The museum is okay, interesting but I was a bit underwhelmed. It is 5 small rooms with just videos - either historical footage or interviews of different people who lived through the war.
The videos are all in Italian only, but there are subtitles in English. What was frustrating however was the audio system - you wear headphones that “connect” when you stand in front of a video playing. But when you stand close enough to see the subtitles, it disconnects or you hear interference from another video. The audio was at times very loud and not adjustable. Also, the English subtitles were very limited and did not capture the detail being given in Italian.
There was also a small shelter underground which was interesting to see. The commentary was via headphones and only in Italian.
Overall it was interesting but I wished it was more interactive, and the difficulty with the headphones was too frustrating...
Read moreIl Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino è un luogo di memoria e riflessione situato nel settecentesco Palazzo dei Quartieri Militari, in Corso Valdocco. Inaugurato nel 2003, il museo ha un approccio innovativo, che si distacca dai canoni tradizionali: qui, non si trovano oggetti o reperti, ma storie, immagini e testimonianze che raccontano il periodo della Seconda Guerra Mondiale, con particolare attenzione alla Resistenza e alle sue implicazioni umane, sociali e politiche.
Il percorso espositivo si sviluppa attraverso installazioni multimediali e documenti audiovisivi che immergono i visitatori in un viaggio emotivo. La narrazione si concentra su vicende personali e collettive legate a Torino e al Piemonte, uno dei cuori pulsanti della Resistenza italiana. Grazie a filmati d’epoca, interviste e proiezioni interattive, è possibile entrare in contatto con le vite di chi ha combattuto, sofferto e resistito durante gli anni bui della guerra.
Una delle sezioni più toccanti è dedicata alla deportazione, con storie di uomini, donne e bambini costretti a lasciare le proprie case per i campi di concentramento nazisti. Accanto a questa, un’altra parte del museo esplora i temi della ricostruzione e della nascita dei diritti democratici, mostrando come il passato abbia gettato le basi per i valori di libertà e giustizia della società contemporanea.
Un dettaglio particolare è che il museo fa parte di una rete di luoghi di memoria, da cui deriva il concetto di "museo diffuso". Questo significa che il museo si integra con altri siti significativi della città, come la Caserma Lamarmora, ex luogo di detenzione durante l'occupazione nazifascista, e il rifugio antiaereo di Piazza Risorgimento, visitabile su prenotazione.
Visitare il Museo Diffuso della Resistenza è un’occasione per interrogarsi sul significato della memoria e sull’importanza di preservarla. L’atmosfera raccolta e le storie narrate coinvolgono non solo chi ha un interesse storico, ma chiunque desideri comprendere meglio come il passato abbia plasmato il presente. Non aspettatevi un museo statico: qui, le voci del passato continuano a parlare, e il loro eco è più attuale che mai.
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Read moreIl Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà è stato inaugurato il 30 maggio 2003 all'interno del settecentesco Palazzo dei Quartieri Militari, costruito su disegno del grande architetto di corte Filippo Juvarra nella prima metà del Settecento con lo scopo di ospitare le truppe di fanteria di Re Vittorio Amedeo II. In particolare l'esposizione museale si trova nel edificio di San Celso (l'altro è quello di San Daniele) e illustra le vicende di Torino e del suo territorio avvenute fra il 1938 e il 1948 con numerose testimonianze personali. Per accedervi occorre l'uso di cuffie che si attivano automaticamente lungo il percorso espositivo. Sono "rimasto colpito" dall'esposizione di una sedia di legno su cui i condannati a morte venivano fatti sedere di spalle al plotone d'esecuzione in quello che oggi è il Sacrario del Martinetto. Ma soprattutto è interessante la visita del rifugio antiaereo: possono accedere massimo 10 persone accompagnati dal personale museale. Era un rifugio privato, ma le cronache storiche affermano che fu usato anche dagli abitanti della zona, accessibile ai dipendenti del giornale "La Gazzetta del Popolo" che aveva sede nello stesso isolato. È situato a 12 metri di profondità ed è composto da quattro gallerie le cui pareti sono rinforzate con cemento armato. Si possono notare i fori dove erano agganciate le panche di legno ed aveva le latrine, il sistema di illuminazione e di ventilazione. L'ultima sezione visitabile è la stanza Post-it dove i visitatori possono scrivere un "pensiero" ed esporlo alle pareti, che risultano tappezzate di gradevoli messaggi. Infine, nel cortile interno si possono ammirare una bicicletta anni Trenta costruita su modello di quello che usavano i partigiani e le staffette per il trasporto di messaggi e rifornimenti, assieme ad'una mitragliatrice pesante Breda modello 37 in dotazione al Regio Esercito e la "panchina rosa triangolare" dell'artista Corrado Levi realizzata per il concorso indetto dal Comune di Bologna nel 1989 per ricordare le vittime...
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