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Statue of Minerva — Attraction in Pavia

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Statue of Minerva
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Statue of Minerva
ItalyLombardyPaviaStatue of Minerva

Basic Info

Statue of Minerva

Viale della Libertà, 21, 27100 Pavia PV, Italy
4.3(1.4K)
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Cultural
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attractions: Kosmos Museo di Storia naturale di Pavia, Santa Maria del Carmine, Cathedral of Pavia, Botta - Adorno Palace, Basilica di San Teodoro, Remains of the Civic Tower, Statua del Regisole, Ponte Coperto, Cupola Arnaboldi, Ctrl+Alt Museum, restaurants: Bellimpasto pizzeria pavia, A'Vucciria, Molto Più PIZZA BURGER E RESTAURANT, K-Bunsik, Shanghai, Taverna del Gentilorco, Angolo di Casa Pavia, La Nuova Mergellina, TAVERNA SANTORINI, Juice Bio Bistrot & Café
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LuchyLuchy
E' molto bella ed è anche un pezzo storico di Pavia !! Storia della Minerva Francesco Messina nasce in Sicilia, a Linguaglossa il 15 dicembre del 1900. L’anno seguente la sua famiglia si trasferisce a Genova con l’intenzione di emigrare poi in America. Nella casa di vico Fosse del Colle, nei pressi della casa natale di Paganini, vive una infanzia poverissima. A Genova tralascia gli studi per entrare nella bottega del marmista Giovanni Scanzi, noto autore di statue cimiteriali. In seguito frequenta i corsi liberi di nudo, quindi l'Accademia Linguistica di belle arti e prende contatto con l'ambiente artistico genovese, così da essere invitato con una testina in marmo già nel 1915 a un'esposizione di artisti al fronte. La sua formazione culturale si amplia e si approfondisce nel corso degli anni venti grazie a viaggi di studio nelle capitali europee, in particolare a Parigi, dove fondamentale sarà l'incontro con Rodin, che lo indirizzerà in senso classico-naturalistico. Salva una passeggera adesione all'esperienza futurista, l'interesse di Messina si concentra sulla tradizione italiana, in particolare quella dei quattrocentisti toscani, di cui apprezza ed emula sia le qualità formali sia l'alta maestria tecnica, il "mestiere"; già in quelle prime prove è evidente la predilezione dell'artista per la figura umana, da lui trattata per l'intero arco della sua produzione, dalle piccole terrecotte sensitive alle colossali statue monumentali (la Minerva ed il Regisole di Pavia). I rapporti, nella seconda metà degli anni Venti, con il gruppo del Novecento italiano, che incontra nella Galleria De Cristoforis o nella Pasticceria Marchesi quando si reca a Milano per seguire le fusioni, e con il quale espone alle due grandi mostre del 1926 (Autoritratto, Vittoria) e del 1929 (Testa di ragazza, Ritratto del pittore Funi, Bimbo nudo) confermano sempre più Messina nella tendenza purista, portandolo a distruggere tutte le opere del periodo giovanile, spurie e prive di quel rigore formale ora considerato qualità preminente della scultura. Carlo Carrà, presentando una mostra alla Galleria di Milano nel '29, sottolinea il carattere distintivo dell'arte di Messina, consistente nella perfetta sintesi formale tra i dati forniti dall'esperienza reale e il recupero intelletualistico e letterario della tradizione. Trasferitosi nel '32 a Milano, Messina vince due anni dopo la cattedra di Scultura dell'Accademia di Brera, succedendo a Wildt, quindi è nominato direttore dell'Accademia stessa. Da quel momento si succedono frequenti commissioni di prestigio (il busto bronzeo del Cardinale Schuster, le opere monumentali di Pavia) e notevoli riconoscimenti di critica e di pubblico in occasione della sua partecipazione a grandi esposizioni, come la sala personale alla Quadriennale romana del '39 e il Premio internazionale di scultura alla Biennale veneziana del '42. Superato un breve periodo di difficoltà negli anni immediatamente successivi alla caduta del Regime, Messina riprende l'attività didattica e quella espositiva, ottenendo una sala personale alla Quadriennale romana del '51 ed alla Biennale veneziana del '56; nuovamente gli vengono affidati incarichi di d'impegno; tra gli altri il monumento a Pio XII in San Pietro, quella di Santa Caterina per Castel Sant'Angelo, il cavallo per la sede romana della Rai. Le opere dell'ultimo decennio paiono discostarsi un poco dalla precedente produzione per uno stile più mosso e contrastato, non insensibile a influssi espressionistici.
gaetano cassinelligaetano cassinelli
Una vecchia porta di Pavia (porta Marica, poi Borgoratto, poi Cavour, smantellata e ora piazza Minerva ) La statua opera di Francesco Messina venne lì posizionata nel 1939, a ricordo della vocazione universitaria della città 1364. Una curiosità riguarda la punta della lancia di Minerva, rivolta verso il basso anziché verso il cielo come nelle normali rappresentazioni della dea. Si ritiene che l’autore volesse suggerire il predominio della cultura sulle armi, essendo stata la stessa commissionata e pagata dalla vedova del rettore universitario Otorino Rossi, il quale si operò contro il predominio delle università Milanesi, e difatti la statua volge le spalle a Milano. La scritta posta sul basamento della statua: “PAVIA – DALLA GLORIA MILLENARIA DEL SUO ATENEO TRAGGA AUSPICIO – A MAGGIORI FORTUNE”, altro non fa che rafforzare un'immagine forte per la cultura e pronta se fosse il caso alla battaglia.
Tiziana BotteriTiziana Botteri
…arrivata a Pavia…decido di fare una passeggiata verso il Duomo!!…e mi trovo davanti…questa imponente Statua della Minerva!!…che si trova su un alto basamento proprio al centro della rotonda in Piazza della Minerva!!…infatti io sono partita dalla stazione ferroviaria della città e ero diretta verso il centro storico!!…Minerva!!…la Dea!!…si presenta proprio con fierezza e determinazione!!…lei rappresenta la saggezza e la forza!!…io sinceramente sono rimasta incantata da questa imponente opera in bronzo e marmo!!…e il suo autore Francesco Messina!!…penso che era veramente un grande artista!!…e questa opera sia stata uno dei suoi capolavori!!…un vero simbolo di Pavia questa bella Statua della Minerva!!…
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E' molto bella ed è anche un pezzo storico di Pavia !! Storia della Minerva Francesco Messina nasce in Sicilia, a Linguaglossa il 15 dicembre del 1900. L’anno seguente la sua famiglia si trasferisce a Genova con l’intenzione di emigrare poi in America. Nella casa di vico Fosse del Colle, nei pressi della casa natale di Paganini, vive una infanzia poverissima. A Genova tralascia gli studi per entrare nella bottega del marmista Giovanni Scanzi, noto autore di statue cimiteriali. In seguito frequenta i corsi liberi di nudo, quindi l'Accademia Linguistica di belle arti e prende contatto con l'ambiente artistico genovese, così da essere invitato con una testina in marmo già nel 1915 a un'esposizione di artisti al fronte. La sua formazione culturale si amplia e si approfondisce nel corso degli anni venti grazie a viaggi di studio nelle capitali europee, in particolare a Parigi, dove fondamentale sarà l'incontro con Rodin, che lo indirizzerà in senso classico-naturalistico. Salva una passeggera adesione all'esperienza futurista, l'interesse di Messina si concentra sulla tradizione italiana, in particolare quella dei quattrocentisti toscani, di cui apprezza ed emula sia le qualità formali sia l'alta maestria tecnica, il "mestiere"; già in quelle prime prove è evidente la predilezione dell'artista per la figura umana, da lui trattata per l'intero arco della sua produzione, dalle piccole terrecotte sensitive alle colossali statue monumentali (la Minerva ed il Regisole di Pavia). I rapporti, nella seconda metà degli anni Venti, con il gruppo del Novecento italiano, che incontra nella Galleria De Cristoforis o nella Pasticceria Marchesi quando si reca a Milano per seguire le fusioni, e con il quale espone alle due grandi mostre del 1926 (Autoritratto, Vittoria) e del 1929 (Testa di ragazza, Ritratto del pittore Funi, Bimbo nudo) confermano sempre più Messina nella tendenza purista, portandolo a distruggere tutte le opere del periodo giovanile, spurie e prive di quel rigore formale ora considerato qualità preminente della scultura. Carlo Carrà, presentando una mostra alla Galleria di Milano nel '29, sottolinea il carattere distintivo dell'arte di Messina, consistente nella perfetta sintesi formale tra i dati forniti dall'esperienza reale e il recupero intelletualistico e letterario della tradizione. Trasferitosi nel '32 a Milano, Messina vince due anni dopo la cattedra di Scultura dell'Accademia di Brera, succedendo a Wildt, quindi è nominato direttore dell'Accademia stessa. Da quel momento si succedono frequenti commissioni di prestigio (il busto bronzeo del Cardinale Schuster, le opere monumentali di Pavia) e notevoli riconoscimenti di critica e di pubblico in occasione della sua partecipazione a grandi esposizioni, come la sala personale alla Quadriennale romana del '39 e il Premio internazionale di scultura alla Biennale veneziana del '42. Superato un breve periodo di difficoltà negli anni immediatamente successivi alla caduta del Regime, Messina riprende l'attività didattica e quella espositiva, ottenendo una sala personale alla Quadriennale romana del '51 ed alla Biennale veneziana del '56; nuovamente gli vengono affidati incarichi di d'impegno; tra gli altri il monumento a Pio XII in San Pietro, quella di Santa Caterina per Castel Sant'Angelo, il cavallo per la sede romana della Rai. Le opere dell'ultimo decennio paiono discostarsi un poco dalla precedente produzione per uno stile più mosso e contrastato, non insensibile a influssi espressionistici.
Luchy

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Una vecchia porta di Pavia (porta Marica, poi Borgoratto, poi Cavour, smantellata e ora piazza Minerva ) La statua opera di Francesco Messina venne lì posizionata nel 1939, a ricordo della vocazione universitaria della città 1364. Una curiosità riguarda la punta della lancia di Minerva, rivolta verso il basso anziché verso il cielo come nelle normali rappresentazioni della dea. Si ritiene che l’autore volesse suggerire il predominio della cultura sulle armi, essendo stata la stessa commissionata e pagata dalla vedova del rettore universitario Otorino Rossi, il quale si operò contro il predominio delle università Milanesi, e difatti la statua volge le spalle a Milano. La scritta posta sul basamento della statua: “PAVIA – DALLA GLORIA MILLENARIA DEL SUO ATENEO TRAGGA AUSPICIO – A MAGGIORI FORTUNE”, altro non fa che rafforzare un'immagine forte per la cultura e pronta se fosse il caso alla battaglia.
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…arrivata a Pavia…decido di fare una passeggiata verso il Duomo!!…e mi trovo davanti…questa imponente Statua della Minerva!!…che si trova su un alto basamento proprio al centro della rotonda in Piazza della Minerva!!…infatti io sono partita dalla stazione ferroviaria della città e ero diretta verso il centro storico!!…Minerva!!…la Dea!!…si presenta proprio con fierezza e determinazione!!…lei rappresenta la saggezza e la forza!!…io sinceramente sono rimasta incantata da questa imponente opera in bronzo e marmo!!…e il suo autore Francesco Messina!!…penso che era veramente un grande artista!!…e questa opera sia stata uno dei suoi capolavori!!…un vero simbolo di Pavia questa bella Statua della Minerva!!…
Tiziana Botteri

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Reviews of Statue of Minerva

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E' molto bella ed è anche un pezzo storico di Pavia !! Storia della Minerva

Francesco Messina nasce in Sicilia, a Linguaglossa il 15 dicembre del 1900. L’anno seguente la sua famiglia si trasferisce a Genova con l’intenzione di emigrare poi in America. Nella casa di vico Fosse del Colle, nei pressi della casa natale di Paganini, vive una infanzia poverissima.

A Genova tralascia gli studi per entrare nella bottega del marmista Giovanni Scanzi, noto autore di statue cimiteriali.

In seguito frequenta i corsi liberi di nudo, quindi l'Accademia Linguistica di belle arti e prende contatto con l'ambiente artistico genovese, così da essere invitato con una testina in marmo già nel 1915 a un'esposizione di artisti al fronte. La sua formazione culturale si amplia e si approfondisce nel corso degli anni venti grazie a viaggi di studio nelle capitali europee, in particolare a Parigi, dove fondamentale sarà l'incontro con Rodin, che lo indirizzerà in senso classico-naturalistico.

Salva una passeggera adesione all'esperienza futurista, l'interesse di Messina si concentra sulla tradizione italiana, in particolare quella dei quattrocentisti toscani, di cui apprezza ed emula sia le qualità formali sia l'alta maestria tecnica, il "mestiere"; già in quelle prime prove è evidente la predilezione dell'artista per la figura umana, da lui trattata per l'intero arco della sua produzione, dalle piccole terrecotte sensitive alle colossali statue monumentali (la Minerva ed il Regisole di Pavia).

I rapporti, nella seconda metà degli anni Venti, con il gruppo del Novecento italiano, che incontra nella Galleria De Cristoforis o nella Pasticceria Marchesi quando si reca a Milano per seguire le fusioni, e con il quale espone alle due grandi mostre del 1926 (Autoritratto, Vittoria) e del 1929 (Testa di ragazza, Ritratto del pittore Funi, Bimbo nudo) confermano sempre più Messina nella tendenza purista, portandolo a distruggere tutte le opere del periodo giovanile, spurie e prive di quel rigore formale ora considerato qualità preminente della scultura.

Carlo Carrà, presentando una mostra alla Galleria di Milano nel '29, sottolinea il carattere distintivo dell'arte di Messina, consistente nella perfetta sintesi formale tra i dati forniti dall'esperienza reale e il recupero intelletualistico e letterario della tradizione.

Trasferitosi nel '32 a Milano, Messina vince due anni dopo la cattedra di Scultura dell'Accademia di Brera, succedendo a Wildt, quindi è nominato direttore dell'Accademia stessa. Da quel momento si succedono frequenti commissioni di prestigio (il busto bronzeo del Cardinale Schuster, le opere monumentali di Pavia) e notevoli riconoscimenti di critica e di pubblico in occasione della sua partecipazione a grandi esposizioni, come la sala personale alla Quadriennale romana del '39 e il Premio internazionale di scultura alla Biennale veneziana del '42.

Superato un breve periodo di difficoltà negli anni immediatamente successivi alla caduta del Regime, Messina riprende l'attività didattica e quella espositiva, ottenendo una sala personale alla Quadriennale romana del '51 ed alla Biennale veneziana del '56; nuovamente gli vengono affidati incarichi di d'impegno; tra gli altri il monumento a Pio XII in San Pietro, quella di Santa Caterina per Castel Sant'Angelo, il cavallo per la sede romana della Rai.

Le opere dell'ultimo decennio paiono discostarsi un poco dalla precedente produzione per uno stile più mosso e contrastato, non insensibile a influssi...

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L’opera fu realizzata dallo scultore Francesco Messina nel 1938 e inaugurata il 22 gennaio 1939, in piena era fascista. La Minerva, secondo la mitologia greca era la Dea della sapienza, della saggezza e della guerra.

Sparse per l’Italia ve ne sono altre: la più famosa, molto simile alla statua della Minerva di Pavia, si trova a Roma. Ci sono degli aneddoti poco conosciuti a proposito della della statua più famosa di Pavia. Ne vediamo 4:

La lancia

In tutte le rappresentazioni, la Dea tiene la lancia rivolta verso l’alto in segno di trionfo, invece la lancia della “nostra” ha  la punta verso  il terreno. Si dice che la Minerva “pavese” sia diversa a causa di un banale errore durante la costruzione. E’ più probabile invece che l’orientamento della lancia verso il basso stia ad indicare l’eccellenza della cultura a discapito delle armi.

Forse proprio  da questo legame con l’Università deriva una scaramanzia tipica degli studenti pavesi. Un ex-studente universitario ci racconta che prima di laurearsi è severamente vietato guardare la Minerva negli occhi. Pena la mancata conclusione degli studi universitari.

I seni

E’ molto probabile che originariamente la Dea avesse i seni scoperti, ma l’ipocrisia e la pudicizia di un tempo l’avessero vietato. Il suo scultore quindi, Francesco Messina, fu obbligato a coprirla con una placca leggera a forma di mantellina.

Marmo e bronzo

Il corpo della statua della Minerva, visibile solo nelle braccia e nel viso, è di bronzo, mentre il vestito è di marmo.

Rivalità con Milano

La Statua della Minerva volta le spalle a Milano, nemica di sempre. Con lo scudo e la lancia sembra voler controllare...

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La statua della Minerva troneggia in piazza della Minerva a Pavia.È stata realizzata da Francesco Messina,scultore, nel 1938 in piena epoca fascista e inaugurata il 22 Gennaio 1939.È un monumento storico per Pavia e rappresenta molto bene come simbolo la Città.In quanto Minerva, per i greci Atena, figlia di Giove e della sua prima moglie Metide, era ,non solo la dea romana della guerra, ma anche la dea della saggezza, della sapienza, della poesia e della medicina oltre a protettrice degli artigiani. Mi piace ammirarla quando durante le mie passeggiate mattutine mi reco fin là provenendo da P.zza Duomo e percorrendo C.so Cavour.Questo monumento ci accoglie sempre sembra a braccia aperte quando raggiungiamo Pavia provenendo sia da V.le Cesare Battisti che da V.le della Libertà e da V.le Vittorio Emanuele se veniamo dalla Stazione Ferroviaria.La Minerva ci fa sentire tutti un po' più cittadini di questa bellissima e accogliente...

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