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Aqua Virgo Roman aqueduct — Attraction in Rome

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Aqua Virgo Roman aqueduct
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Aqua Virgo Roman aqueduct
ItalyLazioRomeAqua Virgo Roman aqueduct

Basic Info

Aqua Virgo Roman aqueduct

Via del Nazareno, 9a, 00187 Roma RM, Italy
4.2(37)
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Cultural
Scenic
attractions: Trevi Fountain, Piazza di Spagna, Spanish Steps, Teatro Sistina, National Academy of San Luca, Galleria d'Arte Moderna, Piazza Barberini, Vicus Caprarius - The Water City, Chiesa di Santa Maria in Via, Quirinal Palace, restaurants: Origano Trevi, Trattoria Della Stampa, Hostaria la Scalinata, Pinsitaly Trevi, DEROMA - Farine Romane, Más Italian Taste, McDonald's Roma, Il Ristoro dal Patriota, Bao Bao Piazza di Spagna - Ravioleria, Al Caminetto
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Pino Abb.Pino Abb.
L’Acquedotto Vergine (Aqua Virgo) è l’unico degli undici principali acquedotti di Roma antica rimasto ininterrottamente in funzione sino ai nostri giorni alimentando le monumentali fontane della città barocca, tra cui Fontana di Trevi. Proprio la Fontana di Trevi, in età moderna, ne rappresenta la mostra terminale. Inaugurato nel 19 a.C. da Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, trae probabilmente il nome dalla purezza e freschezza delle sue acque anche se una suggestiva legenda lo fa risalire alla fanciulla che indicò il luogo delle sorgenti ai soldati incaricati della ricerca. L’Aqua Virgo aveva origine da sorgenti poste nell’Agro Lucullano, presso l’VIII miglio della via Collatina, nell’attuale località di Salone, e terminava in Campo Marzio dopo un percorso prevalentemente sotterraneo di oltre 20 chilometri. Partendo quindi da una zona a sud-est di Roma esso entrava in città da nord, dopo aver effettuato un ampio arco. Seguiva, infatti, la via Collatina fino alla località di Portonaccio, dove attraversava la via Tiburtina. L’acquedotto oltrepassava su arcate il Fosso della Marranella alla confluenza con l’Aniene. Qui è visibile un ampio tratto in elevato, lungo m 320, realizzato in opera reticolata di tufo. Poi l’Aqua Virgo si dirigeva verso la Nomentana e la Salaria quindi, piegando verso sud, attraversava le zone di Villa Ada e dei Parioli, passando sotto il ninfeo di Villa Giulia, ed entrava in città in prossimità del Muro Torto. Una piscina limaria (serbatorio di decantazione) era posta presso le pendici Pincio, dove il condotto antico è accessibile tramite una scenografica scala a chiocciola costruita nel Rinascimento.  A via due Macelli il percorso diveniva a cielo aperto e proseguiva su arcate. Resti imponenti sono visibili all’interno della “Rinascente” a via del Tritone e presso via del Nazareno. Qui si conservano, parzialmente interrate, tre arcate in blocchi bugnati di travertino poste ai lati di un fornice più grande. Al di sopra di quest’ultimo, identificato con l’arco fatto erigere da Claudio per celebrare la sua vittoria sui Germani, è posta l’iscrizione che ricorda il restauro dell’Acquedotto Vergine compiuto nel 46 d.C. dal medesimo imperatore. Vi si legge: Ti(berius)  Claudius Drusi f(ilius)Caesar Augustus Germanicus / pontifex maxim(us)  trib(unicia)  potest(ate) V imp(erator)XI p(ater)  p(atriae) co(n) s(ul)desig(natus) IIII /arcus ductus aquae Virginis disturbatos per C(aium) Caesarem / a fundamentis novos fecit ac restituit (Tiberio Claudio, figlio di Druso, Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, rivestito per la quinta volta della potestà tribunicia, acclamato imperatore per l’undicesima volta, padre della patria, console designato per la quarta volta, ricostruì e restaurò dalle fondamenta gli archi dell’acquedotto dell’acqua Vergine, danneggiati da Gaio Cesare (Caligola)). L’incidente è stato da alcuni ricollegato alla costruzione di un anfiteatro nel Campo Marzio promossa da Caligola e mai portata a termine. Altri due fornici in travertino sono visibili al di sotto di Palazzo Sciarra, presso via del Corso, l’antica via Lata, che l’Aqua Virgo attraversava con una grande arcata trasformata da Claudio in arco trionfale per celebrare la conquista della Britannia. Superata quindi Piazza S. Ignazio, il condotto giungeva a via del Seminario dove si trovava probabilmente il castellum terminale, posto, come scrive Frontino nel suo trattato sugli acquedotti, davanti alla fronte dei Saepta, il grande edificio pubblico situato in prossimità del Pantheon e delle adiacenti Terme di Agrippa.
LauraLaura
I resti architettonici in via del Nazareno costituiscono il tratto più importante ancora visibile del percorso urbano dell'Acquedotto Vergine. Costruito per volere di Agrippa nel 19 a.C., dalla sorgente, localizzata presso il casale di Salone al chilometro 10.500 di via Collatina, l'acquedotto entrava all'interno delle mura urbane all'altezza del Muro Torto e terminava con una mostra monumentale nelle Terme di Agrippa. Tra tutti gli acquedotti, straordinarie opere del genio degli antichi romani, l’Acquedotto Vergine è l’unico ancora in funzione: ancora oggi, dopo millenni, alimenta alcune magnifiche fontane barocche di Roma tra cui la Fontana di Trevi, le fontane di piazza Navona e la Barcaccia a piazza di Spagna. Proprio all'altezza dell'attuale piazza di Spagna, l'acquedotto, fino a quel punto sotterraneo, usciva sopratterra e continuava su arcate sopraelevate delle quali sono oggi visibili, oltre ai resti di via del Nazareno, anche quelli in via del Bufalo. Il tratto in via del Nazareno è costituito da un fornice, costruito per volere di Claudio nel 46 a.C. a cavallo di un'antica strada della Regio VII: i pilastri e l'arcata sono costituiti da un elemento a bugnato realizzato con grossi blocchi di peperino mentre la cornice, ormai perduta, doveva essere di travertino. L'iscrizione dedicatoria, che attribuisce a Claudio i lavori di costruzione, è ancora oggi ben visibile su ambedue i lati della struttura e recita: TI(BERIUS) CLAUDIUS DRUSI F(ILIUS) CAESAR AUGUSTUS GERMANICUS PONTIFEX MAXIM(US) TRIB(UNICIA ) POTEST(ATE) V IMP(ERATOR) XI P(ATER) P(ATRIAE) CO(N) S(UL)DESIG(NATUS) IIII ARCUS DUCTUS AQUAE VIRGINIS DISTURBATOS PER C(AIUM) CAESAREM A FUNDAMENTIS NOVOS FECIT AC RESTITUT (Tiberio Claudio, figlio di Druso, Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, rivestito per la quinta volta della potestà tribunicia, acclamato imperatore per l’undicesima volta, padre della patria, console designato per la quarta volta, ricostruì e restaurò dalle fondamenta gli archi dell’acquedotto dell’acqua Vergine, danneggiati da Gaio Cesare (Caligola). La citazione probabilmente fa riferimento all’edificazione di un anfiteatro voluto da Caligola, ma mai terminata, che aveva in parte danneggiato l’acquedotto. Alla morte di Caligola, Claudio, il suo successore demolì l’anfiteatro per ripristinare l’acquedotto. Quando anche l'imperatore Adriano ne restaurò l'intero percorso, l'arcata del Nazareno venne rinforzata con un rivestimento in muratura e, in epoca più tarda, il condotto fu rialzato di oltre 1 metro rispetto al piano originario.
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L'Aqua Virgo dal Pincio a Fontana di Trevi (passando dalla nuova Rinascente) Il già ricchissimo patrimonio archeologico del centro storico di Roma si è arricchito negli ultimi mesi di un nuovo straordinario sito. I lavori di ristrutturazione dell’immobile della nuova Rinascente in via del Tritone hanno riportato alla luce circa 4000 mq del quartiere antico che si estendeva fra Pincio e Quirinale. Domus, balnea, sepolcri, strade basolate (fra le quali un diverticolo della Via Salaria Vetus) e soprattutto 15 arcate perfettamente conservate dell’Acquedotto Vergine. L’Acquedotto Vergine (Aqua Virgo) è l’unico degli undici principali acquedotti di Roma antica rimasto ininterrottamente in funzione sino ai nostri giorni alimentando le fontane della città barocca, tra cui Fontana di Trevi che ne rappresenta la mostra monumentale. Inaugurato nel 19 a.C. da Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, trae probabilmente il nome dalla purezza e freschezza delle sue acque anche se una suggestiva leggenda lo fa risalire alla fanciulla che indicò il luogo delle sorgenti ai soldati incaricati della ricerca. L’Aqua Virgo aveva origine da sorgenti poste nell’Agro Lucullano, presso l’VIII miglio della via Collatina, nell’attuale località di Salone, e terminava in Campo Marzio dopo un percorso prevalentemente sotterraneo di oltre 20 chilometri, l’Aqua Virgo si dirigeva verso la Nomentana e la Salaria quindi, piegando verso sud, attraversava le zone di Villa Ada e dei Parioli, passando sotto il ninfeo di Villa Giulia, ed entrava in città in prossimità del Muro Torto, sul Pincio. n questa suggestiva paseggiata serale seguiremo il percorso dell’Acquedotto partendo proprio dal Pincio, dove in corrispondenza dello spigolo est di Villa Medici è l’accesso ad un luogo particolarmente suggestivo per le sue caratteristiche costruttive: si tratta della famosa “chiocciola”, un pozzo cilindrico profondo 25 metri, all’interno del quale è stata costruita una scala a chiocciola in muratura che permette di raggiungere la grotta dell’antico acquedotto Vergine. Visiteremo l’area archeologica multimediale nel piano interrato della Rinascente facendovi rivivere l’avventura di una lettura stratigrafica di un complesso cantiere di archeologia urbana. Visiteremo inoltre i resti dell’acquedotto conservati in via del Nazareno che presentano ancora l’iscrizione del restauro da parte dell’imperatore Claudio del 46 d.C. e che assumeranno un nuovo senso proprio alla luce delle recenti scoperte.
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L’Acquedotto Vergine (Aqua Virgo) è l’unico degli undici principali acquedotti di Roma antica rimasto ininterrottamente in funzione sino ai nostri giorni alimentando le monumentali fontane della città barocca, tra cui Fontana di Trevi. Proprio la Fontana di Trevi, in età moderna, ne rappresenta la mostra terminale. Inaugurato nel 19 a.C. da Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, trae probabilmente il nome dalla purezza e freschezza delle sue acque anche se una suggestiva legenda lo fa risalire alla fanciulla che indicò il luogo delle sorgenti ai soldati incaricati della ricerca. L’Aqua Virgo aveva origine da sorgenti poste nell’Agro Lucullano, presso l’VIII miglio della via Collatina, nell’attuale località di Salone, e terminava in Campo Marzio dopo un percorso prevalentemente sotterraneo di oltre 20 chilometri. Partendo quindi da una zona a sud-est di Roma esso entrava in città da nord, dopo aver effettuato un ampio arco. Seguiva, infatti, la via Collatina fino alla località di Portonaccio, dove attraversava la via Tiburtina. L’acquedotto oltrepassava su arcate il Fosso della Marranella alla confluenza con l’Aniene. Qui è visibile un ampio tratto in elevato, lungo m 320, realizzato in opera reticolata di tufo. Poi l’Aqua Virgo si dirigeva verso la Nomentana e la Salaria quindi, piegando verso sud, attraversava le zone di Villa Ada e dei Parioli, passando sotto il ninfeo di Villa Giulia, ed entrava in città in prossimità del Muro Torto. Una piscina limaria (serbatorio di decantazione) era posta presso le pendici Pincio, dove il condotto antico è accessibile tramite una scenografica scala a chiocciola costruita nel Rinascimento.  A via due Macelli il percorso diveniva a cielo aperto e proseguiva su arcate. Resti imponenti sono visibili all’interno della “Rinascente” a via del Tritone e presso via del Nazareno. Qui si conservano, parzialmente interrate, tre arcate in blocchi bugnati di travertino poste ai lati di un fornice più grande. Al di sopra di quest’ultimo, identificato con l’arco fatto erigere da Claudio per celebrare la sua vittoria sui Germani, è posta l’iscrizione che ricorda il restauro dell’Acquedotto Vergine compiuto nel 46 d.C. dal medesimo imperatore. Vi si legge: Ti(berius)  Claudius Drusi f(ilius)Caesar Augustus Germanicus / pontifex maxim(us)  trib(unicia)  potest(ate) V imp(erator)XI p(ater)  p(atriae) co(n) s(ul)desig(natus) IIII /arcus ductus aquae Virginis disturbatos per C(aium) Caesarem / a fundamentis novos fecit ac restituit (Tiberio Claudio, figlio di Druso, Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, rivestito per la quinta volta della potestà tribunicia, acclamato imperatore per l’undicesima volta, padre della patria, console designato per la quarta volta, ricostruì e restaurò dalle fondamenta gli archi dell’acquedotto dell’acqua Vergine, danneggiati da Gaio Cesare (Caligola)). L’incidente è stato da alcuni ricollegato alla costruzione di un anfiteatro nel Campo Marzio promossa da Caligola e mai portata a termine. Altri due fornici in travertino sono visibili al di sotto di Palazzo Sciarra, presso via del Corso, l’antica via Lata, che l’Aqua Virgo attraversava con una grande arcata trasformata da Claudio in arco trionfale per celebrare la conquista della Britannia. Superata quindi Piazza S. Ignazio, il condotto giungeva a via del Seminario dove si trovava probabilmente il castellum terminale, posto, come scrive Frontino nel suo trattato sugli acquedotti, davanti alla fronte dei Saepta, il grande edificio pubblico situato in prossimità del Pantheon e delle adiacenti Terme di Agrippa.
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I resti architettonici in via del Nazareno costituiscono il tratto più importante ancora visibile del percorso urbano dell'Acquedotto Vergine. Costruito per volere di Agrippa nel 19 a.C., dalla sorgente, localizzata presso il casale di Salone al chilometro 10.500 di via Collatina, l'acquedotto entrava all'interno delle mura urbane all'altezza del Muro Torto e terminava con una mostra monumentale nelle Terme di Agrippa. Tra tutti gli acquedotti, straordinarie opere del genio degli antichi romani, l’Acquedotto Vergine è l’unico ancora in funzione: ancora oggi, dopo millenni, alimenta alcune magnifiche fontane barocche di Roma tra cui la Fontana di Trevi, le fontane di piazza Navona e la Barcaccia a piazza di Spagna. Proprio all'altezza dell'attuale piazza di Spagna, l'acquedotto, fino a quel punto sotterraneo, usciva sopratterra e continuava su arcate sopraelevate delle quali sono oggi visibili, oltre ai resti di via del Nazareno, anche quelli in via del Bufalo. Il tratto in via del Nazareno è costituito da un fornice, costruito per volere di Claudio nel 46 a.C. a cavallo di un'antica strada della Regio VII: i pilastri e l'arcata sono costituiti da un elemento a bugnato realizzato con grossi blocchi di peperino mentre la cornice, ormai perduta, doveva essere di travertino. L'iscrizione dedicatoria, che attribuisce a Claudio i lavori di costruzione, è ancora oggi ben visibile su ambedue i lati della struttura e recita: TI(BERIUS) CLAUDIUS DRUSI F(ILIUS) CAESAR AUGUSTUS GERMANICUS PONTIFEX MAXIM(US) TRIB(UNICIA ) POTEST(ATE) V IMP(ERATOR) XI P(ATER) P(ATRIAE) CO(N) S(UL)DESIG(NATUS) IIII ARCUS DUCTUS AQUAE VIRGINIS DISTURBATOS PER C(AIUM) CAESAREM A FUNDAMENTIS NOVOS FECIT AC RESTITUT (Tiberio Claudio, figlio di Druso, Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, rivestito per la quinta volta della potestà tribunicia, acclamato imperatore per l’undicesima volta, padre della patria, console designato per la quarta volta, ricostruì e restaurò dalle fondamenta gli archi dell’acquedotto dell’acqua Vergine, danneggiati da Gaio Cesare (Caligola). La citazione probabilmente fa riferimento all’edificazione di un anfiteatro voluto da Caligola, ma mai terminata, che aveva in parte danneggiato l’acquedotto. Alla morte di Caligola, Claudio, il suo successore demolì l’anfiteatro per ripristinare l’acquedotto. Quando anche l'imperatore Adriano ne restaurò l'intero percorso, l'arcata del Nazareno venne rinforzata con un rivestimento in muratura e, in epoca più tarda, il condotto fu rialzato di oltre 1 metro rispetto al piano originario.
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L'Aqua Virgo dal Pincio a Fontana di Trevi (passando dalla nuova Rinascente) Il già ricchissimo patrimonio archeologico del centro storico di Roma si è arricchito negli ultimi mesi di un nuovo straordinario sito. I lavori di ristrutturazione dell’immobile della nuova Rinascente in via del Tritone hanno riportato alla luce circa 4000 mq del quartiere antico che si estendeva fra Pincio e Quirinale. Domus, balnea, sepolcri, strade basolate (fra le quali un diverticolo della Via Salaria Vetus) e soprattutto 15 arcate perfettamente conservate dell’Acquedotto Vergine. L’Acquedotto Vergine (Aqua Virgo) è l’unico degli undici principali acquedotti di Roma antica rimasto ininterrottamente in funzione sino ai nostri giorni alimentando le fontane della città barocca, tra cui Fontana di Trevi che ne rappresenta la mostra monumentale. Inaugurato nel 19 a.C. da Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, trae probabilmente il nome dalla purezza e freschezza delle sue acque anche se una suggestiva leggenda lo fa risalire alla fanciulla che indicò il luogo delle sorgenti ai soldati incaricati della ricerca. L’Aqua Virgo aveva origine da sorgenti poste nell’Agro Lucullano, presso l’VIII miglio della via Collatina, nell’attuale località di Salone, e terminava in Campo Marzio dopo un percorso prevalentemente sotterraneo di oltre 20 chilometri, l’Aqua Virgo si dirigeva verso la Nomentana e la Salaria quindi, piegando verso sud, attraversava le zone di Villa Ada e dei Parioli, passando sotto il ninfeo di Villa Giulia, ed entrava in città in prossimità del Muro Torto, sul Pincio. n questa suggestiva paseggiata serale seguiremo il percorso dell’Acquedotto partendo proprio dal Pincio, dove in corrispondenza dello spigolo est di Villa Medici è l’accesso ad un luogo particolarmente suggestivo per le sue caratteristiche costruttive: si tratta della famosa “chiocciola”, un pozzo cilindrico profondo 25 metri, all’interno del quale è stata costruita una scala a chiocciola in muratura che permette di raggiungere la grotta dell’antico acquedotto Vergine. Visiteremo l’area archeologica multimediale nel piano interrato della Rinascente facendovi rivivere l’avventura di una lettura stratigrafica di un complesso cantiere di archeologia urbana. Visiteremo inoltre i resti dell’acquedotto conservati in via del Nazareno che presentano ancora l’iscrizione del restauro da parte dell’imperatore Claudio del 46 d.C. e che assumeranno un nuovo senso proprio alla luce delle recenti scoperte.
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L’Acquedotto Vergine (Aqua Virgo) è l’unico degli undici principali acquedotti di Roma antica rimasto ininterrottamente in funzione sino ai nostri giorni alimentando le monumentali fontane della città barocca, tra cui Fontana di Trevi.

Proprio la Fontana di Trevi, in età moderna, ne rappresenta la mostra terminale.

Inaugurato nel 19 a.C. da Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, trae probabilmente il nome dalla purezza e freschezza delle sue acque anche se una suggestiva legenda lo fa risalire alla fanciulla che indicò il luogo delle sorgenti ai soldati incaricati della ricerca.

L’Aqua Virgo aveva origine da sorgenti poste nell’Agro Lucullano, presso l’VIII miglio della via Collatina, nell’attuale località di Salone, e terminava in Campo Marzio dopo un percorso prevalentemente sotterraneo di oltre 20 chilometri. Partendo quindi da una zona a sud-est di Roma esso entrava in città da nord, dopo aver effettuato un ampio arco. Seguiva, infatti, la via Collatina fino alla località di Portonaccio, dove attraversava la via Tiburtina. L’acquedotto oltrepassava su arcate il Fosso della Marranella alla confluenza con l’Aniene. Qui è visibile un ampio tratto in elevato, lungo m 320, realizzato in opera reticolata di tufo. Poi l’Aqua Virgo si dirigeva verso la Nomentana e la Salaria quindi, piegando verso sud, attraversava le zone di Villa Ada e dei Parioli, passando sotto il ninfeo di Villa Giulia, ed entrava in città in prossimità del Muro Torto.

Una piscina limaria (serbatorio di decantazione) era posta presso le pendici Pincio, dove il condotto antico è accessibile tramite una scenografica scala a chiocciola costruita nel Rinascimento.  A via due Macelli il percorso diveniva a cielo aperto e proseguiva su arcate. Resti imponenti sono visibili all’interno della “Rinascente” a via del Tritone e presso via del Nazareno. Qui si conservano, parzialmente interrate, tre arcate in blocchi bugnati di travertino poste ai lati di un fornice più grande. Al di sopra di quest’ultimo, identificato con l’arco fatto erigere da Claudio per celebrare la sua vittoria sui Germani, è posta l’iscrizione che ricorda il restauro dell’Acquedotto Vergine compiuto nel 46 d.C. dal medesimo imperatore. Vi si legge: Ti(berius)  Claudius Drusi f(ilius)Caesar Augustus Germanicus / pontifex maxim(us)  trib(unicia)  potest(ate) V imp(erator)XI p(ater)  p(atriae) co(n) s(ul)desig(natus) IIII /arcus ductus aquae Virginis disturbatos per C(aium) Caesarem / a fundamentis novos fecit ac restituit (Tiberio Claudio, figlio di Druso, Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, rivestito per la quinta volta della potestà tribunicia, acclamato imperatore per l’undicesima volta, padre della patria, console designato per la quarta volta, ricostruì e restaurò dalle fondamenta gli archi dell’acquedotto dell’acqua Vergine, danneggiati da Gaio Cesare (Caligola)). L’incidente è stato da alcuni ricollegato alla costruzione di un anfiteatro nel Campo Marzio promossa da Caligola e mai portata a termine.

Altri due fornici in travertino sono visibili al di sotto di Palazzo Sciarra, presso via del Corso, l’antica via Lata, che l’Aqua Virgo attraversava con una grande arcata trasformata da Claudio in arco trionfale per celebrare la conquista della Britannia. Superata quindi Piazza S. Ignazio, il condotto giungeva a via del Seminario dove si trovava probabilmente il castellum terminale, posto, come scrive Frontino nel suo trattato sugli acquedotti, davanti alla fronte dei Saepta, il grande edificio pubblico situato in prossimità del Pantheon e delle adiacenti...

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I resti architettonici in via del Nazareno costituiscono il tratto più importante ancora visibile del percorso urbano dell'Acquedotto Vergine. Costruito per volere di Agrippa nel 19 a.C., dalla sorgente, localizzata presso il casale di Salone al chilometro 10.500 di via Collatina, l'acquedotto entrava all'interno delle mura urbane all'altezza del Muro Torto e terminava con una mostra monumentale nelle Terme di Agrippa. Tra tutti gli acquedotti, straordinarie opere del genio degli antichi romani, l’Acquedotto Vergine è l’unico ancora in funzione: ancora oggi, dopo millenni, alimenta alcune magnifiche fontane barocche di Roma tra cui la Fontana di Trevi, le fontane di piazza Navona e la Barcaccia a piazza di Spagna. Proprio all'altezza dell'attuale piazza di Spagna, l'acquedotto, fino a quel punto sotterraneo, usciva sopratterra e continuava su arcate sopraelevate delle quali sono oggi visibili, oltre ai resti di via del Nazareno, anche quelli in via del Bufalo. Il tratto in via del Nazareno è costituito da un fornice, costruito per volere di Claudio nel 46 a.C. a cavallo di un'antica strada della Regio VII: i pilastri e l'arcata sono costituiti da un elemento a bugnato realizzato con grossi blocchi di peperino mentre la cornice, ormai perduta, doveva essere di travertino. L'iscrizione dedicatoria, che attribuisce a Claudio i lavori di costruzione, è ancora oggi ben visibile su ambedue i lati della struttura e recita: TI(BERIUS) CLAUDIUS DRUSI F(ILIUS) CAESAR AUGUSTUS GERMANICUS PONTIFEX MAXIM(US) TRIB(UNICIA ) POTEST(ATE) V IMP(ERATOR) XI P(ATER) P(ATRIAE) CO(N) S(UL)DESIG(NATUS) IIII ARCUS DUCTUS AQUAE VIRGINIS DISTURBATOS PER C(AIUM) CAESAREM A FUNDAMENTIS NOVOS FECIT AC RESTITUT (Tiberio Claudio, figlio di Druso, Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, rivestito per la quinta volta della potestà tribunicia, acclamato imperatore per l’undicesima volta, padre della patria, console designato per la quarta volta, ricostruì e restaurò dalle fondamenta gli archi dell’acquedotto dell’acqua Vergine, danneggiati da Gaio Cesare (Caligola). La citazione probabilmente fa riferimento all’edificazione di un anfiteatro voluto da Caligola, ma mai terminata, che aveva in parte danneggiato l’acquedotto. Alla morte di Caligola, Claudio, il suo successore demolì l’anfiteatro per ripristinare l’acquedotto. Quando anche l'imperatore Adriano ne restaurò l'intero percorso, l'arcata del Nazareno venne rinforzata con un rivestimento in muratura e, in epoca più tarda, il condotto fu rialzato di oltre 1 metro rispetto al...

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L'Aqua Virgo dal Pincio a Fontana di Trevi (passando dalla nuova Rinascente)

Il già ricchissimo patrimonio archeologico del centro storico di Roma si è arricchito negli ultimi mesi di un nuovo straordinario sito. I lavori di ristrutturazione dell’immobile della nuova Rinascente in via del Tritone hanno riportato alla luce circa 4000 mq del quartiere antico che si estendeva fra Pincio e Quirinale. Domus, balnea, sepolcri, strade basolate (fra le quali un diverticolo della Via Salaria Vetus) e soprattutto 15 arcate perfettamente conservate dell’Acquedotto Vergine. L’Acquedotto Vergine (Aqua Virgo) è l’unico degli undici principali acquedotti di Roma antica rimasto ininterrottamente in funzione sino ai nostri giorni alimentando le fontane della città barocca, tra cui Fontana di Trevi che ne rappresenta la mostra monumentale. Inaugurato nel 19 a.C. da Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, trae probabilmente il nome dalla purezza e freschezza delle sue acque anche se una suggestiva leggenda lo fa risalire alla fanciulla che indicò il luogo delle sorgenti ai soldati incaricati della ricerca. L’Aqua Virgo aveva origine da sorgenti poste nell’Agro Lucullano, presso l’VIII miglio della via Collatina, nell’attuale località di Salone, e terminava in Campo Marzio dopo un percorso prevalentemente sotterraneo di oltre 20 chilometri, l’Aqua Virgo si dirigeva verso la Nomentana e la Salaria quindi, piegando verso sud, attraversava le zone di Villa Ada e dei Parioli, passando sotto il ninfeo di Villa Giulia, ed entrava in città in prossimità del Muro Torto, sul Pincio.

n questa suggestiva paseggiata serale seguiremo il percorso dell’Acquedotto partendo proprio dal Pincio, dove in corrispondenza dello spigolo est di Villa Medici è l’accesso ad un luogo particolarmente suggestivo per le sue caratteristiche costruttive: si tratta della famosa “chiocciola”, un pozzo cilindrico profondo 25 metri, all’interno del quale è stata costruita una scala a chiocciola in muratura che permette di raggiungere la grotta dell’antico acquedotto Vergine. Visiteremo l’area archeologica multimediale nel piano interrato della Rinascente facendovi rivivere l’avventura di una lettura stratigrafica di un complesso cantiere di archeologia urbana. Visiteremo inoltre i resti dell’acquedotto conservati in via del Nazareno che presentano ancora l’iscrizione del restauro da parte dell’imperatore Claudio del 46 d.C. e che assumeranno un nuovo senso proprio alla luce delle...

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