Premetto che il mio è un giudizio che riguarda il Fuligno come struttura per l’organizzazione di eventi. Un anno di pandemia e di restrizioni molto forti nel settore sembra non aver scalfito minimamente il managing di questa struttura. Diciamo che è la struttura meno adatta che si possa immaginare per organizzare un evento sia esso in presenza, men che meno un evento ibrido. In primo luogo ci si scontra con una rigidità organizzativa assurda quanto anacronistica: ciò che si trova all’interno delle sale è inamovibile per cui se uno ha bisogno di riorganizzare gli spazi adeguandoli alle proprie esigenze non ha alcuna possibilità di modificare alcunchè. Si può immaginare in un settore così soggetto a cambiamenti e adattamenti che necessita della massima flessibilità possibile in tutte le fasi della filiera cosa possa comportare una tale rigidità! Ammesso che si superi questo primo scoglio, non finisce qui l’attività di mettere i bastoni tra le ruote della struttura. Non c’è aria condizionata all’interno delle sale, noi abbiamo lavorato ad un evento il 21 giugno con 34 gradi di temperatura che dentro la sala sono diventati molti di più con il calore delle attrezzature rischiando la nostra incolumità fisica! Il bagno vicino alla nostra sala non era utilizzabile perché riservato al personale interno alla struttura, quindi il bagno disponibile per noi era ad una distanza abissale. Potrei continuare ancora con l’elenco ma credo che quanto fin qui descritto sia più che sufficiente per capire alcune cose fondamentali: Evidentemente la parte direttiva della struttura non ha risentito della forte crisi che ha investito il settore (almeno nelle proprie tasche!), altrimenti non si spiegano cose del genere di quelle descritte sopra. Chi organizza eventi ha, a mio parere, il dovere di evitare strutture del genere, ed è un discorso che vale in generale, soprattutto ora che il settore degli eventi si avvia a vivere un futuro molto diverso dal passato recente dove con molta probabilità sarà l’ibrido a farla da padrone e le strutture che offrono location hanno a loro volta il dovere di adeguarsi offrendo esse stesse soluzioni ibride per i loro clienti o quantomeno la massima...
Read moreUno dei luoghi più affascinanti e meno noti di Firenze è il Cenacolo di Fuligno,fondato all'inizio del Trecento e poi ristrutturato intorno al 1430 era il refettorio monumentale del convento delle terziarie francescane della Beata Angelina da Foligno.
Con l'abolizione dell'ordine religioso, il locale fu destinato a museo fin dal XIX secolo. Nel 1855 vi fu aperto il Museo Egizio, il 12 marzo 1871 il Museo Etrusco, nel 1894 la collezione Feroni. Dopo l'alluvione del 1966 è stato deposito delle opere d'arte danneggiate e quindi riaperto nel 1990, riunendo nella sala principale anche affreschi di Bicci di Lorenzo (1430 circa) provenienti da altri locali dell'antico convento di Fuligno e un Crocifisso ligneo di Benedetto da Maiano, ormai ricollocati nell'adiacente ex convento.
Attualmente ospita, oltre all'Assunzione della Vergine di Valerio Marucelli, un tempo sull'altar maggiore della chiesa di Sant'Onofrio, la Crocifissione e dipinti quattro-cinquecenteschi, testimonianza della diffusione del peruginismo in Toscana e in Italia.
Ma il pezzo forte della sale è l'affresco dell'Ultima Cena. Affrescata dal Perugino alla fine del Quattrocento, l'opera è stata a lungo attribuita a Raffaello, anche per la bellezza e l'eleganza di alcune figure. Ma già nell'Ottocento lo storico tedesco August Schmarsow ha supposto che si trattasse di un Perugino, tesi poi riconfermata nel 2005 dallo storico Padovan.
Nell'affresco, Perugino fa una sintesi dell'iconografia tradizionale, con alcune innovazioni provenienti dalla cultura figurativa umbra, l'apertura paesaggistica e romana, la decorazione basata su grotteschi. Durante la visita, ho ammirato anche un'esposizione d'arte contemporanea, in cui le opere dell'artista Ignazio Fresu dialogavano con grande intensità e poesia con le pitture del...
Read moreSi va per cenacoli ovvero per refettori conventuali, all'interno dei quali era consuetudine per i monaci e le monache cenare, avendo quali ideali compagni di tavola Gesù Cristo e gli apostoli, dipinti su una parete ovvero la rappresentazione in affresco della narrazione di un passo tratto dalle parole dei quattro evangelisti che hanno descritto l'ultimo pasto che Gesù fece con i suoi discepoli. L'occasione, in questa circostanza, è stata l'apertura straordinaria del museo del Cenacolo del Fuligno, in cui è stato possibile ammirare lo splendido affresco realizzato dal Perugino nel refettorio dell'ex convento delle monache di Sant'Onofrio nel XV secolo. Sullo sfondo della rappresentazione tradizionale dell'ultima cena, Perugino ha voluto raffigurare anche l'orazione di Cristo nell'orto. Ogni volta che si affronta l'esperienza estetica della rappresentazione pittorica dell'ultima cena, non si può trattenere l'emozione ed il realismo della composizione è tale che ci sembra di leggere sulla parete le parole che il Cristo fa dettare agli evangelisti riguardo al tradimento di uno dei dodici apostoli. Ed il Perugino restituisce questo sentimento toccante con il suo semplice tratto distintivo che conferisce morbidezza alle figure disegnate e allo stesso tempo drammaticità per il momento che si sta delineando. Il museo custodisce oltre all'opera somma del Perugino anche l'assunzione della Vergine del Marucelli, una dolente crocifissione e Santi dello stesso Perugino e numerose altre tavole di artisti attivi in Toscana nel XV e nel XVI secolo quali Lorenzo di Credi, Ridolfo del Ghirlandaio, il...
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