Tucked away on the verdant slopes of Rome’s Janiculum Hill, between the cobbled charm of Trastevere and the elegant streets of Monteverde Vecchio, lies one of the city’s best-kept secrets: Villa Sciarra. Far from the crowds of the Colosseum or the Vatican, this peaceful garden offers a different kind of Roman experience—lush, whimsical, and steeped in centuries of fascinating history.
As you step through the wrought-iron gates—whether from the elegant Piazzale Wurts or the quieter Largo Filippo Minutilli—you’re immediately immersed in a green haven. Towering Mediterranean pines, cascading ivy, and the gentle trickle of fountains create a timeless atmosphere. Yet, this serenity hides a layered past.
Long before this was a landscaped villa, the land was sacred. In ancient Rome, it was home to a grove dedicated to the nymph Furrina and later absorbed into the Gardens of Caesar—where, legend says, Julius Caesar hosted Cleopatra during her dramatic visit to the capital. Fast forward to the Renaissance, and the property was transformed into a noble estate, passing through the hands of illustrious families like the Malvasia, the Barberini, and the Colonna di Sciarra, each leaving their mark.
In the early 1900s, the villa entered a new era thanks to American diplomat George Washington Wurts and his wife Henrietta Tower, who lovingly restored the grounds. They collected statues and fountains from across Italy—especially from the Visconti Palace in Lombardy—and arranged them throughout the garden, turning it into a fantastical open-air museum. When George died, Henrietta made a bold gesture: she donated the villa to Mussolini, with one request—that it become a public park for all to enjoy.
Today, wandering through Villa Sciarra feels like strolling through a storybook. You’ll pass by the Fontana dei Fauni, where mischievous fauns hold up a seashell, crowned by a playful putto. Nearby, Diana and Endymion are frozen in myth, eternal in their chase beneath a laurel canopy. The Esedra Arborea encircles you with statues representing the twelve months, each tucked into a green alcove. Don’t miss the sphinx fountain, a quiet corner where four enigmatic figures seem to guard the secrets of the villa.
And at the heart of it all stands the Casino Barberini, once the noble residence, now home to the prestigious Italian Institute of Germanic Studies. Look out for the curious Castelletto, a neo-Gothic mini-castle now used as a museum of mathematics, and the remnants of a Roman sanctuary dedicated to mysterious Eastern deities—proof that this ground has always been more...
Read moreVilla Sciarra è una delle ville urbane di Roma, con un'estensione di sette ettari e mezzo e situata sulle pendici del colle Gianicolo tra i quartieri di Trastevere e Monteverde Vecchio, addossata alle Mura gianicolensi, cui si accede da due possibili ingressi: il primo su piazzale Wurts, progettato da Pio Piacentini, che prende il nome dall'ultimo proprietario, George Washington Wurts, al quale si deve la disposizione del giardino e dei monumenti in esso contenuti, ed il secondo su largo Filippo Minutilli. Prende il nome dalla famiglia nobile pontificia degli Sciarra.La storia di Villa Sciarra inizia in epoca antecedente a quella romana, quando in quella zona era situato un santuario consacrato alla ninfa Furrina. Più tardi in questa area sorsero i famosi "Orti di Cesare", che, scendendo da Monteverde, declinavano fino al Tevere.In seguito, nel 1575, l'area in cui si trova la villa fu acquistata dal monsignor Innocenzo Malvasia, che vi edificò l'omonimo Casino, un edificio a due piani con loggia, sito nel terreno di proprietà dell''American Academy di Roma.Nel 1614 la proprietà fu acquistata da Gaspare Rivaldi, appaltatore delle Dogane Pontificie. Successivamente l'area acquistò notevole valore ed importanza in quanto, a seguito della costruzione delle Mura gianicolensi, da villa extraurbana divenne urbana.Nel 1647 la villa fu acquistata dal cardinale Antonio Barberini, già proprietario del Casino Malvasia, mentre nel 1710 fu venduta al cardinale Pietro Ottoboni, che la mantenne fino alla sua morte nel 1740.In seguito divenne di nuovo di proprietà dei Barberini, e precisamente di Cornelia Costanza Barberini, moglie di Giulio Cesare Colonna di Sciarra, sotto i quali la villa venne ingrandita, fino ad occupare tutta l'area del Gianicolo e di Monteverde compresa tra le antiche Mura aureliane e le nuove Mura gianicolensi, ed abbellita con l'acquisto, tra gli altri, dell'Orto Crescenzi nel 1811.Nel periodo della Repubblica Romana il Casino Barberini e il Casino Malvasia vennero fortemente danneggiati dai combattimenti tra le truppe repubblicane comandate da Giuseppe Garibaldi che vi si erano asserragliate e quelle francesi del generale Nicolas Charles Victor Oudinot. I Barberini restaurarono in seguito il Casino nelle forme originarie, ma la proprietà fu poi persa dal principe Maffeo II degli Sciarra in seguito ad errate speculazioni finanziarie. Il terreno intorno a Villa Sciarra venne così lottizzato in base alle convenzioni stipulate nel 1889 tra il comune di Roma, la Compagnia Fondiaria Italiana e lo stesso principe, e divenne area edificabile. Mentre la villa, rimasta proprietà degli Sciarra, venne poi ceduta nel 1896 a George Clarke e quindi alla Società di Credito ed Industria Fondiaria Edilizia, da cui l'acquistarono il 15 maggio 1902 gli ultimi proprietari: George Wurts, un americano appassionato di giardini, e sua moglie Henriette Tower, ricca ereditiera di Filadelfia.I coniugi fecero ristrutturare completamente la palazzina in stile neo rinascimentale e ridisegnare il giardino: vi sistemarono numerose statue settecentesche in arenaria provenienti dal Palazzo Visconti di Brignano Gera d'Adda, in provincia di Bergamo, a sua volta caduto in rovina e venduto all'asta nel 1892. Nel 1906 venne avviato il progetto per la costruzione del Castelletto in stile neogotico, che fu poi realizzato nel 1908-1910. Sempre nel 1908 vennero iniziati i lavori per la realizzazione degli ingressi di via Calandrelli. George Wurts morì nel 1928 e quattro anni dopo la moglie donò la villa a Benito Mussolini, con la condizione che fosse destinata a parco pubblico. A sua volta, Mussolini ne fece dono ai romani: esiste ancora la targa...
Read moreVilla Sciarra è uno di quei luoghi nascosti che Roma custodisce con discrezione, lontano dalle grandi folle e dal turismo di massa, ma capace di regalare emozioni autentiche a chi ha la fortuna di scoprirla. Situata tra il Gianicolo e il quartiere di Monteverde, a pochi passi da Trastevere, questa villa storica è una vera oasi di verde e tranquillità in mezzo al caos cittadino. La sua atmosfera è unica: appena si entra, sembra di fare un salto fuori dal tempo, tra viali ombreggiati, fontane, statue mitologiche e angoli romantici che raccontano un passato elegante e misterioso. La villa, infatti, ha origini antiche e ha vissuto diverse trasformazioni nel corso dei secoli, fino a diventare un parco pubblico. Uno degli aspetti più affascinanti di Villa Sciarra è proprio il suo carattere raccolto e quasi “segreto”: non è un parco vasto come Villa Borghese o Villa Doria Pamphilj, ma proprio per questo riesce a creare un’intimità particolare. È il posto ideale per leggere un libro all’ombra, per fare una passeggiata tranquilla o anche solo per prendersi una pausa dallo stress quotidiano. I giochi d’acqua, le scalinate nascoste, i piccoli tempietti e le panchine immerse nel verde creano un’atmosfera da favola, quasi surreale, che conquista chiunque ci metta piede. Purtroppo, però, non posso non segnalare un aspetto che mi ha colpito negativamente nelle ultime visite: la manutenzione carente. Ed è davvero un peccato. Un luogo così bello e prezioso meriterebbe più attenzione da parte delle istituzioni. Alcune fontane non funzionano più da tempo, diverse statue sono rovinate o trascurate, i giardini appaiono spesso poco curati, con erba alta e aiuole incolte. Anche i sentieri necessiterebbero di una sistemazione: in alcuni punti ci sono buche o gradini rotti che rendono scomoda (e talvolta pericolosa) la passeggiata, soprattutto per chi ha problemi di mobilità o per chi ha bambini piccoli. La sensazione è che Villa Sciarra sia stata un po’ dimenticata, lasciata andare, come se non fosse considerata una priorità, e questo dispiace molto a chi la ama. Perché, nonostante tutto, la villa resta un piccolo gioiello, e vedere tanta bellezza abbandonata in parte all’incuria fa rabbia e tristezza. È evidente che con pochi interventi mirati e una manutenzione più costante, il parco potrebbe tornare al suo splendore originario e continuare ad accogliere cittadini e visitatori nel modo che merita. Detto questo, continuo comunque a consigliarla, soprattutto a chi cerca un luogo meno affollato, più autentico e poetico rispetto ai grandi parchi romani. È perfetta per una passeggiata al tramonto, per un picnic in compagnia o anche solo per stare un po’ in silenzio ascoltando il fruscio degli alberi. Anche la posizione è comoda: facilmente raggiungibile da Trastevere e ben collegata con i mezzi pubblici. In conclusione, Villa Sciarra è un angolo incantato di Roma, che parla di storia, di arte, di natura e di un’eleganza dimenticata. Ma ha bisogno di essere curata, rispettata e valorizzata. Roma ha tanti tesori nascosti, e questo è uno di quelli che meriterebbe di tornare a brillare. Spero davvero che qualcuno se ne accorga e intervenga al più presto, perché perdere anche solo un pezzo di questa bellezza sarebbe un danno non solo per il quartiere, ma per...
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