Prima di un concerto al Conservatorio, che è a pochi passi dal Gin Rosa, alla ricerca di un veloce stuzzichino capitiamo da Gin Rosa, sotto i portici, alle 20, in era post-lockdown, in un'afosa serata, quando i rientri dal lavoro sono terminati e la città sembra riprendere fiato dall'accelerazione milanese. Il quartiere è San Babila, rinomato e turistico, il vessillo delle firme e dei ragazzotti borghesi, quindi sappiamo già che i prezzi non potranno essere "popolari".
Un ragazzo gentilissimo ed impeccabile arriva subito chiedendoci che cosa preferissimo: noi, accaldati e sempre impreparati alla domanda esitiamo e quindi ci chiede se può lasciar fare al barman, forse qualcosa di fruttato? Alcolico o analcolico? Diamo carta bianca per qualcosa di fruttato alcolico.
Ci vengono portati due cocktail dall'aspetto lineare ed invitante. Il ragazzo ci spiega esattamente come sono stati concepiti, con una chiarezza e passione che davvero incantano, perché si sente che ha cura di ciò che dice, che non le butta lì distrattamente. Lo guardi in viso e avverti sincerità, niente di artefatto, con un sorriso totalmente pacifico, così che staresti ad ascoltarlo per ore.
Assieme ai cocktail ci portano un vassoio tris con olive, arachidi e dei dadi di patatine piccanti (non ricordo il nome), un piatto con salati, frittatine, polpettine fritte e pizzette assortite, una ciotolina di patate con la buccia cotte in forno, due cubetti di vetro con dentro un risotto delizioso e rinfrescante in cui trovo sentore di sedano. Il tavolino era tutto pieno e colorato. Allora, il cocktail era notevolissimo, come da tradizione del locale, creato usando come base lo storico Gin Rosa e poi su, su con sentori di frutta varia, dalla fragola, alla mora. Un sapore realmente equilibrato, molto semplice, eppure ricercato visto che di solito ti servono delle cose magari complicate con troppe sovrastrutture, che poi lasciano il tempo che trovano. Il Gin Rosa, ci spiegava il ragazzo alla fine, non solo ha fatto e fa la storia di Milano, ma il suo è un sapore sapientemente creato con note che neutre, decise, dolci ed amare che producono cocktail di uno spessore che si distanzia dalla media. Ed è vero, non importa essere sommelier. Tra l'altro il cocktail era totalmente senza zucchero, visto che viene sfruttata la nota zuccherina naturale della frutta stessa: il che vuol dire che il tutto è ancora più bilanciato, non stucca.
Riguardo al cibo, direi che i pezzi forti rimangono le patate e il risotto, mentre forse le polpettine fritte non stavano al passo di tutto il resto: darei un consiglio, ossia di aumentare il risotto in ciotole più grandi, magari togliere i frittini, e magari pure le arachidi che non sono quel valore aggiunto interessante per un aperitivo di qualità. Quindi incentivare pizzette, crostini e fritattina, assieme a riso e patate (probabilmente aggiungerei anche un paio di salse come guarnizione accessoria in piccolissimi contenitori, ovvio, giusto per produrre una nota finale differente con il cibo, per chi lo gradisse).
Abbiamo pagato 14E a testa, e direi che per il locale che è, per la zona, per l'estrema cortesia e competenza del ragazzo che ci ha servito, ci è sembrato un prezzo onesto. Abbiamo conversato della storia del Gin Rosa, degli effetti del lockdown in San Babila che è zona prettamente turistica, e che l'importanza di essere un local storico e solido stia pagando, e meno male vista la recessione in corso e quella che verrà.
In sostanza direi che Gin Rosa è un ottimo luogo in cui sedersi e farsi raccontare un po' di storia (l'interno è molto curato, con tocco tradizionale quasi come essere in un'atmosfera da film), sapendo che si andrà a bere un cocktail o direttamente il Gin Rosa che è un prodotto unico, storico e tutto italiano, quindi una vera eccellenza: se si vuole davvero gustare qualcosa di davvero prezioso che vale i soldi spesi, Gin Rosa è lì in San Babila sotto i Portici, e fa...
Read moreLavoro in Galleria San Babila da diversi anni e, i primi tempi, ero solita andare a prendere il caffè da loro. Più volte mi era capitato che, dopo la consumazione, al momento del pagamento, non rilasciassero scontrino fiscale (ciò capitava sia con i caffè che un eventuale brioche, tramezzino, etc.). A seguito dell'ennesimo episodio di questo genere, decido di non frequentare più il locale. A distanza di anni, oggi decido di dargli un' ennesima opportunità. Entro nel locale, mi dirigo alla cassa e chiedo un caffè. Al momento del pagamento estraggo il bancomat (poiché non avevo contanti con me), e lo porgo alla cassiera... Apriti cielo! Avrei dovuto dire prima che pagavo con la carta, che - a dire della signora alla cassa - era uno spreco e un casino pagare con un bancomat, che a saperlo non lo avrebbe battuto, che sarei potuta andare altrove... Morale della favola sono uscita senza consumare e senza pagare il caffè.
Mi sembra allucinante che in un momento storico come questo, in piena pandemia, si pretenda che si paghi in contanti (già, ma lì dentro anche le norme antiCovid sono a libera interpretazione), che un locale alla portata di un flusso turistico costante sia così tecnologicamente arretrato da non saper/poter utilizzare un bancomat, che ancora oggi si (pre)tenda a non battere scontrini fiscali, e soprattutto che in un momento tanto delicato per la ristorazione ci si permetta di trattare i clienti così. Vergognatevi.
In risposta al proprietario: Di "gentile" la signora alla cassa aveva, sì e no, la suola delle scarpe. "Nessuno Le voleva impedire di pagare con carta!! - MI E' STATO IMPEDITO DI PAGARE CON CARTA E, SE PROPRIO VOGLIAMO DIRLA TUTTA, ANCHE INVITATA AD ANDARMENE. Ricordo che - PER LEGGE E A PENA DI SANZIONI! - gli esercenti sono OBBLIGATI AD ACCETTARE PAGAMENTI ELETTRONICI sia che si tratti di un caffè da 1,30 Euro che di un pranzo completo!! Il cliente - a contrario - non è obbligato a dichiarare né prima né dopo in che modalità intende pagare (men che meno per cortesia!). Se proprio è un problema, siete VOI che prima di battere uno scontrino (quando vi ricordate di farlo!) dovreste avere la cortesia (questa sconosciuta!) e l'accortezza di chiedere quale sarà la modalità di pagamento. Non io a doverlo dichiarare prima. Quanto alle norme antiCovid, ricordo agli esercenti del Gin Rosa che le mascherine sono dispositivi per la protezione delle vie respiratorie (proprie e altrui), non delle...
Read moreSi consiglia di leggerlo con ATTENZIONE: Sono tornata oggi dopo anni, ma è stata una grande delusione. Non ci rimetterò mai più piede. Il signore presente alla cassa, che credo sia il proprietario, ha avuto un atteggiamento incredibilmente aggressivo e arrogante nei miei confronti. Avevo semplicemente chiesto un resoconto dettagliato dei costi, visto che il totale non mi era chiaro (una richiesta del tutto normale), ma la sua risposta è stata scortese e infastidita. Dopo aver chiarito i costi, ho avuto un problema con la carta: non funzionava. La sua reazione? Un secco e sarcastico: "Ma non funziona!", accompagnato da un tono arrogante e presuntuoso. Provo con una seconda carta, e appena va a buon fine, mi sento dire: "Finalmente, era ora!" Mi sono sentita profondamente a disagio e arrabbiata. Nessuno, e ripeto nessuno, mi ha mai trattata con tanta maleducazione. Il cliente va rispettato, anche (e soprattutto) quando pone domande lecite. È il cliente che porta lavoro: questo principio sembra ignorato del tutto qui. Infine, ho notato che anche alcuni del personale – i camerieri – sembravano tutt'altro che sereni o sorridenti. Onestamente, con un proprietario del genere, non fatico a capirne il motivo. Un cliente perso e non consiglierò mai questo posto a nessuno. Un po’ di EDUCAZIONE non...
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