spostamenti che mischiano realtà e leggenda. Già dalle origini le vicissitudini del Regisole non sono chiare: non si conoscono infatti né la data certa di costruzione né il soggetto della statua. Qualcuno parla di origine longobarda, con soggetto re Teodorico il Grande, altri invece ritengono che la statua sia stata creata ad Acquisgrana su volere di Carlo Magno e, successivamente, trasferita a Pavia. Nel 1315 i Visconti conquistarono Pavia e, complice lo spostamento della residenza di Galeazzo II Visconti a Pavia, il monumento conobbe grande fama nella penisola, venendo citato da Petrarca in una lettera al Boccaccio, e da Leonardo Da Vinci. Questa popolarità fece sì che il Regisole diventasse un punto di riferimento per molti scultori rinascimentali intenti a realizzare statue equestre. La statua attuale non è tuttavia quella originale, che venne distrutta dai Giacobini Pavesi nel 1796 sulla scia dei sentimenti antimonarchici evocati dalla Rivoluzione francese. Negli anni ’30 del ‘900 il comune decise di realizzarne una copia.
Andrea Carrara

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